L’Assedio di Famagosta, le poesie di Guglielmo Aprile.

Copertina AprileL’attività artistica e quella poetica permettono una maggiore mobilità psichica ed emotiva. In altri termini, se uno ha delle difficoltà interiori e relazionali non li risolve, ma  gli si allarga la prigione in cui convive con le solite problematiche ogni giorno.

L’atto creativo mosso da Guglielmo Aprile nel suo ultimo lavoro poetico, L’assedio di Famagosta (LietoColle), ci istiga un po’ a pensarla così.

Ci troviamo di fronte ad un poeta autentico che usa, probabilmente, la poesia per acquietare  sofferenze e angosce :

Il re spodestato, rinchiuso/nella torre più alta, da solo,/sentitelo come delira!//Non ha con chi parlare, e sono mesi/che ha rinunciato al sonno; e quante volte/l’uccello bianco della follia, con la sua risata atroce,/gli è balenato dinanzi! E lo tenta/a strangolare mentre dormono i suoi parenti,/a versare liquido verde nei pozzi,/a bruciare vivi senza giustificazione/gli ambasciatori giunti a informarsi della sua salute;/a tenerlo a bada è solo/l’efficiente turnover dei carcerieri.//Lo hanno dovuto rinchiudere, si dice,/perché fuori controllo, e il suo spettro/viene ancora evocato per far paura ai bambini,/anche se in tanti/non l’hanno mai visto in faccia, e pensano persino/che sia il frutto di una superstizione.//Il re, come delira/dall’alto della sua torre! Fatelo tacere,/vi prego, fatelo tacere/o

 l’intero regno cadrà nello sconquasso,/diverrà ingovernabile.”

Foto AprileQuesto è Guglielmo Aprile, un poeta un po’ “inquietante”, ma che sa guardare la vita da tutte le angolazioni.

LIETOCOLLE

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