Stop a sanzioni a Russia, lettera aperta di Patriciello ed altri 11 eurodeputati: l'Italia paga il prezzo più alto.

patriciello-aldoLe sanzioni alla Russia non soltanto rappresentano un danno per il settore agricolo europeo ma costituiscono un pericoloso ostacolo nella lotta al terrorismo internazionale. Recuperare una forte partnership con Mosca è nell’interesse dell’Unione Europea, delle sue aziende e della sicurezza dei suoi cittadini. È questo, in sintesi, il contenuto della lettera aperta sottoscritta da dodici europarlamentari ed inviata all’attenzione della stampa europea. Una missiva – quella partita da Bruxelles – che ha l’obiettivo di allentare la morsa delle sanzioni imposte alla Russia a seguito della crisi ucraina e di rafforzare, così facendo, la cooperazione bilaterale nei servizi di intelligence.

“Anche gli Stati Uniti – si legge nella lettera – hanno imposto sanzioni economiche alla Russia, ma non sono mai arrivati al punto di mettere in pericolo la loro cooperazione in tema di sicurezza. La guerra geo-economica in atto tra la Russia e l’Unione Europea non deve compromettere la comune lotta al terrorismo”.

E ancora: “Come possiamo spiegare che tali sanzioni sono nel nostro interesse, l’interesse degli europei, quando non si conosce l’impatto e le possibili conseguenze nel rompere o indebolire lo scambio di informazioni tra i due Paesi?”. Sicurezza ed intelligence, dunque, ma non solo. Sulla bilancia pesano anche i danni causati all’intero comparto agricolo europeo, italiano in particolare, pesantemente danneggiato dal regime delle sanzioni imposto a Mosca.

“Solo tre anni fa – spiega Aldo Patriciello, eurodeputato molisano del Partito Popolare Europeo tra i firmatari della lettera – l’Italia era il secondo esportatore verso la Russia con quasi 11 miliardi di euro di export: un interscambio di circa 40 miliardi euro, con un tasso di crescita dell’8% circa. Dopo le sanzioni – aggiunge Patriciello –  l’ISTAT ci dice che il valore delle nostre esportazioni è calato di quasi 4 miliardi di euro rispetto al 2015: una cifra enorme che spiega bene quanto il nostro Paese stia pagando il conto più salato. Danneggiamo le nostre aziende e indeboliamo allo stesso tempo lo scambio di informazioni tra i nostri servizi di intelligence. Il tutto, in un periodo storico in cui si impone la necessità di fare fronte comune contro la minaccia mortale del terrorismo internazionale. Credo francamente – ha concluso l’eurodeputato azzurro –  che un cambio di rotta si imponga e che nella riunione del prossimo 28 e 29 giugno il Consiglio Europeo possa procedere alla revoca delle sanzioni ed al ripristino di una cooperazione rafforzata tra Russia e Unione Europea”.

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