Viola di mare, da giovedì 19 al Teatro Elicantropo.

foto-ITAGLIANI-1Minchia di re è un pesce ermafrodita, che i siciliani chiamano anche Viola di mare. È un pesce maschio che, per amore, diventa femmina, depone le uova, e poi ritorna maschio.

Minchia di re è anche il titolo del romanzo del giornalista e scrittore trapanese Giacomo Pilati, adattato per il teatro dall’attrice, cantante e autrice marchigiana Isabella Carloni con il titolo Viola di mare, in scena, da giovedì 19 marzo 2015 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 22), al Teatro Elicantropo di Napoli.

Viola di mare, una coproduzione Arti e Spettacolo dell’Aquila e Rovine Circolari Teatro, è viaggio nel più puro e distillato teatro di narrazione, che vede Isabella Carloni (già interprete per alcuni grandi nomi del teatro italiano, da Servillo ad Andrea Adriatico, da Cecchi a Baliani) impegnata come drammaturga, interprete e regista.

Selezionata per il Festival del Teatro italiano In Scena 2015, che si terrà a New York il prossimo mese di maggio, nella prestigiosa sede della Casa Italiana Zerilli – Marimò e al BAAD – la Bronx Academy of Arts and Dance, Viola di mare nasce da una storia vera, da un amore impossibile.

In un’isola siciliana, in piena vicenda garibaldina, Pina s’innamora di un’altra donna. Per poter vivere questo amore proibito, sfuggendo alla furia di suo padre e alla grettezza del paese, accetta di vivere travestita da uomo per il resto della sua vita.

Con la nuova identità, Pina eredita anche il potere che prima era di suo padre. Adesso è lei, Pino, sull’isola, a comandare gli operai delle cave di tufo, e la bugia del suo corpo di maschio diviene l’unica verità, sigillata dall’omertà di tutti: sarà l’apparenza, d’ora in poi, a dettare le regole del gioco.

La storia di Pina riflette anche la Storia più grande del Risorgimento italiano. La menzogna del suo corpo travestito è anche la menzogna di un Paese che in quegli anni sta nascendo, fra promesse tradite e speranze disattese. La ribellione di Pina sarà anche, per l’isola, un esempio di libertà, che andrà a incidere sugli animi più della legge dei potenti, fatta di promesse e di catene.

Per la ragazza il prezzo di questa ribellione, in nome dell’amore, sarà la condanna a un’eterna mancanza d’identità, un continuo e rischioso osare, un incespicare dentro abiti estranei, che si appiccicano addosso come una seconda pelle: un irrimediabile esilio da sé.

Isabella Carloni penetra nella realtà, non troppo lontana, di una Sicilia che non vuol sapere, che non vuole accettare, attraverso i profumi e le sfumature di una terra così solare, così grande e cosi piccola allo stesso tempo, che guarda il mare a braccia aperte, ma da cui si fa isolare.