Achille Tarallo, il nuovo film di Antonio Capuano in sala dal 25 ottobre.

di Renato Aiello

Achille Tarallo è un autista dei bus dell’Anm, marito sornione e padre preso non troppo sul serio dai due figli, ma sogna una vita diversa e una carriera da cantante affermato, e magari di diventare famoso come Fred Bongusto, che ogni tanto fa capolino nei suoi sogni (lo impersona l’attore Biagio Izzo malinconico e agrodolce come non lo avevamo mai visto).

Insieme al suo amico Cafè (un Tony Tammaro scapigliato e dalla tinta improbabile) canta, con scarso talento, ai matrimoni che gli procura il sedicente impresario Pennabic (interpretato da Ascanio Celestini), proponendo il repertorio “Tamarro Italiano”. Achille, Cafè e Pennabic sono tre disgraziati, tre poveri diavoli che vivono in un quartiere popolare di Napoli dove colore e folklore diventano essi stessi personaggi della storia (la Napoli Ovest tra Bagnoli, Fuorigrotta e Cavalleggeri Aosta, periferia già protagonista di “Bagnoli Jungle”, anche se il set della casa dei Tarallo è in realtà a Pianura).

Il long take col drone di apertura sui palazzi e le inquadrature dall’alto sulle linee degli autobus più surreali e canterini che ci siano non fanno altro che confermare l’essenziale centralità nel cinema di Capuano degli spazi urbani: teatro di una camorra Shakespeare in “Luna Rossa”, luoghi di conflitti e scontri in famiglia ne “La guerra di Mario”, e persino correlativo oggettivo della giungla umana e metropolitana nel già citato “Bagnoli Jungle”, che il regista presentò tre anni fa al Cinema La Perla. Stavolta per “Achille Tarallo”, la nuova fatica cinematografica di Capuano in uscita in sala il 25 ottobre, è toccato al Modernissimo ospitare l’anteprima stampa e sarà sempre il cinema di via Cisterna dell’Olio a tenere l’anteprima nazionale lunedì 22 ottobre alle ore 21, col saluto del cast al pubblico, e i biglietti sono già in prevendita.

Il ritorno del regista partenopeo sulle scene è segnato da una commedia che difficilmente ti aspetti, leggera ma pensante allo stesso tempo, con un Biagio Izzo mattatore assoluto come difficilmente è capitato e gli è stato concesso in altre pellicole passate, soprattutto i film di Natale cui troppo spesso è stato relegato.

Dal film esce fuori infatti un personaggio tratteggiato con delicatezza e garbo, che ricorda i grandi interpreti della commedia napoletana del passato: un uomo con molti sogni nel cassetto e una routine grigia, seppure immersa in colori ipersaturi e situazioni grottesche (esilarante la scena di sesso fedifrago che sembra pescata da Tarzan e ibridata con un episodio di “Sex and the city”).

A fargli da alter ego la voce inconfondibile di Tammaro e la simpatia tutta romana di Celestini, ma spicca su tutti la moglie di Tarallo, portata sullo schermo da Monica Assante Di Tatisso, attrice di teatro dalla vis comica difficilmente rintracciabile in altre interpreti del cinema italiano attuale.

Tra tazzine di caffè rotte, numeri quasi da musical, rimproveri concitati e acconciature iperrealiste, la signora Tarallo regala perle di comicità a profusione e ogni volta che entra in scena una sana risata è garantita.

Volto espressivo – accigliato quanto basta -, ghigno folgorante e pazienza messa ripetutamente a dura prova dall’infatuazione del marito per la badante bielorussa della suocera, la Assante è un vulcano spassoso, un concentrato di napoletanità che non passa inosservato.

Nel finale del film per Achille arriverà l’imperdibile occasione di evadere e cambiare vita, forse radicalmente e non senza conseguenze: ne risentirà, oltre ai familiari, persino il fido Jack Russell, cagnolino dalle interiezioni e dalle esclamazioni disegnate come le traduzioni dal napoletano all’italiano che compaiono spesso nel corso del film.

Il cane sembra quasi un omaggio a “The Artist” di Hazanavicius con Jean Dujardin: anche in quel gioiellino in bianco e nero acchiappa-Oscar, infatti, il fido compagno del protagonista francese era un Russell e anche lì un artista semifallito doveva confrontarsi con la vita, le sue sfide e le dure regole. Achille Tarallo infrangerà ogni regola politicamente corretta per tentare di essere felice e in un’epoca dai toni politici così pesanti come la nostra non appare come una cattiva idea, dopo tutto