Moda e tecnologia a braccetto nel 2015, tra smart glasses e abbigliamento intelligente.

cover_largeOcchiali come veri e propri computer, bracciali capaci di misurare il battito e il respiro, T-shirt in grado di analizzare i movimenti del corpo.

Il mercato delle wearable technologies esiste da decenni, ma è solamente dal 2014 che si può parlare della definitiva consacrazione di questa nicchia. Merito anche della decisione dei grandi gruppi hi-tech di allearsi con designer e brand fashion, per rendere più appealing questi strumenti anche dal punto di vista meramente estetico.

Del resto, conquistare un mercato che oggi genera un fatturato di 5,26 miliardi di dollari (circa 4,29 miliardi di euro al cambio di ieri) e che nel 2020 dovrebbe attestarsi a quota 12,61 miliardi di dollari (circa 10,29 miliardi di euro) è una mossa che sia i big player tech sia quelli della moda non possono più rimandare. Gli ultimi dodici mesi hanno visto protagonista Intel, che a partire dai primi mesi dell’anno appena concluso ha dato il via a una serie di collaborazioni nel segno del fashion.

A partire dall’intesa con il Cfda-Council of fashion designers of America per creare un network capace di mettere sempre più in relazione ingegneri e creativi della moda, con l’obiettivo di materializzare oggetti dalle alte prestazioni ma anche belli da indossare. A mostrare le potenzialità di questo connubio è stato Opening ceremony, il marchio fondato dai direttori creativi di Kenzo, Humberto Leon e Carol Lim, che hanno creato per Intel My intelligent communications accessory, uno smart bracelet che non ha niente da invidiare a pezzi di alta gioielleria (è in vendita in esclusiva da Barneys e negli store del brand).

Bracciali e orologi intelligenti saranno gli oggetti del desiderio del futuro, soprattutto se impressi del logo dei marchi del momento.

Una potenzialità che Intel non vuole perdersi e che sta alla base dell’alleanza con Fossil, licenziatario di bijoux e timepieces per marchi come Michael Kors e Tory Burch, stilista che proprio nei mesi scorsi ha prestato il suo logo e i suoi motivi iconici per i bracciali fitness di FitBit. Intel sembra intenzionata a giocare su tutti i fronti possibili: da un lato coinvolgendo i brand mass market e premium, dall’altro legandosi anche a nomi del lusso. Come per esempio Tag Heuer, la griffe svizzera di Lvmh che dovrebbe presentare tra pochi giorni al Ces 2015 forse il primo esempio di smartwatch di lusso, sfatando il mito che voleva l’orologiera elvetica poco incline a mischiarsi con le nuove tecnologie.

In una corsa all’accessorio tech e griffato, Intel non poteva ignorare quello che da sempre rappresenta il primo step di fidelizzazione a una griffe, l’occhiale. È di qualche settimana fa l’annuncio dell’intesa con Luxottica per dare vita nel 2015 a una collezione di eyewear intelligente. Una linea che, nonostante entrambe le aziende ne siano fornitori, si collocherebbe come concorrente dell’altra grande novità del 2014, i Google glass. Anche il colosso di Mountain view per i suoi occhiali smart ha scelto infatti il gruppo di Leonardo Del Vecchio per griffarli con i suoi house brand Ray-Ban e Oakley e in futuro anche con le sue licenze fashion. Il debutto nell’arena della moda, però, è stato garantito da Diane Von Furstenberg, scesa in passerella a settembre 2013 con i suoi Google glass che hanno debuttato su Net à porter quest’estate e prodotti da Marchon.

Che il legame tra la moda e la tecnologia sia sempre più stretto lo dimostra anche il fatto che Apple, a pochi giorni dalla presentazione del suo primo smartwatch, abbia arruolato un designer multitasking come Marc Newson per dare vita, probabilmente, a una collezione di device dall’altissimo contenuto di design.

A collaborare con il gruppo di Cupertino per ridare smalto alla propria categoria di wearable technologies è anche Nike, che dopo aver interrotto la produzione del braccialetto Fuel band è alla ricerca di nuovi stimoli per dare vita a prodotti inaspettati. Il mondo dello sportswear, del resto, è quello che si è unito a quello della tecnologia ben prima dell’avvento della moda per motivi ben intuibili, come la necessità per uno sportivo di aver sempre a portata di mano, anzi di polso, tutti i propri valori per mantenere alte le proprie prestazioni.

Per Nike che dice addio al proprio smart bracelet, Adidas si prepara a conquistare il mercato con il suo Fit smart e a spianare la strada per l’altro brand di casa, Reebok, pronto al debutto sul mercato wearable tech nel 2015, mentre è di pochi giorni fa il lancio di Smartbrand, il braccialetto intelligente nato dall’unione tra Sony e il marchio surf e snowear Roxy.

Differente, ma sempre orientato sul mondo dello sportswear, è l’approccio di Ralph Lauren, che per il suo debutto nel settore non ha scelto orologi e bracciali, ma una Polo tech. Si tratta della versione performante dell’iconica maglia firmata dallo stilista, dotata di sensori in grado di misurare il battito cardiaco, il respiro, il livello di stress e il dispendio di energia e presentata alla prima giornata degli Us open con il tennista Marco Giron come testimonial.

Un progetto che il colosso Usa spera di poter estendere anche alle altre label, nell’ottica di promuovere un lifestyle non solo bello e desiderabile, ma anche sano. Che l’abbigliamento possa rivelarsi la wearable technology del futuro è alla base anche della strategia di Tommy Hilfiger, che in partnership con Pvilion ha presentato la Solar powered jacket, una giacca capace di ricaricare grazie all’energia solare immagazzinata dai pannelli applicati ben due device come smartphone e tablet. Il futuro delle tecnologie da indossare, dunque, sembra davvero l’Eldorado dei marchi del lusso, dello sport e dell’hi-tech. E se Amazon ha inaugurato una pagina apposita dedicata a questo tipo di gadget, chissà che anche il retail virtuale e reale non si ingegni nel dare vita a soluzioni sempre più integrate. (MFFashion)

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