Tre alberghi, da martedì 17 al Teatro Galleria Toledo.

Dal 17 al 22 gennaio 2017, al teatro Galleria Toledo, Francesco Migliaccio e Maria Grazia Plos interpretano Tre Alberghi, testo del drammaturgo e sceneggiatore statunitense Jon Robin Baitz (Stonewall, Brothers & Sisters, The Slap) su traduzione di Masolino D’Amico, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli. Ambientato in tre hotel tra Marocco, Brasile e Isole Vergini, questo interessante lavoro di regia di Serena Sinigaglia è una acuta riflessione etica e politica sulla crisi del capitalismo e sulle ragioni di generazioni non più giovani che si ritrovano infine fagocitate, recluse dentro la tentacolare società dei consumi.

E’ evidente l’incoerenza con l’iniziale sogno giovanile dei due protagonisti di conseguire un mondo migliore: nel tempo presente la realtà non offre più l’immagine eroica di quello che entrambi erano nel passato. In un doppio registro, la distorsione dell’identità si manifesta nei distinti punti di vista di Barbara e di Ken; è la crisi etica della coscienza nell’una e il cinismo opportunista e bugiardo dell’altro. In quest’ottica gli alberghi sono intesi come ambienti neutrali, metafora del non-luogo dove l’identità può non dichiararsi, isole di comodo uso, nei quali si rende applicabile ogni menzogna, divenuta realtà e anche vera e propria negazione di sè stessi.

Di conseguenza il quesito “essere o non essere”, conflitto d’identità trasposto in tempi contemporanei, diviene ipocrita diserzione della risposta. Tra crisi di coscienza e qualunquismo, lo spettacolo è ancora una volta sano nutrimento per la mente dello spettatore, al quale resta sempre l’invito e la possibilità di risvegliare la propria coscienza e agire attivamente per offrire un’opportunità di sviluppo sostenibile ai territori depressi del pianeta.

Jon Robin Baitz, scrittore, sceneggiatore e produttore statunitense, guarda con schiettezza al nostro tempo. Nato a Los Angeles nel 1961, Baitz è cresciuto fra gli Stati Uniti, il Brasile ed il Sud Africa: un’evoluzione basata su una moltiplicazione di stimoli e riferimenti, che fa di lui un osservatore attento, aperto. La penna diviene il suo strumento per eccellenza: attraverso la scrittura infatti, analizza le relazioni interpersonali ed i problemi del presente. La sua è una drammaturgia “del mondo”, che supera confini e  appartenenze sociali o culturali per concentrarsi su argomenti di potente universalità, siano essi radicati nell’intimo di un rapporto privato o gli vengano da questioni che riguardano la collettività intera.

Ciò assieme al suo stile secco ed essenziale, talvolta spietato, fa di lui un autore amato e pluripremiato sia nell’ambito drammaturgico (che predilige) sia in quello della sceneggiatura, che gli ha donato la fama internazionale (sua, fra l’altro, la celebre serie tv Brothers & Sisters e la recente The Slap).