Totò, il museo che non c'è in un documentario. Venerdì 14 all'ex asilo Filangieri.

Museo Toto'Sono vent’anni che le istituzioni dichiarano la volontà di aprire un museo dedicato a Totò, ma di anno in anno l’apertura slitta. Perchè?

E la domanda a cui cerca di rispondere “Totò Memories – Il Museo del Principe atteso da vent’anni”, il documentario-inchiesta dei giornalisti Carlo Maria Alfarano e Daniela Giordano che sarà presentato il 14 novembre a Napoli. Totò è un’icona che rivive nei gesti e nelle battute del popolo napoletano, ma che non ha un luogo fisico che lo commemori.

Sono molte le ragioni per cui il museo non potrà aprire nel prossimo futuro, nonostante venga annunciato continuamente il contrario. Il documentario tenta di ricostruire tutte le vicissitudini, i problemi strutturali e quelli legati alla gestione museale non ancora definita, attraverso la testimonianza dei protagonisti coinvolti.

Ci sono problemi di staticità al palazzo, danni procurati a quello adiacente, milioni di euro già spesi per dei lavori di ristrutturazione che dovranno oltremodo essere compensati da nuovi fondi, per ripristinare un luogo ancora inagibile. Infine, l’offerta di 30 mila euro del Fai – Fondo Ambiente Italiano – per il censimento “I Luoghi del Cuore” 2012, dove il museo ha raccolto oltre 40 mila firme per la sua apertura, ma che purtroppo restano congelati finché non verranno soddisfatte le condizioni di una sua gestione chiara e trasparente.

La casa in cui si suppone Totò sia nato, nel cuore del Rione Sanità, è stata venduta all’asta per poche migliaia di euro, per giunta disertata dalle istituzioni. Sempre per iniziativa privata, sono state realizzate due statue che lo raffigurano e per cui ci sono voluti anni per stabilire il luogo in cui posizionarle. Altri due progetti artistici, che avrebbero dovuto finanziare le istituzioni e da installare sempre nel quartiere natale, sono stati invece revocati.

Emblema di tanto oblio, la mancata realizzazione di un museo che celebri i ricordi di una vita, l’attività artistica e i cimeli, a dispetto dell’annuncio di prossima apertura da oltre vent’anni. Sono stati eseguiti lavori di restauro e ristrutturazione per rendere agibili i locali di Palazzo dello Spagnolo – uno dei palazzi più belli del quartiere Sanità con la tipica scala ad “ali di falco” dell’Architetto Sanfelice – e svariate inaugurazioni che però non hanno portato a una effettiva apertura del museo. Una beffa per il popolo napoletano e i turisti, ansiosi di vederlo, ma ignari delle effettive motivazioni che ostacolano un’imminente apertura al pubblico. Ignari della necessità di un ascensore per raggiungere i locali al terzo e quarto piano. Ignari dei problemi di staticità di un palazzo storico e ignari, infine, dei danni frattanto procurati al palazzo adiacente.

Milioni di euro spesi che però dovranno essere compensati da altri fondi, necessari a ripristinare la struttura in questi ultimi anni abbandonata e tornata inagibile. Infine, l’offerta di 30 mila euro da parte del Fai – Fondo Ambiente Italiano – che nell’edizione 2012 del censimento “I Luoghi del Cuore” è riuscito a raccogliere oltre 40 mila firme spontanee di cittadini, in tutta Italia, affinché avvenisse la tanto sospirata apertura. Fondi per ora congelati perché non è chiara e trasparente la futura gestione dell’attività museale, tra istituzioni e Associazione De Curtis. Il documentario tenta di ricostruire tutte queste vicende, facendo finalmente chiarezza con le testimonianze delle persone coinvolte.

Appellarsi al nome “Totò” a ogni iniziativa, si è rivelato sempre un marchio di successo nel richiamare attenzione e risorse economiche, ma di fatto è coinciso più alla speculazione di quell’immagine che a una sua effettiva rappresentazione. (ANSA)