Furto di pc all’Asmel, ma i file degli appalti sono al sicuro.

Francesco Pinto primo pianoUn furto decisamente anomalo quello avvenuto al Centro direzionale di Napoli, nella sede operativa di ASMEL Consortile, la società pubblica che gestisce in via telematica i servizi di committenza per gli appalti dei Comuni aderenti all’omonima Associazione nazionale (con sede legale a Gallarate, in provincia di Varese) che raggruppa oltre 2200 Enti Locali in tutt’Italia.

“I ladri sono entrati nel weekend – racconta l’amministratore delegato della società, Michele Iuliano – e hanno preso di mira direttamente una sola stanza asportando soltanto 3 dei 5 computer di cui era attrezzata”. Una modalità di azione decisamente mirata che, come sottolinea Iuliano, “lascia intuire la volontà di falsare la correttezza di qualche procedura di gara telematica di appalto”.

Asmel, infatti, nel suo ruolo di supporto ai comuni nella centralizzazione delle gare di appalto, divenuta obbligatorio dal 1 novembre scorso per tutti i comuni non capoluogo, utilizza esclusivamente sistemi di gestione telematica della gare proprio per garantirne la regolarità.

La garanzia del sistema delle buste chiuse telematiche

“In particolare – chiarisce Iuliano – l’utilizzo del sistema delle “buste telematiche” può indurre i malintenzionati a supporre che, impossessatisi dei computer, possano recuperare documenti di gara e le preziose password atte ad aprire queste buste per carpire l’offerta di un concorrente ovvero per manomettere la propria”.  

“Se l’intenzione fosse stata proprio quella di falsare qualche gara – spiega Michele Iuliano, amministratore delegato di Asmel consortile – i ladri saranno rimasti molto delusi perché tutta la documentazione di gara è conservata non sui computer fissi dell’ufficio, ma su dei server esterni che garantiscono la tracciabilità di ogni accesso e quindi anche eventuali accessi anomali durante il weekend restano tracciati ed evidenziati ai commissari di gara”.

Inoltre, gli operatori di Asmel hanno potuto, appena scoperto il furto, riprendere il lavoro, con password cambiate, e senza soluzione di continuità, sulla documentazione conservata in rete. “Ma soprattutto – precisa Iuliano – ci avvaliamo di un particolare sistema di ‘busta chiusa telematica’ con tecnologia sviluppata in Italia, ma unica in Europa e registrata con copyright valido in tutto il mondo”.

Con tale sistema, che ha superato il vaglio di TAR e Consiglio di Stato, la ditta partecipante è tenuta a firmare e marcare digitalmente le proprie offerte entro un termine certo e uguale per tutti e a comunicare alla stazione appaltante il numero di serie della marca temporale, che attesta informaticamente la data di presentazione. Dopo tale comunicazione si ha la certezza che le offerte non potranno più essere modificate, pena la decadenza del sigillo telematico.

“Un simile sistema-  evidenzia Iuliano – consente di conservare le buste sul computer della ditta, che non potrà più modificarle, visto che qualsiasi accesso, anche della stazione appaltante, viene subito tracciato e in ogni momento è possibile risalire all’originale grazie al numero di marca temporale comunicato”.

Semplificazione, trasparenza e tracciabilità delle procedure di appalto pubblico sono le garanzie delle gare telematiche

“Insomma, se i ladri erano hacker hanno trovato a Napoli pane per i propri denti”, chiosa Francesco Pinto, segretario generale di Asmel, l’Associazione che nel gennaio 2013 ha costituito la società consortile, ricordando come “l’utilizzo diffuso delle piattaforme telematiche rappresenta ormai in modo comprovato una garanzia assoluta di semplificazione, trasparenza e tracciabilità delle procedure di appalto pubblico, e dunque un grande antidoto ad ogni forma di corruzione”.

Anche per questo, come ricorda Pinto, “grazie all’utilizzo delle piattaforme telematiche ASMEL Consortile rappresenta oggi l’unica Centrale di emanazione comunale, operante su tutto il territorio nazionale con migliaia di procedure di gara al proprio attivo che hanno generato un transato di circa un miliardo di euro”. Un’iniziativa partita dal basso che, come sottolinea Pinto, “ha consentito ai Comuni non capoluogo la possibilità di adempiere, per tempo, all’obbligo di centralizzazione degli acquisti entrato in vigore il 1 novembre scorso ed oggi reso ancora più stringente dalla nuova normativa sugli appalti che il 18 aprile prossimo manderà in soffitta il vecchio Codice recependo le direttive europee in materia”.

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