Reddito di cittadinanza, tra lavoro e non lavoro, venerdì 1 alla Federico II.

“Reddito di cittadinanza, tra lavoro e non lavoro”, è l’appuntamento in programma venerdì 1 marzo alle 9.30 nell’aula Pessina dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza e dalla Scuola di specializzazione per le professioni legali.

L’appuntamento fornisce la prima opportunità nazionale di discutere in una sede scientifica del reddito di cittadinanza, strumento di contrasto della povertà introdotto dal decreto legge 28 gennaio 2019, n. 4, di cui è in atto la conversione in legge con un vivace dibattito parlamentare.

Il convegno, dopo i saluti del Rettore, Gaetano  Manfredi, del Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Sandro Staiano, e del Presidente della Scuola, Antonio Palma , sarà introdotto da Lorenzo Zoppoli e da tre relazioni di alcuni tra i maggiori studiosi della materia: la prima di un noto economista, Marco Musella, e le altre di due giuriste, Paola Bozzao e Rosa Casillo. Seguirà un confronto, coordinato da Antonello Zoppoli, dove la nuova disciplina sarà criticamente vagliata dai più giovani giuslavoristi napoletani, Marco Esposito, Lucia Venditti, Massimiliano Delfino, Giulio Quadri e Federico Putaturo, alcuni voci già autorevoli nel dibattito nazionale e internazionale, e da Fabio Ravelli, un ricercatore bresciano autore della più recente monografia giuridica sul tema. Le conclusioni sono affidate a Edoardo Ales, brillante giuslavorista da poco approdato alla Parthenope, tra gli studiosi di sicurezza sociale più noti in Europa.

l reddito di cittadinanza non solo comporta un ingente investimento in risorse finanziarie e amministrative, ma investe delicatissimi problemi riguardanti principi fondamentali del sistema giuridico ed economico. Teorie dello sviluppo economico ed equilibri costituzionali sono chiamati in causa. Complessi e delicati sono i limiti entro cui l’introduzione di un reddito minimo, garantito a certe condizioni e a carico della fiscalità generale, è da considerarsi ammissibile per la nostra Costituzione e sostenibile finanziariamente. Anche l’Unione europea per un verso lo promuove e per l’altro lo contesta. Solidarietà universalistica e regole di mercato rischiano di entrare in collisione

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