- Fasi tecniche di realizzazione
- Storia e leggenda de “’a Capa ‘e Napule” – Donna Marianna
- Il Simbolo
- La Storia
- Il Volto
- Danneggiamenti e ricostruzioni
- Descrizione progetto Casa delle Tecnologie di Napoli
Fasi tecniche di realizzazione
Quando il visitatore tocca l’opera (o alcune sue sezioni rilevanti), i sensori touch capacitivi attivano un contenuto multimediale, come un audio che racconta dettagli e particolari dell’opera.
L’obiettivo finale è offrire un’esperienza unica e personalizzata che elimina la barriera tra l’utente e i contenuti, combinando elementi di realtà aumentata (AR) e realtà virtuale (VR) in un’unica piattaforma che consente all’utente di esplorare e creare esperienze realistiche.
Il lavoro svolto dal team di ricerca si è incentrato anche su aspetti più comunicativi ed emozionali.
Infatti, sono stati condotti studi e approfondimenti relativi alla storia di questo noto busto, da cui sono scaturiti dei testi descrittivi, ma anche fortemente suggestivi.
Tali testi sono stati condivisi anche con il gruppo del Comune di Napoli coinvolto nel progetto.
Inoltre, sono iniziate delle interlocuzioni con la nota attrice napoletana Patrizia Spinosi, che dopo aver visionato i suddetti testi, a titolo volontario ha prestato la sua voce alla Capa ‘e Napoli.
La voce narrante di Patrizia Spinosi è stata impiegata per descrivere il busto in maniera interattiva, intervallando richiami storici con dettagli tecnici relativi ai restauri intercorsi.
Infatti, nel corso di future esibizioni l’impiego della voce consentirà una maggiore fruizione dell’opera e una più approfondita acquisizione dei contenuti.
I testi realizzati e impiegati sono i seguenti:
• Il Simbolo (TESTA PARTE ALTA)
• La Storia (BUSTO PARTE BASSA, VICINO BASE)
• Il Volto (OCCHI)
• Danneggiamenti e ricostruzione (NASO)
La naturale evoluzione di questo paradigma di interazione è il passaggio ad un modello linguistico di tipo testuale e multimediale, in fase di sviluppo nell’ambito delle attività della Casa delle Tecnologie.
Tale modello renderà l’opera maggiormente fruibile ed interattiva migliorando ulteriormente l’esperienza del visitatore.
Storia e leggenda de “’a Capa ‘e Napule” – Donna Marianna
Tali testi sono stati condivisi anche con il gruppo del Comune di Napoli coinvolto nel progetto.
Inoltre, sono iniziate delle interlocuzioni con la nota attrice napoletana Patrizia Spinosi, che dopo aver visionato i suddetti testi, a titolo volontario ha prestato la sua voce alla Capa ‘e Napoli.
La voce narrante di Patrizia Spinosi è stata impiegata per descrivere il busto in maniera interattiva, intervallando richiami storici con dettagli tecnici relativi ai restauri intercorsi.
Infatti, nel corso di future esibizioni l’impiego della voce consentirà una maggiore fruizione dell’opera e una più approfondita acquisizione dei contenuti.
I testi realizzati e impiegati sono:
– Il Simbolo (TESTA PARTE ALTA)
– La Storia (BUSTO PARTE BASSA, VICINO BASE)
– Il Volto (OCCHI)
– Danneggiamenti e ricostruzione (NASO)
Il Simbolo
Si tratta di un busto in marmo, il viso di una donna con i capelli legati e lo sguardo che non tradisce un’emozione.
È una testa leggendaria testimonianza della nostra storia millenaria, simbolo femminile per eccellenza della città, incarnazione del destino sociale e politico di Napoli.
Era come una Madonna a cui rivolgere e affidare le proprie preghiere.
Nei secoli Donna Marianna è entrata a pieno titolo tra i feticci dei napoletani.
Nata come dea, è sicuramente l’immagine dello spirito antico dei napoletani che attraverso i secoli, tra soprusi e ingiustizie, non ha mai smesso di lottare.
Il popolo la pregava, la cantava, le si confidava finanche a piangere al suo cospetto.
Divenne insomma una vera e proprio “scultura parlante”, simbolo dei sentimenti della popolazione e loro idolo al pari di una figura religiosa.
È ironico, ed anche un po’ romantico, pensare che la statua, trovata per fortuna tra le macerie di una strada antica, dopo tanti secoli e storie è oggi conservata nello scalone centrale di Palazzo San Giacomo, oggi sede del Comune di Napoli ossia nel palazzo più importante della città di Napoli, quasi come se ancora oggi “stesse lì per comandare”.
La Storia
Carlo Celano, autore di Notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli, ed altri studiosi pensarono che raffigurasse Partenope, la sirena fondatrice di Napoli.
Per questo si ipotizza che la scultura appartenesse ad un tempio di epoca greca dedicato alla dea e collocato proprio nel quartiere dell’Anticaglia, decumano della città greco-romana.
Un’altra storia narra invece di una guerriera della Napoli Aragonese, Donna Marianna, che resistette con forza alle controversie dell’epoca.
Oggi sappiamo che la testa mozzata era appartenuta ad una statua di Afrodite dell’antica Neapolis.
In realtà, gli studiosi attualmente concordano nel pensare che più che di donna sarebbe corretto parlare di una testa dai tratti femminili.
Nel 1975, “’a capa ‘e Napule” Donna Marianna è stata la protagonista di un’importante evento: la Repubblica di San Marino, in occasione della Esposizione Filatelica Europea, emise un francobollo da Lire 50 con l’effige de ‘a capa ‘e Napule.
Il Volto
La testa femminile, se fosse stata umana, avrebbe avuto gli occhi grandi, neri e profondi, labbra piccole e carnose, un’acconciatura fatta con trecce avvolte tipica dell’età ellenica, per l’epoca doveva essere molto bella e poteva rappresentare la sintesi del concetto di bellezza e amore che già tremila anni fa la nostra città incarnava.
Il popolo napoletano, come è ormai risaputo, ama ridere e beffarsi di qualsiasi cosa buffa gli capiti a tiro.
Quando la statua venne scoperta, dunque, gli abitanti del posto non poterono far a meno di sottolineare il suo aspetto grottesco, ragion per cui presto si diffuse la voce che la testa di donna fosse la giusta rappresentazione della Napoli plebea, in quanto asimmetrica e un po’ sgraziata.
Il volto di Afrodite – conosciuto oggi anche come “’a capa ‘e Napule” – venne poi collocata in una piccola stradina del borgo degli orefici e in seguito appellata con il nome di “Donna Marianna”.
Chiunque passasse davanti al volto deforme della statua salutava Marianna con affetto e riguardo.
Durante le feste di paese e le processioni religiose, la donna di pietra veniva ornata con fiori e gioielli.
Danneggiamenti e ricostruzioni
Nel 1647 Piazza Mercato diventò la scenografia della rivolta contro gli spagnoli aizzata dal popolano Masaniello; “’a capa ‘e Napule” divenne così simbolo della rivoluzione e delle speranze del popolo.
Proprio durante gli sconti, fu gravemente danneggiata ed il naso dovette essere ricostruito.
In realtà alcune fonti raccontano che i danni al naso fossero frequenti.
Uno degli ultimi interventi fu eseguito da Alessandro del Miele nel 1879, il quale si preoccupò anche di ricostruire un piedistallo in piperno e di collocarla nella chiesa di San Giovanni a Mare, dove all’ingresso oggi si conserva una copia della scultura.
Anche durante la rivoluzione del 1799 divenne il simbolo del popolo in rivolta, la leggenda vuole che fu proprio in quest’occasione che le fu dato il nome di Marianna.
Deriverebbe infatti da Marienne, l’allegoria della repubblica francese.
Marianna, al pari di quella francese, avrebbe condotto i napoletani alla vittoria, alla libertà dall’oppressione dei Borboni e all’agognata repubblica.
Invece fu proprio in Piazza Mercato che la regina Maria Carolina fece giustiziare tutti i rivoluzionari, lì a due passi dalla statua.
In epoca più recente, durante la seconda guerra mondiale “’a capa ‘e Napule” è stata gravemente danneggiata.
Di conseguenza, per opera di benefattori, è stata restaurata ed esposta nel Museo Filangieri nel 1961.
Attualmente è conservata nello scalone di Palazzo San Giacomo, luogo simbolo del Governo della città, a testimoniare la storia che è stata e che verrà.
https://ecampania.it/event/da-dea-a-rivoluzionaria-la-storia-di-marianna-a-capa-e-napule/
https://cosedinapoli.com/itinerari/marianna-a-capa-e-napule/
https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5646
https://www.laneapolissotterrata.it/it/la-storia-di-donna-marianna-guerriera-di-napoli
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