La Terra dei fuochi vista dall’estero, giovedì 9 all’Orientale (Palazzo du Mesnil).

orientale chiatamoneGiovedì 9 aprile alle 11.00 presso la sede dell’Orientale di Palazzo Du Mesnil (via Chiatamone 62), si aprirà una due giorni (9 e 10 aprile) di workshop internazionale sul tema dei disastri ambientali e di come vengono comunicati dai media.

«Ancora oggi, che si parli della terra dei fuochi o delle varie emergenze ambientali campane e meridionali, i media stranieri, in particolare quelli inglesi, utilizzano discorsi razzisti e insistono sulla incapacità di gestire queste emergenze come incapacità tipiche meridionali» dice Katherine Russo, organizzatrice del convegno e docente di Lingua inglese all’Orientale.

Più in generale, l’intento del convegno è di discutere con l’aiuto di esperti internazionali su come i media internazionali, soprattutto anglofoni, dipingono lo sfruttamento e i disastri ambientali.

Parola chiave del dibattito è la “resilienza”. Il termine sta suscitando un enorme interesse rispetto alla sua declinazione ecologica-ambientale ed è al centro di numerosi programmi di investimento europei.

Nei diversi campi d’impiego del termine, la resilienza è riassumibile come la capacità di resistere e riprendersi in modo accettabile da uno stress. La resilienza in ecologia è dunque la capacità di un’area, un ecosistema, una comunità vitale di resistere ai colpi, di attutirne gli effetti devastanti, di ritornare al suo stato iniziale, dopo una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato.

In più, la trasmissione mediatica dei disastri ambientali e degli effetti dello sfruttamento delle risorse determina spesso stati di ansia, vulnerabilità e allarme che isola le popolazioni colpite. Le reazioni ai disastri ambientali, come nel caso della crisi della spazzatura a Napoli e della trasmissione mediatica ad essa connessa, l’emergenza neve a Roma nel 2012 e la rappresentazione razzista ad opera dei membri della Lega Nord, il terremoto de L’Aquila e lo stato d’emergenza dichiarato, ne sono un esempio.

Il dibattito si incentrerà quindi su uno dei più importanti obiettivi posti da Horizon 2020 provando a sviluppare una nuovo approccio e una nuova prassi comunicativa e, al contempo, diffondendo consapevolezza sulla gestione etica dei disastri ambientali e dello sfruttamento come possibili spazi di solidarietà, connettività e convivialità.

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