Ilva, i sindacati: Palombella (Uilm): “Firma contratto punto di partenza, ora confronto libero”. Spera (Ugl): ”Accordo non sia un altro segreto di stato.”

Un'immagine dei lavoratori all'esterno degli stabilimenti dell'Ilva di Taranto, 10 settembre 2018. ANSA/INGENITO

“Oggi, con la firma dell’accordo di coinvestimento tra Invitalia e ArcelorMittal, ci auguriamo si sia chiuso un periodo di estrema incertezza per il futuro della più grande acciaieria europea e del settore siderurgico italiano. Con questa intesa deve iniziare la vera transizione energetica dell’ex Ilva, grazie alla produzione di 2,6 milioni di tonnellate di acciaio, un terzo del totale, attraverso forni elettrici e impianti ecosostenibili. Allo stesso tempo questo nuovo contratto è stato realizzato in segreto da manager e tecnici delle due parti, senza nessun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, come invece era avvenuto per l’accordo del 2018. Ora è il momento di aprire un confronto aperto, costruttivo e libero da qualsiasi pregiudiziale, per ottenere la clausola di salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori di ArcelorMittal, dell’Ilva As e dell’indotto. Inoltre vogliamo discutere delle tempistiche del piano industriale, del risanamento ambientale, della transizione energetica e degli investimenti che verranno messi in campo. Questo accordo deve rappresentare il punto di partenza della discussione e non il punto di arrivo”. Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, dopo la firma dell’accordo di coinvestimento tra ArcelorMittal e Invitalia per l’ex Ilva.

“Tutto questo consentirà di rilanciare l’ex Ilva e l’intero settore siderurgico – esorta il leader Uilm – per arrivare a una riconciliazione essenziale e definitiva tra la fabbrica e la città, interrompendo polemiche e disegni che determinarebbero un disastro ambientale, occupazionale e industriale”.

“Oggi con l’ingresso in AMI di Invitalia ci aspettiamo che lo Stato metta da parte la gestione fallimentare dei commissari realizzata dal 2012 al 2018 e che rappresenti la garanzia per i 2,1 miliardi di investimenti fondamentali per un futuro solido, ecostenibile e occupazionale per l’ex Ilva” aggiunge.

“Non accetteremo mai esuberi e riteniamo che i tempi previsti per il risanamento ambientale e per il piano industriale siano eccessivamente lunghi. Per questo chiediamo al ministro Patuanelli di convocare urgentemente un incontro per conoscere i dettagli del contratto e se c’è la reale volontà di aprire una seria trattativa sindacale che rappresenti un elemento essenziale e non ininfluente dell’accordo firmato nella giornata di oggi” conclude.
“E’ indispensabile un immediato incontro sindacale, l’Ugl Metalmeccanici chiede di nuovo un confronto immediato con le parti firmatarie dell’accordo Governo e Arcelor Mittal. Da un po’ di tempo a questa parte gli accordi sottoscritti diventano carta straccia”.

E’ il commento del Segretario Nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera in riferimento  alla definitiva firma dell’accordo finanziario tra Invitalia e Arcelor Mittal.

“È impensabile sottoscrivere un accordo che prevede 5.000 lavoratori in esubero, che messi in cassa integrazione, e che entro fine piano 2025 potrebbero rientrare. Oltre ai 3.000 dipendenti da subito, si aggiungerebbero i circa 1.700 dipendenti in amministrazione straordinaria, che nel piano industriale del settembre 2018 sottoscritto con le attuali parti governo e Arcelor Mittal, sarebbero dovuti rientrare tutti entro il 2023. Ricordiamo che i lavoratori in Ilva in A.S. a tutti gli effetti sono parte integrante del perimetro ex Ilva. È impensabile sostenere un accordo che non dia una integrazione al reddito, come si sta facendo in questo ultimo anno con lavoratori che percepiscono un reddito da miseria collocati in cassa integrazione. E non si può tantomeno sorvolare sull’altro nodo per l’Ugl non dì poco conto, ossia l’aspetto ambientale. Fino ad oggi non si è fatto assolutamente nulla per il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente dei cittadini del territorio Tarantino che da troppi anni aspettano risposte concrete. Nessuna traccia anche sul capitolo delle manutenzioni degli impianti, completamente fermo, con rischi per la sicurezza di tutti dove da tanto e troppo tempo si è denunciato. Per l’Ugl Metalmeccanici – conclude Spera – c’è bisogno che la dirigenza di Arcelor Mittal e Governo avviino un confronto serio e costruttivo con le organizzazioni sindacali, soprattutto rispettando gli accordi che in questo Paese da un po’ di tempo a questa parte sono diventati carta straccia: ci auguriamo che nell’intesa tra le parti siano previste delle penali importanti che Arcelor Mittal dovrà tenere conto per il rispetto dei lavoratori e dei cittadini del nostro paese”.