Resilienza, cambiamento e competenze: il sondaggio di CV Start fotografa il lavoro ai tempi del coronavirus.

L’impatto della pandemia sul lavoro è stato e sarà pesante, di quelli capaci di cambiare scenari e modelli di business, e di accelerare la creazione di nuove professionalità a discapito di altre che di fatto sono già desuete. Settimane di lockdown hanno favorito nuove modalità di interazione tra le persone, la gestione del tempo ha messo a dura prova anche le agende e le certezze di molti, la parola “ufficio” sembra uno di quei termini aulici soppiantato da inglesismi globali come “smart working” e “home based”. La reattività alla crisi sanitaria si è misurata anche in ore di formazione, aggiornamento professionale, training, coaching e mentoring. Mai come oggi ci si documenta in rete in cerca di quel corso che avremmo dovuto fare e che abbiamo rimandato mille volte. Mai come oggi il tempo sembra essersi dilatato anche grazie alle numerose iniziative di solidarietà digitale che consentono di dedicare qualche momento della propria giornata ad un upgrade professionale oppure alla cura del personal branding e, a cascata, della propria reputazione online.

Tra le realtà impegnate nelle iniziative di supporto gratuito nell’ambito della consulenza di carriera c’è CV Start, hub di consulenti attivo in tutta Italia con un background nella ricerca e selezione del personale, veri e propri personal jobber a disposizione di chi vuol farsi trovare pronto per la ripresa lavorativa con strumenti di candidatura moderni, adeguati ed a prova di recruiter.

«Il nostro lavoro ci porta ad interagire quotidianamente con persone che operano nei settori più svariati a qualsiasi livello della scala gerarchica e questo punto di osservazione privilegiato ci consente ciclicamente oppure in specifiche occasioni di trasformare il patrimonio di informazioni in indicazioni e tendenze che fotografano un determinato tema o momento» – spiega Silvia Natale, fondatrice di CV Start, che insieme alla sua Business Partner, Alessandra Forlanelli, ha lanciato di recente un sondaggio rivolto ad un campione di trecento contatti presente nel proprio database tra manager, impiegati, professionisti e imprenditori di tutta Italia.

La metà dei partecipanti ha segnalato che l’impatto sulla propria attività è stato pesante con una forte contrazione del business, il 30% confessa di essere completamente fermo: solo un intervistato su cinque, quindi, dichiara di non aver subito alcuna ripercussione sul lavoro per il momento.

Tra chi in queste settimana è costretto a lavorare in modalità smart working il 40% lo ritiene un ottimo test per il futuro, mentre il 35% sente la mancanza della routine da ufficio e delle relazioni con colleghi, clienti e fornitori. Se a questo dato sommiamo il 25% che ritiene l’ambiente domestico poco idoneo allo svolgimento di attività lavorative, il quadro che emerge non sembra premiare gli sforzi ed i progetti di aziende ed istituzioni verso un ricorso massiccio al lavoro agile.

Con uno sguardo al breve periodo, la tanto attesa fase 2, il timore per la metà del campione è quello di perdere il lavoro o di vederlo drasticamente ridimensionato. La buona notizia è che l’altra metà si dichiara pronto a reagire a qualsiasi evenienza e confessa di tenersi impegnato e allenato aggiornandosi sul fronte professionale. Tra questi, il 40% si sta dedicando al personal branding ed alla revisione degli strumenti di candidatura per farsi trovare pronti ad un eventuale cambiamento, il 35% segue corsi e webinar online su tematiche legate al proprio campo ed il restante 25% impara l’utilizzo di nuovi strumenti in ambito digitale.

Proiettando l’orizzonte un po’ più in là, invece, per il 50% dei partecipanti al sondaggio è viva una certa convinzione o speranza che il proprio ruolo resisterà e tornerà ad essere richiesto. Per l’altro 50%, invece, è tempo di guardarsi intorno: le competenze tecniche e quelle trasversali giocheranno un ruolo strategico, perché certe posizioni ormai antiquate non avranno più senso di esistere.

Il campione, infine, individua nel fintech, agroalimentare, digital transformation e marketing gli ambiti verso i quali varrebbe la pena rivolgere le proprie attenzioni per un cambiamento professionale di qui a breve.

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