Rifiuti, GdF sequestra beni per 200 milioni a gruppo imprenditoriale dello smaltimento.

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli sta eseguendo un sequestro patrimoniale per un valore di circa 200 milioni di euro nei confronti di un gruppo imprenditoriale operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti.

Si tratta di fabbricati, terreni, autoveicoli e rapporti bancari che costituiscono il frutto e il reimpiego di tutta una serie di condotte delittuose connesse, tra l’altro, al reato di disastro ambientale. (ANSA)

Nella giornata odierna, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli ha in corso l’esecuzione di un ingente sequestro patrimoniale nei confronti dei fratelli Giovanni, Salvatore e Cuono PELLINI, noti imprenditori di Acerra, operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti.

Si tratta, in particolare, di 250 fabbricati, 68 terreni, 50 autoveicoli e automezzi industriali, 3 aeromobili, 49 rapporti bancari – dislocati anche nelle province di Roma, Bolzano, Salerno, Latina e Cosenza – il cui valore è stato stimato in circa 200 milioni di euro.

L”odierno provvedimento di sequestro, emesso – su proposta di questa Procura della Repubblica – dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli, prende le mosse dagli esiti processuali dell`operazione denominata “Carosello-Ultimo Atto” (eseguita nel mese di gennaio 2006 dall”Arma dei Carabinieri), nel cui ambito i citati imprenditori acerrani erano stati condannati in primo grado dal Tribunale di Napoli per aver posto in essere, tra il 1997 e il 2005, delitti connessi all”illecito smaltimento di rifiuti (anche pericolosi).

Successivamente, la IV Sezione della Corte d”Appello di Napoli, con sentenza del gennaio 20I5, accogliendo Pappello del Pubblico Ministero, aveva ritenuto configurato il delitto di disastro ambientale consumato.

Secondo le predette sentenze Il gruppo imprenditoriale dei fratelli PELLINI si è sviluppato proprio attraverso la gestione illecita dei rifiuti: in pochi mesi, presso i loro impianti, erano stati gestiti illecitamente circa un milione di tonnellate di rifiuti speciali, con un giro d”affari di svariati milioni di euro.

I PELLINI, infatti, ricevevano i rifiuti dopo averne effettuato la cartolare declassificazione e

smaltivano illecitamente:

  1. I rifiuti liquidi sversandoli direttamente nel bacino dei “Regi Lagni”;
  2. I rifiuti speciali solidi, anche pericolosi, cedendoli come composto smaltendoli direttamente,

mediante tombamento, su terreni a destinazione agricola, ed in cave adibite illegalmente a vere e proprie discariche, e, di conseguenza, cagionavano il disastro dell’ambiente.

Il processo penale conclusosi con la condanna dei PELLINI ha messo in luce un sistema criminale che, per anni, aveva movimentato e smaltito illegalmente tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, spesso provenienti dalle industrie del Nord Italia, direttamente nelle campagne e nei lagni deIl`agro casertano e napoletano ed aveva contribuito ad alimentare Peconomia dei clan camorristici operanti in quelle aree.

In questo contesto, al fine di individuare e colpire i proventi conseguiti direttamente 0 indirettamente

grazie alle descritte attività illecite, il Gruppo di investigazione sulla Criminalità Organizzata di

Napoli ha eseguito complessi accertamenti economico-patrimoniali . In tal modo e stato possibile:

  1. appurare che l`origine del patrimonio dei PELLINI era da qualificarsi come illegale poiché la

gestione abusiva dei rifiuti risultava realizzata, tin dalI`origine, con modalità illecite

  1. pervenire ad un evidente giudizio di “sproporzione” fra il patrimonio complessivamente

riconducibile ai fratelli PELLINI (costituito, principalmente, da numerosi beni immobili e società

operanti tuttora nel campo degli appalti pubblici) e le disponibilità ufficiali risultanti dai redditi

dichiarati ai fini delle imposte dirette e dalle attività economiche.

L`analisi di tutti i documenti acquisiti ai tini dell”applicazione della misura di prevenzione (tra i quali,

anche l°emissione e l”utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti per circa 6 milioni di euro e

delle connesse dinamiche finanziarie) ha consentito cli dimostrare che gran parte dei beni facenti parte

di questa notevole massa patrimoniale rappresentano il frutto e il reimpiego delle attività illecite

realizzate nel corso degli anni dalle società del gruppo in parola.

Con i nuovi approfondimenti è stato possibile dimostrare che la gestione illecita dei rifiuti svolta negli

anni dai PELLINI ha fatto da motore per ulteriori operazioni economiche ed ha determinato la

creazione e la successiva immissione di ingenti capitali nei circuiti economico-finanziari delle

imprese coinvolte; il successivo reimpiego di tali prowiste ha consentito di accrescere le potenzialità

economiche delle società interessate e di realizzare un progressivo “effetto moltiplicatore”, che ha

riguardato tutti i successivi investimenti che da tali risorse hanno avuto origine.

È stato dimostrato che i fratelli PELLINI hanno percepito, in quota parte, i redditi illeciti maturati

dalle aziende coinvolte ed hanno finanziato, per un verso, la costituzione e la gestione delle altre

società del gruppo e, per altro verso, Facquisizione di beni rientranti nel loro patrimonio personale.

Fra i beni societari sottoposti a sequestro spiccano:

– l”intero compendio aziendale della Pellini Srl e della A.T.R. Srl, entrambe operanti nel

recupero per il riciclaggio dei rifiuti urbani e industriali;

° la 3 P Real Estate Srl, la Ma.Vi Srl ela Noleggio Costruzioni, operanti nel settore immobiliare;

° la Eli Service Srl, esercente l°attività di noleggio mezzi di trasporto aereo, proprietaria, tra

l`altro, di tre elicotteri;

° diverse quote di partecipazione e ditte individuali operanti nel settore della ristorazione e

distribuzione di carburanti.

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