Viale delle Metamorfosi, residenza artistica di Edoardo Aruta.

Dal 14 al 27 marzo 2022 si è svolta la residenza d’artista sviluppata nell’ambito del progetto “Viale delle Metamorfosi – L’arte si fa strada”, progetto di Collettivo Zero APS, vincitore dell’Avviso “I Quartieri dell’Innovazione”, promosso dal Comune di Napoli nell’ambito PON METRO 2014-20. L’artista coinvolto è stato Edoardo Aruta, vincitore della prima edizione di #VdMResidency – Open call per nuove proposte dell’arte contemporanea con la proposta LA PENNA, LA SPADA.

Le due settimane di residenza, che hanno dato avvio al Festival, sono state per Aruta strumento di conoscenza del territorio e momento di attivazione del suo progetto artistico.

Il lavoro di incontro, spesso informale, che l’artista ha svolto con le persone – con lo storico Luigi Verolino e altri artisti napoletani – e le varie associazioni presenti e attive sul territorio, ha permesso di creare un fitto sistema di rapporti e una circolazione di idee e sinergie. Proprio in quest’ottica di condivisione, le diverse attività dell’intervento LA PENNA, LA SPADA sono state ospitate presso il Centro Polifunzionale Ciro Colonna, punto di riferimento per la comunità, nato negli spazi di un edificio scolastico in disuso affidato dal Comune di Napoli a Maestri di Strada e gestito insieme a varie realtà che operano a Napoli Est, tra cui Cooperativa Sepofa, Ass. Trerrote e Terra di Confine. Durante la residenza l’artista ha incontrato anche le sarte dell’Atelier ReMida Napoli, che hanno invitato l’artista a collaborare ad un loro progetto che prevedeva la realizzazione di oggetti sartoriali o serigrafici.

L’intervento di Edoardo Aruta, che sta proseguendo oltre la residenza, non irrompe nel contesto imponendosi come un nuovo elemento, ma piuttosto entra silenziosamente, tra le caratteristiche di un ambiente che ha scelto, come un ospite discreto. Le diverse azioni di LA PENNA, LA SPADA, si innestano in un processo sociale già avviato e accompagnano il flusso di relazioni. Di certo aggiunge, senza presunzione, nuovi elementi senza sconvolgere mai la trama iniziale ma anzi arricchendola.

Per LA PENNA, LA SPADA, Aruta sceglie di partire dalla tradizione e dal dialetto con la poesia partenopea. Non casuale e fondamentale l’utilizzo di determinate poesie antiche: temi popolari, quasi mondani, che solo apparentemente stridono con il linguaggio poetico, ma che descrivono puntualmente le relazioni tra individui, tra loro e con il contesto, a volte in modo ironico e tagliente. Queste caratteristiche creano un parallelismo generazionale, che ben si nota al primo incontro (di una serie) di “esercizi di attivismo poetico”, realizzato in collaborazione con il progetto A.C.Q.U.A. – Aree Cittadine riQualificabili con Umane Alleanze e Associazione Trerrote. Attraverso un approccio improntato sulla partecipazione spontanea, questa attività invita i partecipanti a rileggere e reinterpretare i componimenti, come spunti per una nuova creazione. Le antiche poesie napoletane si confrontano con il linguaggio contemporaneo e la canzone rap. La dimensione poetica e quella hip-hop, distanti temporalmente, si confermano a vicenda negli intenti e nel modo di suscitare reazioni nelle persone a cui sono rivolte. Anche le illustrazioni, che Aruta mostra per introdurre il suo lavoro, in cui si vedono cantastorie seduti su un muretto intenti a recitare composizioni poetiche vernacolari o rispondersi in versi alle offese reciproche, ricordano ovviamente una battaglia freestyle. I ragazzi che cantano una vecchia poesia d’amore del XVII sec. su un instrumental beat, creano una convergenza di significati che col tempo non si è mai esaurita, dimostrando che l’immediatezza della scrittura può avere un’intensità e un potere ancora significativo nel trasmettere messaggi.

La scrittura e la partecipazione sono alla base anche dell’altro aspetto di LA PENNA, LA SPADA. In questo caso l’artista decide di intervenire nella mensa del Centro Ciro Colonna e nei suoi aspetti quotidiani: sugli utensili della mensa e della cucina vengono incisi con il laser dei versi di poesie (sempre della tradizione partenopea). Vengono scelti oggetti già presenti nella cucina e ne vengono acquistati altri secondo i bisogni espressi dalle cuoche. È così, con l’artista che collabora nell’efficientare la cucina e le cuoche che si confrontano con lui nella scelta dei versi che si attiva lo scambio. L’utilizzo della poesia in questo contesto rimanda all’arricchimento spirituale e fisico, come nutrimento per sé e per il corpo, ma in un’ottica relazionale; infatti, la curiosità che procurano questi oggetti genererà nuove situazioni e processi relazionali, caratterizzati dalla partecipazione e da un consumo non più individuale. La scrittura ancora una volta perde la sua dimensione austera assumendo quella concreta di strumento cooperatore di un processo, il quale, tramite l’insinuarsi di questi frammenti, viene costantemente confermato come buona pratica. Gli utensili di LA PENNA, LA SPADA non rimarranno reliquie da osservare, ma saranno utilizzati da chi prepara i cibi e da chi li consuma: queste persone saranno fruitrici di un oggetto e allo stesso tempo custodi di un patrimonio materiale e immateriale: la cura dell’opera, la relazione da cui essa è nata e la tradizione orale che la farà conoscere nel tempo. Queste tracce e queste relazioni sono solo l’inizio di un percorso che Aruta intende portare avanti a Ponticelli, lasciando che siano esse stesse a dar forma all’opera.

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