Poliziotti arrestati a Caserta, il Gip: stretto legame con Gigi D’Alessio. Il cantautore: sono sbalordito.

20151008_108440_foto-3C’era uno “stretto legame” tra il sovrintendente della polizia di Stato Alessandro Albano, arrestato questa mattina dalla Squadra Mobile di Caserta nell’ ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli, e “l’artista Gigi D’Alessio e il suo entourage”.

Lo scrive il Gip Carlo Modestino nel provvedimento restrittivo per spaccio di droga e altri reati a carico di 16 persone, tra cui altri due poliziotti in servizio come Albano al Commissariato di Marcianise.

“Albano – osserva il magistrato – faceva parte dello staff dell’artista”. L’11 dicembre 2013, l’agente, con i due colleghi, scorta D’Alessio, atteso alla presentazione del suo cd, lungo le trafficate vie di Napoli con l’auto di servizio; i tre dovrebbero essere a lavoro a Marcianise. “Accendi il lampeggiante?” urla al telefono di Albano un collaboratore dell’ artista; “sta acceso” – rassicura il poliziotto che poi chiede: “devo accendere anche la sirena?”.

I tre agenti in trasferta non dichiarata vengono anche notati da un funzionario di polizia. “Ho parlato con il funzionario, tutto a posto, è il mio, ci ho dato anche il cd” rassicura Albano il collega Petrillo. Il poliziotto, è emerso, ha seguito il cantante durante l’esibizione al Teatro Ariston di Sanremo (gennaio 2014), nella tournee in Canada e negli Usa (febbraio 2014) e in altri eventi, compresi il tour italiano.

Il 20 febbraio 2014 Albano viene intercettato in auto con il collega Domenico Petrillo, anch’egli arrestato. “Se mi cacciassero dalla polizia, so dove devo andare a lavorare Mimmo, il posto lo tengo” dice l’agente mostrando a Petrillo le foto fatte a Gigi D’Alessio durante il tour in America. “Tremila euro al mese” prosegue Albano. L’agente, scrive ancora il Gip, “è persona particolarmente legata a Francesco D’Alessio, nipote dell’artista”.

I due vengono intercettati al telefono il 31 dicembre 2013. “Sto facendo in conti, sto vedendo quanti soldi ti devo tagliare a te” dice scherzando Francesco D’Alessio all’agente. Il 6 febbraio 2014, intercettato a telefono con una donna che gli chiede “a te chi ti paga, Checco”, Albano risponde seccamente: “ma che Checco, Gigi”. (ANSA).

“Capisco che la notorietà è una condizione difficile ma comincio a credere che nel mio caso si tratti di un genere letterario. Non c’è giorno che non debba leggere cose mi riguardano e che mi lasciano basito. Quella di oggi è solo l’ultima. Vedere il mio nome associato ad una operazione anti mafia mi produce sbalordimento e irritazione assoluta”.

Lo dichiara Gigi D’Alessio, il cui nome è spuntato nell’inchiesta sul traffico di droga che ha portato all’arresto di tre poliziotti. I tre agenti in più di una occasione avrebbero accompagnato il cantante, utilizzando abusivamente l’auto di servizio.

“Nel mio caso – ha sottolineato D’Alessio – non viene mai rispettato non dico la privacy, di cui pare non abbia diritto, ma neanche un criterio di opportunità che cade davanti all’esigenza di fare un titolo di giornale”. “Vengo prelevato dalla polizia o dai carabinieri e talvolta dai vigili urbani – ha aggiunto ancora – ogni qual volta faccio un concerto o partecipo ad un evento per ragioni di ordine pubblico. Non sono io che scelgo chi mi viene a fare la staffetta o quale corpo si occupa dei miei spostamenti, mi attengo a disposizioni che mi vengono date. Poi se un mio fan come del resto succede per altre migliaia decide di prendere un aereo per seguire un mio concerto a New York, cosa certamente non inusuale, e che questo sia un poliziotto o un ingegnere non è certamente una variabile di cui mi occupo anche se questo pare sia sufficiente per vedere il mio nome infilato in una storia di cui ovviante non so nulla”. (ANSA).

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