Lockdown, pizzerie: chiediamo ristoro da 15.000€ ad azienda come in Germania.

Super lavoro in una delle pizzerie aperte a Napoli dopo la chiusura imposta da Coronavirus. Secondo Antonio Pace, presidente dell'associazione Verace Pizza Napoletana, sono circa sessantamila quelle sfornate stasera in citta' , 27 aprile 2020 ANSA /CIRO FUSCO

La pizza, i pizzaioli e le pizzerie “muoiono a colpi di decreto”. E’ l’allarme della Federazione Italiana Associazione Pizzerie e Pizzaioli che chiedono “un ristoro di almeno 15mila euro ad azienda, come avvenuto a marzo in Germania”. I dati resi noti dalla Federazione parlano di “150.000 pizzerie chiuse, oltre 600.000 addetti senza lavoro, 300.000 famiglie sul lastrico e senza speranza”.

Le associazioni di categoria scendono in piazza per protestare contro le restrizioni imposte dal Dpcm. “L’Unesco e il mondo intero riconoscono il valore di questo alimento – viene sottolineato in una nota – mentre in Italia, a colpi di decreto, uccidiamo la pizza e con essa, tutte le pizzerie e l’arte del pizzaiolo, decretata patrimonio dell’Umanità”.
Le pizzerie, “nel novanta per cento dei casi aprono alle 18: per espletare con il decreto ‘coprifuoco’, che inizia alle 18, dovranno restate chiuse, cioè morire”.

“Il colpo di mannaia le decapita definitivamente – si legge nella nota diffusa a Napoli dall’Associazione Verace Pizza Napoletana – Mangiare in pizzeria, seguendo correttamente il distanziamento e le altre normative, già dalle pizzerie a proprie spese applicate, è certamente uno dei luoghi meno a rischio di contagio, tenendo presente che il tempo espletato per il consumo non supera quasi mai la mezza ora, e che il prodotto viene cotto ad alta temperatura, consumato da congiunti e su tavoli massimo per sei persone”. “Noi vogliamo lavorare per vivere – conclude la nota – e non campare a carico dello Stato”. (ANSA).