L’epoca dei motori a Combustione interna volge a termine, ed anche quelli elettrici presentano alcune criticità. La soluzione sarà il motore all’Idrogeno.

di Angelo Ionta

Alcune riviste economiche annunciano la buona notizia della fine dei motori a combustione interna, sebbene aggiungano che tale processo avverrà su una strada accidentata e piena di buche. Il più grande motore, quello che ha prodotto la maggior quantità di energia per la nostra specie, presto sarà rimpiazzato dal motore elettrico, già competitivo con il primo, lo dimostrano gli 800/1000 km di autonomia di un’auto elettrica. Si prevede, infatti, che entro il 2025 le auto elettriche saranno il 14 per cento del parco auto. Le batterie costano sempre meno e i prezzi di rifornimento stanno scendendo altrettanto rapidamente, fattori che hanno convinto il Regno Unito ed altri paesi a stabilire che entro il 2050 tutte le auto vendute dovranno essere elettriche. I vantaggi più grandi sono quelli ambientali, la batteria è molto più “green” che bruciare carburante. Le stime dimostrano che già ora un’automobile elettrica produce il 54 per cento delle emissioni (quelle legate alla produzione di energia elettrica per alimentarla) in meno rispetto ad una con motore a combustione interna, percentuale destinata a scendere ancora, man mano che aumenteranno le fonti di energia rinnovabile. Anche la tecnologia renderà le auto elettriche sempre più efficienti, riducendo ancor di più le emissioni. Anche nel campo sanitario i benefici sono enormi, considerato che ogni anno muoiono nel mondo quasi 4 milioni di persone per l’inquinamento dell’aria. Il motivo principale che flemmatizza però il passaggio all’elettrico è legato all’ammortamento del costo che le case automobilistiche hanno sostenuto per lo sviluppo del motore a combustione interna (ricerca e sviluppo, robotizzazione della linea e indotto), oneri che richiedono un tempo minimo per essere ammortizzati, pena fallimento dell’azienda e dell’indotto stesso A rallentare il passaggio all’elettrico poi si aggiunge il mondo che ruota attorno al petrolio. La fine del motore a combustione interna avrà grandi e radicali conseguenze per i paesi che hanno basato la loro economia sull’estrazione dei carburanti fossili, dalla Russia all’Arabia Saudita agli USA. Questa inutilità del petrolio fa presagire che potrebbero esserci conseguenze imprevedibili. Alcuni paesi votati all’estrazione, vedendo l’azzeramento delle entrate, potrebbero diventare instabili. Per gli USA poi il problema è ancora più sentito perché per il “fracking”, o frantumazione idraulica (tecnica che consente di estrarre dal sottosuolo idrocarburi come gas e petrolio da formazioni di rocce scistose bituminose), occorre ammortizzare gli ingenti costi da loro sostenuti per arrivare all’indipendenza energetica. Quindi la riconversione all’elettrico comporta forte decisioni di politica economica globale per azzerare in maniera indolore l’utilità del petrolio e di quel tipo di catena di montaggio. Un’auto elettrica, poi, essendo un computer su ruote, prevede meno persone per costruirla e meno aziende dell’indotto. Auto più semplice significa anche meno guasti e quindi meno mercato delle parti di ricambio. Siamo così di fronte al solito dilemma morale, per l’auto elettrica è tutto positivo (costi, inquinamento, gestione) ma anche più posti di lavoro azzerati. Al momento, l’unica soluzione per riconvertire tutto all’elettrico sarebbe quella di sostenere/anticipare tali costi a carico dei vari Stati produttori di automobili e di petrolio. Ma, sull’onda di questa vorticosa riconversione del mondo delle auto, anche l’elettrico pare essere già superato, a favore dei motori ad idrogeno. La tecnologia ad idrogeno deriva dal sistema adottato per produrre energia elettrica sullo Shuttle, la navicella spaziale mandata in orbita dalla NASA. La tecnologia si basa sulla reazione che avviene nella “cella a combustibile”, processo inverso a quello dell’elettrolisi. Nella cella, infatti, vengono “spezzate” le molecole di due elementi, idrogeno e ossigeno, in ioni positivi ed elettroni, convertendo l’energia chimica in energia elettrica e calore, senza utilizzare cicli termici. Lo scarto del processo è vapore d’acqua (che sullo Shuttle bevevano aggiungendo sali), elemento che può essere rilasciato nell’ambiente senza inquinare, senza più rilasciare micro polveri nocive come avviene oggi. Per questo qualcuno parla di solo idrogeno dal 2030. Hyundai ha già presentato, proprio in Italia, il primo SUV ad idrogeno. La clientela di riferimento delle case automobilistiche, ovvero corrieri e camionisti, fanno pendere la bilancia verso l’idrogeno, sia per la maggiore autonomia, sia per l’ancor maggior semplicità e leggerezza dei motori. Strano ma vero, il nuovo, l’elettrico, sta per essere già superato.