Buonismo e razzismo, il tentativo di edificare una realtà "diversamente reale", l'intervento del COISP.

Protesta immigrati nel Napoletano, eseguiti alcuni fermidal COISP – Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di Polizia – Segreteria Provinciale di Napoli, rceviamo e pubblichiamo

La realtà si impone. E nell’imporsi, ci educa. Non occorrono sforzi, basta solo guardare. Guardarsi intorno, osservare il quotidiano.

Non serve analizzare.

Basta davvero solo saper guardare per accorgersi di quello che c’è e porsi delle domande. Poi c’è il giudizio, il parere, l’idea che nasce in modo “umano” dentro ognuno di noi di fronte alle circostanze. E da lì la strada si divide: o si costruisce o si distrugge. O si opera per edificare, oppure ci si adopera per demolire. Ma, delle due, solo nel primo caso ci si educa.

A tutto.

Dicevamo che la realtà si impone.

E per questo non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia rispetto a ciò che sta accadendo sulle nostre coste meridionali e nei rispettivi mari.

Anime riarse dal sole e dalla salsedine, prosciugate e stremate negli interminabili viaggi della speranza. Qualcuno non ce la fa e trova riposo sui fondali. Altri attraccano e ricevono cure, attenzioni, accoglienza. Poi c’è chi fa un passo in più richiedendo asilo e chi invece prova a farne tanti altri per valicare i nostri confini.

Chi resta, sceglie. E’ una scelta dentro la realtà che non implica, cioè, la cancellazione della realtà esistente. O meglio: l’Italia accoglie mettendo a disposizione uomini, mezzi, fondi, strutture e quant’altro perché quella dei profughi è una realtà che va guardata nel rispetto della condizione umana.

Ma anche chi arriva da noi deve saper guardare la realtà. Possiamo comprendere i primi periodi di smarrimento, di sofferenza, di confusione, ma dopo un po’ c’è da riaprire gli occhi al vero. Siamo un Paese ospitale, caritatevole e lo siamo anche perché vi sono norme e regole frutto di esperienze pregresse. Siamo un Paese che accoglie e che spesso concede asilo ai profughi che ne fanno richiesta anche prima dell’attracco.

Ma questo Paese ha delle leggi che vanno rispettate. E il compito dei poliziotti è quello di vigilare perché le leggi vengano rispettate. Da tutti. E se vi sono delle leggi sull’immigrazione e sulla concessione dello status di rifugiato, queste sono ben codificate. Non vi è spazio all’interpretazione e (fortunatamente!) non sono discernibili a seconda di antipatie e/o simpatie di sorta.

Si applicano e basta. E chi le applica fa semplicemente il suo dovere, ovvero svolge il compito demandatogli dal legislatore. Non secondo antipatie e/o simpatie, ma secondo la norma! Applica la legge vagliando la realtà. E in questo caso costruisce. Di contro invece ci sono i delatori, quelli che demoliscono…quelli che, forse (forse!) disconoscendo le norme, diseducano. E tacciano di “razzismo” chi invece fa solo il proprio lavoro.

“Razzismo”… Avete mai notato come è estremamente semplice, oggi, farsi etichettare di “razzismo”? Basta semplicemente esprimere un parere sulla realtà degli sbarchi e sei “razzista”. Ma lo sei perché chi ti taccia di ciò non sa guardare. Non vive la quotidianità, non è attento al vero. Il buonismo, signori miei, è anche peggio del razzismo! Diseduca, distrugge! Tenta di cancellare e demolire la realtà. Di creare una realtà “diversamente reale” dove, per non “ferire la sensibilità di chi arriva” si disintegra e si annienta chi c’è, a dispregio e in barba a tutte le norme. Ebbene ci appelliamo al Tribunale dei diritti dell’Uomo! Anche noi vogliamo la libertà! Ci basta quella libertà di poter svolgere tranquillamente il nostro lavoro senza che il primo buonista di turno, di fronte all’applicazione di una norma, ci accusi di “razzismo”. Lo sappiamo, è un’utopia… Ma, da realisti, almeno ci proviamo.