Camorra, maxioperazione DDA, Carabinieri e GdF Napoli. 34 ordinanze di arresto e beni sequestrati per 10 milioni.

Nella mattinata odierna, personale del Comando Provinciale di Napoli e della Compagnia Napoli Vomero ha dato esecuzione alla misura cautelare emessa dal G.LP presso il Tribunale di Napoli su richiesta della D.D.A. di Napoli (Procuratore Aggiunto Dott. Filippo Beatrice), nei confronti di trentaquattro persone accusate di aver fatto parte del clan camorristico Lo Russo, storicamente attivo nella zona cittadina di Miano e territori limitrofi oltre che nella zona della Sanità.

Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, per aver gestito diverse piazze di spaccio nell’area controllata dal clan, oltre che di diversi reati inerenti la cessione di tali sostanze.

L’esistenza del clan Lo Russo e la sua attuale operatività è già stata giudiziariamente accertata con sentenze passate in giudicato con cui sono stati condannati diversi affiliati ed esponenti di vertice tra cui i fratelli Giuseppe, Mario e Salvatore Lo Russo, oltre che Antonio Lo Russo di recente arrestato in Francia dopo un lungo periodo di latitanza.

Il provvedimento cautelare si fonda sull’apporto dichiarativo derivante dalle recenti collaborazioni con la giustizia -prima fra tutte quelle del capo clan Salvatore Lo Russo, ma anche quelle di soggetti appartenenti a clan alleati- che hanno consentito di individuare ulteriori soggetti anch’essi coinvolti nella organizzazione camorristica in esame, sin da epoca remota, chi con compiti di scorta armata, chi coinvolto nella gestione delle estorsioni, oltre ai componenti dei gruppi di fuoco ed a quelli dediti al controllo delle piazze di spaccio del territorio.

E’ stato altresì ricostruito il nuovo organigramma del clan, i mutamenti  registrati a seguito della intervenuta scelta collaborativa del capo clan Salvatore Lo  Russo e le evidenti ripercussioni sulla leadership del figlio Antonio, che è rimasto latitante dal 2010 e, come si è detto, è stato tratto in arresto nello scorso mese di aprile, mentre si trovava in Costa Azzurra.

Inoltre, i Carabinieri del Comando provinciale di Napoli e la Stazione CC di Marianella, hanno monitorato un gruppo di soggetti legati alla famiglia Lo Russo che opera specificamente nel quartiere di Marianella. In particolare, anche sviluppando le indagini svolte a seguito dell’omicidio di Raffone Domenico (commesso lo scorso 8 marzo in Viale Colli Aminei), sono state intercettate conversazioni telefoniche che hanno svelato l’esistenza di una struttura organizzata che fa capo al clan Lo Russo e che è dedita al traffico di stupefacenti all’interno di quel quartiere.

Il numero di transazioni illecite documentate è sintomatico dell’ esistenza dell’ organizzazione; infatti, i militari hanno negli ultimi tempi fermato numerosi acquirenti, hanno compiuto sequestri di stupefacenti, registrando in particolare una conversazione dalla quale emerge con assoluta chiarezza che i gestori di ogni piazza di spaccio erano tenuti a versare una sorta di “tassa di concessione” proprio a Mario Lo Russo, poiché spendevano il nome del gruppo nello svolgimento dell’attività illecita.

E’ stata infine documentata anche l’esistenza di un covo (definita la casarella), frequentato assiduamente da molti associati, com’è dimostrato dalle numerose intercettazioni tra presenti svolte al suo interno. A Lo Russo Mario, già detenuto per altra causa (possesso di armi in connessione con la vicenda- del suo ferimento e dell’omicidio del genero Raffone Domenico) viene contestato, con riferimento al periodo successivo alla sua ultima e recente scarcerazione, il ruolo di dirigente ed organizzatore di tale sodalizio.

Tra i destinatari del provvedimento vi sono anche Bonavolta Vincenzo (di recente condannato all’ergastolo per il duplice omicidio Manzo – D’Amico: il cd. omicidio dell ‘ ambulanza), Lo Russo Cario, alias Lellè (di recente tratto in arresto a Nizza unitamente ad Antonio Lo Russo), Nappello Valerio e Pompeo Luciano, già detenuti per il tentato omicidio di Lista Giovanni.

Contestualmente alla misura restrittiva è stato eseguito, dal GICO di Napoli, un decreto di sequestro preventivo di urgenza, avente ad oggetto alcuni immobili, complessi aziendali (tra l’altro una pizzeria sita a Miano), beni mobili registrati nonché conti correnti bancari e libretti di deposito, riferibili a taluni indagati sulla base degli accertamenti patrimoniali eseguiti, parallelamente alle indagini dei Carabinieri, dal GICO di Napoli.

Il valore complessivo dei beni di cui è stato disposto il sequestro ammonta a circa 10 milioni di euro.