Conferenza sul clima di Parigi, il 16 intervento di Pedicini (M5S).

118653-md“La conferenza sul clima di Parigi è importante ma rischia di essere solo una parata di buoni propositi, se non impone azioni concrete e profonde che modifichino radicalmente le scelte energetiche del mondo. Occorre fare molto di più e rapidamente per recuperare il tempo perso ed evitare il disastro ambientale dell’intero pianeta. Dopo Parigi ci vogliono fatti e provvedimenti legislativi immediati per ridurre le emissioni di gas serra e non i soliti annunci e proclami ipocriti e propagandistici. La Ue potrebbe andare in questa direzione già il 16 dicembre prossimo, se il Consiglio europeo ascoltasse le proposte del M5S Europa e approvasse norme più restrittive e rigorose nell’ambito della revisione della Direttiva Nec contro l’inquinamento dell’aria”. Ad affermare tutto questo è Piernicola Pedicini, portavoce del M5s e relatore della Commissione ambiente sulla Direttiva Nec nella riunione del Consiglio Ue sull’ambiente che si svolgerà mercoledì 16 dicembre a Bruxelles.

resize.php“La riunione del Consiglio Ue – sottolinea Pedicini – sarà il primo banco di prova per capire se i governi degli Stati membri vogliono fare sul serio o sono tutti come Renzi che anche a Parigi ha lanciato slogan e promesse e nessuna iniziativa sostanziale e concreta che inverta le scelte adottate finora dall’Italia. L’ex sindaco di Firenze – aggiunge l’eurodeputato pentastellato – non si smentisce mai e bleffa pure sul futuro dei nostri figli. Anche alla Cop21 ha detto cose completamente diverse rispetto a quello che il suo governo sta facendo. Un esempio su tutti, il varo della legge Sblocca Italia che agevola le trivellazioni petrolifere su terra e in mare. Il premier – sottolinea Pedicini – è arrivato a sostenere che l’Italia sarebbe leader nel settore della riduzione delle emissioni e poi ha addirittura esaltato Eni e Enel affermando che sarebbero i protagonisti del rinnovamento energetico nel mondo, senza considerare le numerose inchieste in corso della magistratura italiana sui disastri prodotti dalle emissioni delle centrali a carbone Enel o degli impianti petroliferi Eni. In più, non ha speso una parola sulle circa 80 mila morti premature che ogni anno si verificano in Italia a causa dell’inquinamento dell’aria e sul fatto che siamo al primo posto rispetto alle 490mila morti calcolate nei 28 Paesi Ue.

L’inquinamento atmosferico – spiega il portavoce del M5s – è il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa. Le soluzioni non possono derivare da interventi spot come quelli di Renzi e del ministro dell’Ambiente Galletti che dicono di voler risolvere l’emergenza rinnovando il parco dei mezzi pubblici o impermeabilizzando di meno il suolo per permettergli di assorbire meglio l’anidride carbonica. Il punto focale è avere una strategia di sistema, con obiettivi concreti e vincolanti che sia l’Italia che la Ue dovrebbero adottare. I governi devono decidere se la salute dei cittadini viene prima o dopo gli interessi delle lobby economiche. Se il Parlamento europeo avesse osato di più, si sarebbero subito potuti evitare 40 mila morti all’anno. Inoltre, si sarebbero attenuati i costi annui causati dalla cattiva qualità dell’aria e dall’impatto sulla salute che secondo l’Oms (Organizzazione mondiale sanità) ammonta a oltre 1.4 trilioni di euro per tutta l’Europa. L’Italia da sola avrebbe risparmiato almeno 7 miliardi di euro all’anno a partire dal 2025, senza contare i danni devastanti alla biodiversità, alle colture agricole e agli edifici.

Che l’inquinamento in Europa sia un’emergenza – precisa l’eurodeputato – lo dimostrano le decisioni prese dalla Commissione europea che ha avviato provvedimenti contro 16 Stati membri per cattiva qualità dell’aria. L’Italia è stata addirittura portata in giudizio davanti alla Corte di giustizia per non aver fatto abbastanza. Adesso però fa anche peggio: favorisce le fonti fossili e rende impossibile la vita a chi opta per le rinnovabili, blocca gli incentivi, aumenta l’Iva al pellet, non introduce la carbon tax, tutela le lobby del petrolio e delle vecchie centrali elettriche. Un dato emblematico diffuso nelle ultime ore, – conclude Pedicini – evidenzia che il nostro paese spende circa 15 miliardi per sussidi diretti e indiretti a petrolio, carbone e gas e impiega solo 84 milioni per il fondo verde per il clima”.

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