Studentessa sospesa per commento su Facebook, dai social numerose testimonianze di solidarietà.

dall’Unione degli Studenti di Napoli riceviamo e pubblichiamo

Claudia è una studentessa della provincia di Napoli, frequentante il liceo Flacco di Portici, sospesa arbitrariamente dalla Dirigente per aver scritto la verità su facebook (per info -> goo.gl/YJ79DB), denunciando l’ipocrisia che si respira nelle nostre scuole, rendendo giustizia, con le sue parole, alle studentesse, agli studenti e ai docenti che si impegnano attivamente per il cambiamento e il miglioramento della scuola.

Noi scegliamo di stare dalla parte di Claudia, perché il suo atto di coraggio e di verità deve essere un esempio per tutta la popolazione studentesca che troppo spesso subisce in silenzio gli abusi di potere dei dirigenti, che applicano a proprio piacimento le leggi, stravolgendo approvando arbitrariamente Regolamenti di Istituto repressivi, non rispettando e non informando gli studenti dei diritti sanciti dallo “Statuto dei diritti delle Studentesse e degli Studenti”, dal Testo Unico, dal DPR 567/96 e dalle altre leggi conquistate con il sangue, l’impegno e l’allegra ribellione di studenti prima di noi. E ancora di più, l’atto della Dirigente in questione, Iolanda Giovidelli, palesa una scuola e una società dove i pochi che detengono il potere non accettano opposizione, critiche e dissensi, utilizzando le leggi create ad hoc per limitare questi fenomeni e impedire e violare il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, sancito dalla Costituzione, oltre a violare l’articolo 4 dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti che dice chiaramente che “in nessun caso può essere sanzionata, né direttamente né indirettamente, la libera espressione di opinioni correttamente manifestata e non lesiva dell’altrui personalità”.
Scegliamo di stare dalla parte di Claudia perché le sue parole aprono uno squarcio nel contesto della “Buona Scuola”: tra falsi premi e finti riconoscimenti, si nasconde soltanto una retorica classista della competizione e della meritocrazia, funzionale a mettere tutti contro tutti, a creare la guerra tra poveri, escludere e allontanare i più deboli. Si nasconde una scuola che ogni giorno tenta di escluderci, e lo fa tramite i voti, i voti in condotta, il limite delle 50 assenze, le sanzioni disciplinari, l’autoritarismo dei docenti, le manie di potenza dei Dirigenti Scolastici, l’inesistenza di diritti effettivi per gli studenti. Una scuola in cui la democrazia è una patina di belle parole ma sostanzialmente decide tutto il Dirigente Scolastico, gli spazi interni assomigliano più a un carcere che a un luogo che dovrebbe stimolare la creatività e il desiderio per il sapere. Ci esclude anche con i costi sempre più alti per poter accedere all’istruzione, per
l’inefficacia del sistema di diritto allo studio a livello regionale e nazionale e l’inesistenza di un complesso di politiche volte a tutelare il welfare studentesco.
Noi a tutto questo ci opponiamo: accusiamo il Ministero, l’Ufficio Scolastico Regionale, la Dirigenza. Faremo di ogni scuola una scuola ribelle fino all’abrogazione della Buona Scuola, e apriremo una fase costituente per creare dal basso una scuola in grado di essere una comunità educante, fondata sulla partecipazione e la democrazia, in grado di autogovernarsi, di rispondere ai bisogni e alle aspirazioni degli studenti. Una scuola al centro del territorio, aperta, in grado di promuovere un diverso modello di cultura, di socialità, di produzione, non basato sullo sfruttamento, sulla sopraffazione, sulla prevaricazione.

“Non vogliamo una scuola in cui si impara a sopravvivere disimparando a vivere”