Solar Power Network, sostenibilità ambientale ed economica.

Continua a livello globale la transizione verso economie più sostenibili mediante un maggior uso di energie rinnovabili e mediante l’adozione di sempre più sofisticate tecniche di efficientamento energetico. Una transizione che parte dalla volontà di spostarsi dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti rinnovabili.

«La vera transizione energetica, tuttavia, non è un mero passaggio da fossili a rinnovabili ma la riorganizzazione della produzione e del consumo» spiega l’ingegner Peter Goodman, presidente e ceo di Solar Power Network (www.solarpowernetwork.ca), la multinazionale canadese che, dal Canada agli Stati Uniti passando per il Giappone e per l’Australia ha già cambiato il mercato del fotovoltaico in tutto il mondo, e si appresta ora a cambiarlo anche in Italia.

Leader mondiale nel settore solare industriale, Solar Power Network ha al suo attivo contratti per la generazione ed autoconsumo “in situ” di energia elettrica per oltre 400 MW di potenza generata attraverso il sole in ben 678 località, tra siti industriali ed edifici commerciali.

Ma la grande innovazione apportata dalla multinazionale canadese è dettata da un nuovo strumento denominato Corporate PPA (Power Purchasing Agreement) che consente di passare all’energia rinnovabile a costo zero, senza assumersi l’onere dell’acquisto ed installazione di pannelli solari, conduzione e manutenzione dell’impianto o quant’altro.

Il modello di business Solar Power Network (SPN) è infatti quello di realizzare gli impianti fotovoltaici per “autoconsumo” con una formula che consente al cliente di veder realizzato gratuitamente l’impianto sulla base delle proprie esigenze energetiche elettriche, e sulle possibili future, attraverso l’acquisto mensile dell’energia prodotta dall’impianto, ad un prezzo più basso di almeno il 20% di quello dalla rete elettrica nazionale.

E dopo 10 anni di contratto il cliente può decidere di riscattare l’impianto, pagando il 20% del suo valore iniziale, o di proseguire nell’acquisto dell’energia per altri 5 anni ed ottenere così dopo tale periodo la piena proprietà dell’impianto senza pagare alcunché.

Dopo 15 anni l’impianto diventa infatti per contratto di totale ed assoluta proprietà dell’azienda che lo ha commissionato, che non lo ha pagato prima e che da quel momento beneficia anche dell’energia prodotta, gratis.

«Il costo dell’impianto è dunque a totale carico di SPN. L’azienda italiana non deve pagare nulla, salvo l’energia che consuma -ad un prezzo ridotto- per 10 o 15 anni. Una formula assolutamente inedita che richiede grande conoscenza e maestria nella progettazione e scelta della tecnologia solare» spiegano i responsabili comunicazione e marketing per l’Italia.

Secondo gli analisti di Solar Power Network il problema della scarsa diffusione del solare in autoconsumo, a livello industriale e commerciale, è  stato determinato dal fatto che nel nostro Paese sono state messe in campo tariffe incentivanti esagerate per la costruzione di impianti da collegare alla rete, dando così il via a grandi speculazioni che hanno bruciato rapidamente le risorse disponibili, pregiudicando la reale possibilità di creare una nuova filiera economica stabile e di produrre un beneficio esteso e circolare nell’ottica di una transizione energetica sostenibile.

Quando si è trattato di sviluppare il mercato per i consumatori, quindi ad uso domestico, sono stati proposti invece tempi di rientro dell’investimento a dir poco “ottimistici”: taluni pare abbiano assicurato ai consumatori un rientro dell’investimento perfino in 6 anni. «Una promessa difficilmente avverabile, e numeri che avevo solo lo scopo di attrarre l’attenzione dei nuovi entusiasti per le rinnovabili» sostiene Giorgio Mottironi, senior partner di BAngel che per SPN svolge un ruolo di supporto all’analisi di mercato e sviluppo della strategia.

«In ambito di energia solare, si devono eseguire studi molto approfonditi per far corrispondere la curva di produzione dell’impianto con la curva dei consumi e scegliere ogni volta la miglior tecnologia disponibile per lo specifico caso, dato che ad ogni cliente corrisponde una peculiare esigenza» puntualizza l‘ingegner Peter Goodman, presidente e ceo di Solar Power Network.

Inoltre, la generazione solare distribuita, nelle aziende industriali e commerciali, potrebbe sicuramente alleviare l’enorme ritardo che il Belpaese soffre anche nei confronti della mobilità elettrica:  la rete non è assolutamente pronta a supportare l’auto elettrica e le grandi potenze necessarie molto puntualmente per le ricariche. Gli impianti solari potrebbero senz’altro ridurne lo sforzo di distribuzione e permettere un maggiore sviluppo della mobilità sostenibile.

Un dato sul solare per come oggi è stato sfruttato in Italia:  nel 2016 i controlli sugli impianti soggetti ai vari conti energia (incentivi) effettuati dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ha portato a sospendere o revocare gli incentivi per oltre un terzo degli impianti. A snocciolare i dati è lo stesso GSE, secondo il quale «il 35% dei 2.147 procedimenti conclusi nel corso dell’anno ha avuto esito negativo, derivandone la necessità di recuperare 183 milioni di euro».

Insomma oltre un terzo degli impianti controllati sono risultati inidonei ad avere tariffe incentivanti, cercando ogni possibile pretesto per tagliare gli incentivi che sono stati riconosciuti anni prima e sui quali molti privati e molte aziende avevano fatto conto per i loro investimenti.

I dati e le esperienze fino ad ora condotte nel nostro Paese dimostrano una forte instabilità nelle proposte di sviluppo economico del solare e della speranza o fiducia che vi era stata riposta.

Il problema, per fortuna, diventa oggi superato per le aziende Italiane che scelgono Solar Power Network come partner. Perché come detto è la multinazionale canadese che per contratto si assume il rischio.

E proprio attraverso questa «assunzione del rischio» Solar Power Network ha creato un vero e proprio network globale di aziende per cui il solare è diventata un’opportunità profittevole sotto molti punti di vista, da quello economico a quello sociale, essendo stati in grado di abbracciare metodologie di produzione di energia distribuita a «impatto zero», non alterando quindi il bilancio naturale di anidride carbonica, metano o altri gas inquinanti del sistema-ambiente.

«Il punto di forza della comunicazione non è tuttavia solo l’impatto zero per l’ambiente, ma anche l’impatto zero per le imprese, che con zero investimenti possono accedere all’energia rinnovabile al prezzo più basso garantito per i primi 10 o 15 anni e poi gratuita per sempre. Una vera soluzione “ZERO IMPACT” che cambierà il mercato» puntualizzano gli specialisti di AJ-Com.Net che, con l’intento di aprire il dialogo con nuovi target di consumo nel nostro Paese, cura la comunicazione della multinazionale per l’Italia.

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