Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli, presentata la mostra a Capodimonte.

Quattrocento opere – sculture, disegni, maquette – di una fra le menti creative più brillanti dei
nostri giorni: arriva a Napoli, nel Museo e Real Bosco di Capodimonte, la mostra di Santiago
Calatrava, architetto, ingegnere, pittore, scultore, disegnatore, artista a tutto tondo. Spirito
inquieto alla continua ricerca di un equilibrio tra volume e luce, i due elementi essenziali del suo concetto di architettura (“un gioco armonioso di equilibrio dei volumi sotto la luce” nella
definizione di Auguste Rodin nel suo libro Les Cathédrales de France, 1914).

La mostra a Capodimonte, divisa tra il secondo piano del Museo e l’edificio del Cellaio nel Real
Bosco, sottolinea già nel titolo questo elemento: Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli (dal 6 dicembre 2019 al 10 maggio 2020), ma anche l’amore dell’artista per la città, culla e porto del Mediterraneo, crocevia di culture e civiltà differenti.

Un’esposizione curata dal direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger e Robertina Calatrava, moglie dell’artista, e sostenuta dalla Regione Campania grazie ai fondi
europei POC Programma Operativo Complementare 2014-2020, organizzata dalla Scabec, società regionale dei beni culturali, e realizzata proprio in collaborazione con lo Studio Calatrava.

E così fanno il loro ingresso nelle sale del secondo piano del Museo le maquette delle architetture più importanti da lui realizzate: la Stazione dell’Aeroporto di Lione “Saint-Exupéry” o il World Trade Center Trasportation Hub di New York, meglio noto come “Oculus”, al tempo stesso testimone e memoria dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle e simbolodi rinascita della città grazie alla leggerezza delle sue “ali di uccello”.

Ma ci sono anche le idee progettuali: dagli Sharq Crossing Bridges, tre diversi tipi di ponti interconnessi per la città di Doha in Qatar, al Ponte per Genova (nelle tre versioni “Ponte ad Arco”, “Ponte Continuo” e “Ponte Strallato”) disegnato e offerto alla città dopo il crollo del Ponte Morandi nell’agosto 2018.

In mostra anche le sculture di tutte le sue fasi artistiche (geometriche, matematiche, astratte, cinetiche e antropomorfe).

Un’ampia selezione in materiali molto diversi: dall’ebano, marmo bianco, alabastro, rame dorato, alluminio, granito nero fino al bronzo.

Le prime furono realizzate negli anni ’80 e sono composte da diversi cubi geometrici in pietra
pesante in tensione, collegati principalmente da cavi d’acciaio, come si vede chiaramente nella sua scultura Musical Star (da lui scelta come immagine guida della mostra). Opere capaci di
comunicare quel cruciale senso di leggerezza che troviamo in tutti i suoi edifici. Accanto ad esse opere di forme astratte pure ispirate all’arte delle Cicladi e poi successivamente sculture ispirate alla natura e alle piante.

Per la prima volta a Napoli saranno esposte sei sculture in ferro ispirate ai guerrieri della facciata principale del tempio greco di Egina, oggi nella Glyptothek di Monaco. Un
gruppo di sculture antropomorfe, sintesi di tutta la sua carriera scultorea, che rappresentano un ponte metaforico tra il XXI secolo e la Napoli simbolo della cultura ellenistica.

Ampio spazio ai disegni: dipinti a pastello e carboncini in cui si ritrovano i suoi temi principali:
alberi, tori e il nudo femminile. Comincia da giovanissimo a disegnare il corpo umano per
esplorarne il senso e la dinamica del movimento. Le forme umane, rese attraverso la tensione  muscolare e figure parziali, saranno decisive nello sviluppo del suo linguaggio architettonico.

Disegna incessantemente centinaia di acquerelli come percorso di meditazione della sua
architettura. Non c’è da stupirsi, dunque, che la prima vocazione di Santiago Calatrava sia stata il disegno e che sia la sua attività di pittore che di scultore abbiano influenzato decisivamente quella di architetto e ingegnere.

“Non ho mai smesso di dipingere – afferma Calatrava – per me è importante lavorare sulla pittura, sulla scultura e sulla ceramica, non solo come discipline indipendenti ma come nutrimento incessante per la mia architettura”.E ancora: “La mia scultura precede il mio lavoro di architetto. Per capire la mia architettura bisogna conoscere il mio lavoro di scultore. Il punto di partenza di alcuni dei miei edifici e ponti è stato alimentato dalla ricerca formale generata dalla mia attività di artista, soprattutto di scultore”.

Il Cellaio nel Real Bosco di Capodimonte, edificio di epoca borbonica utilizzato per la
conservazione delle derrate alimentari, ospita la seconda sezione della mostra: oltre 50 opere in ceramica in ideale dialogo con l’antica produzione della Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte, fondata da Carlo di Borbone nel 1743. Opere d’arte di fenomenale potenza visiva, e dipinte con la stessa precisione della calligrafia. La ceramica è una materia che Calatrava ha conosciuto in Spagna a Manises, vicino Valencia in una delle più grandi scuole europee. Ciò che Calatrava apprezza di più in quest’arte è la sua tecnica ancestrale, il meticoloso processo necessario per trasformare un materiale primordiale in un oggetto di estremo lusso, noto per il suo valore diplomatico presso le corti europee del Settecento. Alcune delle ceramiche in mostra riprendono le figure rosse su fondo nero della tradizione ellenica e mediterranea, di cui si trova traccia anche nella produzione celtiberica. L’uso di colori e di pigmenti primitivi – terre, ocra, neri – è il richiamo all’ancestrale funzione totemica del segno.

La mostra Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli offre una riflessione senza precedenti sui suoi 40 anni di carriera, svela la sua ricca produzione artistica attraverso una prospettiva e una chiave di lettura completamente nuova: la luce, componente fondamentale di ogni sua grande architettura. E proprio un innovativo progetto di lighting design renderà possibile una nuova narrazione di tutte le sfaccettature del suo lavoro esplorando nel dettaglio il suo audace uso dei materiali e dei colori, valorizzando le sue forme scultoree, approfondendo la ricerca pittorica e la produzione ceramica.

L’esposizione è stata ideata dallo Studio Calatrava e realizzata in collaborazione con lo studio di progettazione ing. Vito Avino e il funzionario architetto del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Renata Marmo. Fondamentale l’apporto dei partner tecnici: Tessuti d’arte Annamaria Alois di San Leucio (Caserta), Ance-Aies Salerno, Cimolai Spa, FioreLegno srl, Ferrara Costruzioni, iGuzzini illuminazione Spa, Antonio Perotti Design, Gesac-Aeroporto internazionale di Napoli e la rivista AD per la media-partnership. L’esposizione si è avvalsa della collaborazione dell’associazione Amici di Capodimonte onlus e dell’Istituto ad indirizzo raro Caselli-DeSanctis / Real Fabbrica di Capodimonte.

Advertisements