Racconti di vita delle anime pezzentelle, venerdì 6 al Cimitero delle Fontanelle.

IMG_0684Nell’ambito della manifestazione “Vivi nel ricordo”, promossa dall’Assessorato al Comune e al Turismo di Napoli e dedicata alla memoria di Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla sua scomparsa, l’Università degli Studi di Napoli Federico II e il Master in Drammaturgia e Cinematografia. Critica, scritture per la scena e storia, coordinato da Pasquale Sabbatino, presentano la raccolta inedita “Racconti di vita delle anime pezzentelle”.

La lettura scenica dei testi, nati dalla creatività di giovani autori, si terrà venerdì 6 novembre, alle 10, presso lo storico Cimitero delle Fontanelle di Napoli (via Fontanelle, 80).

L’evento sarà aperto dai saluti di Pasquale Sabbatino, coordinatore del Master, e di Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo di Napoli. Seguiranno una visita guidata, a cura dell’Associazione Iris Fontanelle, e l’intervento musicale di Cristina Patturelli (soprano) e Franco Manuele (chitarra).

L’iniziativa nasce dalla volontà di elaborare un “testo di testi” in grado di raccontare, attraverso la vita delle “capuzzelle”, il presente della nostra città. «Sulle orme dell’Antologia di Spoon River (1915) di Edgar Lee Masters – spiega Pasquale Sabbatinoabbiamo progettato di descrivere i labirinti dell’umanità prendendo come esempio le anime pezzentelle. Un villaggio cimiteriale, con anime che parlano delle loro storie personali tra carestie ed eruzioni, terremoti e pestilenze, e con i corpi viventi, quelli dei devoti napoletani, che a loro volta confidano dolori e sogni, cadute e voli, angosce e speranze del nostro tempo. Il testo Racconti di vita in modo caravaggesco ambisce ad illuminare nel buio esistenze individuali. Insieme compongono la storia plurisecolare di una città che parla con i morti e di un popolo che, nonostante tutto, vuole risorgere».

L’immaginaria collina statunitense, dove dormono i viventi di Masters, cede il posto allo storico Cimitero delle Fontanelle, nel quartiere Stella, uno dei luoghi più antichi e simbolici della città di Napoli, anch’essa microcosmo esistenziale in cui si rispecchia la vita di un popolo alla prese con difficili vicende quotidiane.

I racconti, composti da giovani autori, specializzandi del Master e studenti della Federico II, sono in forma breve e spaziano dal genere narrativo e teatrale a quello poetico. Filo conduttore dei testi è il proposito di dare voce e corpo alle anime purganti, le quali rivivono attraverso il ricordo dei numerosi devoti che hanno adottato e curato con attenzione gli anonimi resti, permettendogli di sopravvivere nel corso dei secoli.

Da una parte, dunque, le anime che raccontano, dall’altra la città che viene raccontata. E in questa dimensione altra si aggirano numerosi personaggi che narrano al lettore/spettatore miracoli e leggende, storie vissute in prima persona, alcune delle quali ispirate ad avvenimenti reali. Si ritrovano nel camposanto delle Fontanelle una brava giovane che desidera ricevere un’anima in grembo (Roberta Attanasio, La grazia), un cranio senza nome e arti né identità che nessuno ricorda più (Maddalena Bovenzi ʼCapuzzella,), due anime che dialogano sui mali “infracecati” (Vincenzo Caputo, ʼA voce ʼnfracecata), una popolana, nativa del quartiere Arenaccia, che ogni lunedì va a pregare l’amato capitano affinché protegga la sua famiglia e le garantisca una buona sorte (Annalisa Castellitti, Elisabetta dall’Arenaccia). Ed ancora, popolano l’antico limbo uno spirito che di giorno ascolta le richieste dei devoti, mentre di notte vaga per le strade della città (Maria Anna De Caro, In direzione del mare), un becchino perseguitato in sogno dalle anime dei morti che, pur avendo chiesto di essere seppelliti in chiesa, venivano portati nelle cave di tufo (Anna Grazia Chirolli, Il becchino insonne), un povero appestato ignaro del fatto che spesso la devozione cammina insieme al bisogno umano (Salvatore Di Marzo, L’anema suspesa). Concludono la galleria dei personaggi che, sospesi tra mito e realtà, animano il vecchio ossario, un uomo di buona famiglia e una anziana donna, entrambi legati alla tradizione napoletana, (Antonio Ianuale e Cristina Patturelli, Crescita e Una vita da salvare), il giovane Vincenzino che si inoltra nel macabro vialone di teschi e ossa per rincorrere il suo pallone (Sara Laudiero, Dovizia) ed infine una comitiva di capuzzelle ammassate, accocchiate e depositate che discutono sul loro infelice destino: «chi non ha nome, non ha diritti e non ha una storia! I segni, però, quelli restano, rivelandosi solo a uno sguardo attento. Le capuzzelle non sono tutte uguali» (Giovanni Luca Montanino, Speciale). L’ingresso è libero.