“Voce ‘e sirena”, il film di Dionisio getta una luce su Città Della Scienza al Napoli Film Festival.

articolo recensione scritto e redatto da Renato Aiello (foto sue della Città della Scienza)

Il Napoli Film Festival apre i battenti in questa sua ventesima edizione con un bell’incontro ravvicinato, quello con il regista Sandro Dionisio e la sua attrice Cristina Donadio, interprete di “Voce ‘e sirena”, film di apertura della kermesse al cinema Hart. Un’opera bella e malinconica che ha lasciato il segno nella serata di apertura del 24 settembre: sala gremita, pubblico attento e appassionato e un doveroso ricordo, insieme ai compianti attori Salvatore Cantalupo, Antonio Pennarella e Riccardo Zinna, anche del giovane video reporter Giovanni Battiloro, scomparso il 14 agosto scorso nel crollo del Ponte Morandi di Genova.

Il dolore del ricordo si accompagna a quello, altrettanto grande, che questa città porta con sé dal 2013, una ferita che, come spiega la poliziotta Donadio nella pellicola, “dal mito della sirena Partenope e di Santa Patrizia nella Storia corre per tutta la città fino a gettarsi nel golfo”. Il mare è citato non a caso poiché è del rogo della Città della Scienza che si parla nel film, la cittadella delle arti e delle scienze sorta a due passi dalla spiaggia di Coroglio, erede a suo modo del passato operaio del territorio bagnolese (l’ex Italsider, appunto) e quindi ultima “sirena combusta” come sostiene il professore e antropologo Marino Niola in uno dei tanti interventi del film. Vari sono infatti i contributi nel corso della narrazione, atipica forse ma non meno efficace, da parte di esponenti della cultura e del mondo dell’arte a Napoli, come il fotografo Antonio Biasiucci, ritratto mentre era impegnato a immortalare gli scheletri di lamiera alla maniera di insolite figure “animalesche”, esseri viventi dalle forme astratte. Senza dimenticare Aldo Masullo, il filosofo che ripercorre la Storia di Napoli e che ricorda l’eterno compromesso tra i napoletani e il potere da secoli, anche e soprattutto a causa delle troppe numerose dominazioni straniere dai romani in poi (eccezion fatta per la breve esperienza di libertà del Ducato Bizantino in età medievale). A seguire il filo di Arianna tra le rovine di Città della Scienza ci pensano la già citata Donadio e Rosaria De Cicco: una coppia dall’alchimia perfetta, un sontuoso equilibrio costante tra la riflessione e l’ispirazione drammatica dell’indimenticata interprete di Scianel in “Gomorra la serie” e la vis comica della De Cicco, attrice di teatro come la Donadio di lungo corso ma anche comprimaria in molti film di Ferzan Ozpetek dei primi anni 2000. La Donadio è sia un commissario di polizia, dedito a un sopralluogo nell’area sottoposta a sequestro giudiziario, sia voce narrante e anima della sirena – creatura voluttuosa eternamente sospesa tra terra e mare – sia della sua ideale controparte cristiana, la Santa compatrona di Napoli, Patrizia. La De Cicco invece, che per una scena diventa perfino una sbarazzina Sophia Loren degli inizi, è la custode forse un po’ ignorante e permalosa, ma con un cuore nobile perdutamente innamorato della città. La voce della sirena, il suo canto mitologico, attraversa tutto il documentario dal passo incerto nella Pignasecca della donna pesce fino al tuffo nelle acque di Posillipo. Un timbro fatto di tutte le persone, comuni e più note, intellettuali e artisti, che sentono la sofferenza di questa metropoli, vero laboratorio umano di civiltà. Il regista Dionisio, reduce dalla proiezione della sua opera prima “La volpe a tre zampe” due anni fa al Napoli Film Festival, dopo 15 anni di “sonno burocratico”, ha riportato la sua poetica della nostalgia e dell’amore perduto alla kermesse diretta da Mario Violini. Confessa di aver scritto la prima stesura di sceneggiatura di “Voce ‘e sirena” la notte stessa dell’incendio al polo museale. Dopo la volpe un altro animale quindi, anzi una creatura per metà umana e per l’altra metà ferina, e di bestie, soprattutto metaforiche, si fa cenno nei dialoghi. Quella Bestia del fato e del male che ogni tanto si risveglia e inghiotte tutto il benfatto e tutte le migliorie apportate dai cittadini alla loro “casa”: una città violata, negata, come la voce della sirena appunto, data alle fiamme come la cultura che si respirava nelle sale di Città della Scienza, tra i teschi di animali preistorici e le ampolle, tra i pupazzi di Einstein e i campioni scientifici con cui si insegnava ai bambini l’amore per la Fisica e le Scienze Naturali, facendoli divertire. “Questo film mi ha ricordato l’incipit della “25esima Ora” di Spike Lee: come Ground Zero a Manhattan anche qui abbiamo avuto un nostro piccolo 11 settembre – sottolinea la Donadio a più riprese -. Però è nella magnificenza dell’orrore che si genera quel tipo di racconto doloroso collettivo che diventa monito universale e incantamento per le future generazioni”.