Legnini: a Napoli 50.000 sentenze definitive ineseguite. Orlando manda gli ispettori. Davigo: è un suk.

2013-01-tribunale-napoliDenuncia del vice presidente del Csm Giovanni Legnini sulla situzione dei processi e dell’esecuzione delle sentenze a Napoli con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che fa sapere che manderà gli ispettori. “Nel Distretto di Napoli – dice Legnini – restano ineseguite attualmente 50mila sentenze definitive, 30mila delle quali di condanna e 20mila di assoluzione”.

Dodicimila delle 50mila sentenze definitive non eseguite – hanno precisato fonti del Csm – riguardano persone da arrestare. Ai provvedimenti restrittivi si uniscono – ha sottolineato il procuratore generale di Napoli Luigi Riello – i mancati sequestri di beni.

Il ministero della Giustizia, Andrea Orlando, a quanto si apprende, ha chiesto all’ispettorato del ministero di svolgere accertamenti per individuare tutte le cause che nel distretto di Napoli hanno generato il problema di decine di migliaia di sentenze ineseguite. A sollevare la questione è stato oggi il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini.

Davigo, aule italiane come suk. E c’è sempre speranza di non scontare pena – Le aule di giustizia in Italia sono come “suk Arabi”, l’opposto di quel che accade negli altri Paesi europei e negli Stati Uniti dove le udienze vengono celebrate in “religioso silenzio”. Il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, intervenendo a un dibattito sul processo penale, evidenzia così la distanza tra l’Italia e il resto del mondo occidentale. Altrove, il processo è “una cosa seria, tant’è che il 90 per cento degli imputati si dichiara colpevole e sceglie i riti alternativi”;invece “in Italia c’è sempre la speranza di non scontare la pena”. E’ proprio la prospettiva di sfuggire alla pena che in Italia non può far decollare i riti alternativi,un fenomeno a cui contribuisce anche il frequente ricorso all’amnistia: “in 50 anni sono stati 35 provvedimenti”, nota Davigo. E se si abbassasse il quorum , come chiede una proposta di legge del senatore Manconi, “rinunceremmo definitivamente alla speranza che qualcuno patteggi”. Il risultato di questa situazione è che “continuiamo a fare un numero sterminato di processi , molti di più che negli altri Paesi”. (ANSA)