Non ci sarà il canto delle sirene, quattro scrittori raccontano la femminilità violata, mercoledì 13 a iocisto.

sireneMercoledì 13 gennaio 2016 alle ore 18:00 presso la Libreria iocisto,in Via Cimarosa, 20 (Piazza Fuga)  la prima libreria di tutti aperta a Napoli dai cittadini e per i cittadini,  sarà presentato il volume: “Non sarà il canto delle sirene” di Maurizio de Giovanni, Antonella Ossorio, Carmen Pellegrino, Nando Vitali, Iemme edizioni. All’incontro è prevista la presenza degli autori e dell’editore.

IL LIBRO

Quattro racconti dedicati al tema della femminilità violata. Quattro firme dal talento affermato e indiscusso offrono la propria sensibilità di scrittori, ma soprattutto di donne e di uomini, per raccontare storie diverse per ambientazione e stile, ma accomunate da un destino contrario che si prende gioco delle loro protagoniste. Non solo violenza fisica, ma un delitto forse peggiore: privare qualcuno della sua identità, consegnarne il nome all’oblio, non equivale forse a ucciderlo?

Che si tratti di verità o del frutto della fantasia di un biografo inattendibile, Antonella Ossorio racconta la fine violenta della pittrice Dianella De Rosa, più conosciuta come Annella di Massimo (Stanzione), nella Napoli del XVIII secolo, ma sembra cronaca dei giorni nostri: una vicenda umana data in pasto alla curiosità del pubblico, con modalità simili a quelle di alcuni programmi televisivi e dei giornali di gossip.

La “storia di Maria” di Maurizio de Giovanni è un racconto a più livelli dallo stile asciutto in cui i fatti sono spogliati da ogni ornamento formale e l’apparente distanza dall’oggetto narrato sembra necessaria a svelare una realtà cruda e amorale. Protagoniste alcune donne dell’est Europa che si muovono in un intreccio di inganni e false promesse, un ponte di vite che lega Italia, Ucraina e Moldavia.

“Sabra e Chatila” sono le due sorelle bambine del racconto di Nando Vitali, sfuggite al massacro libanese del 1982 e rapite da avventurieri ladri di organi umani. Si troveranno imbarcate in una notte di tregenda con altri bambini, fermi nel porto di Capri. Tenteranno di scappare, ma resteranno separate.

Nella prosa lirica di Carmen Pellegrino si resta sospesi in una dimensione atemporale, quasi fiabesca, in cui la distanza tra i vivi e i defunti è sottilissima, impercettibile, dove il passato e il presente si confondono, e con loro il sogno e la realtà. Sentimenti che sono vicoli ciechi, mancanze scandite nei versi di un racconto che suona come una rassegnata lettera d’amore, piuttosto che un canto di consolazione.