Da Scampia al Congo, Laurea Honoris Causa al Nobel per la Pace Danis Mukwege.

‘Questo è un grande premio ricevuto in un luogo simbolico che fa nascere la speranza. Non è un riscatto solo per questo posto, è un riscatto che dà speranza anche al mio Paese. Proprio come l’esempio di questa Università che nasce in un contesto periferico molto molto difficile’. Così Danis Mukwege, premio Nobel per la Pace 2018, commenta il riconoscimento ricevuto stamattina nella sede di Scampia della Federico II. Nell’aula magna gremita il rettore Matteo Lorito gli ha conferito la laurea honoris causa in ‘Gestione delle politiche e dei servizi sociali’.

‘Oggi conferiamo una Laurea Honoris Causa ad una personalità davvero importante per il contributo che ha dato al sostegno delle vittime di violenza, e soprattutto al recupero degli effetti devastanti sul corpo e sulla psiche delle donne. Una personalità importante per tutto il mondo, che ha ricevuto premi importantissimi dalle Nazioni Unite, dalla Comunità Europea – ha spiegato Lorito -. Danis Mukwege è una persona veramente speciale, che ha fatto un lavoro incredibile in Congo e oggi è un punto di riferimento globale. Conosciamo il lavoro svolto al Panzi Hospital, il lavoro di un uomo visionario che non si limita a promulgare moratorie per porre fine ad alcune delle atrocità più devastanti perché legate al genere, ma trova il modo di affrontare sia le conseguenze sia le cause proponendo soluzioni e innovazioni. La sua è stata un’azione continua e costante, sul campo ma anche organizzativa e soprattutto politica, con espressioni a livello globale. Lo abbiamo portato a Scampia perché Scampia deve essere il quartiere del rilancio, quello da cui tutti insieme possiamo urlare no alla violenza, specialmente alla violenza sulle donne’.

‘E in questo vi sono tante assonanze con le azioni poste in essere dal nostro Ateneo, e quindi oggi si realizza un incontro importante. Un Ateneo antichissimo per fondazione ma modernissimo per attenzione alle vittime della violenza e del disagio sociale, incontra un uomo con una missione rivolta al bene del prossimo ed in particolare dei più deboli – ha sottolineato ancora il rettore della Federico II -. Un uomo la cui vita è già nella storia e che rappresenta oggi un messaggio politico generale e apprezzato ovunque. Insomma un uomo che sta facendo la differenza’.

Il medico e attivista congolese Denis Mukwege, premio Sakarov, del Parlamento Europeo, premio Human Rights, delle Nazioni Unite, ha apprezzato il progetto e la struttura realizzata a Scampia che, prima della cerimonia, ha visitato con il rettore Lorito insieme ad una delegazione congolese.

‘Consegnandomi questo titolo onorifico – ha affermato Mukwege – riaffermate la vostra fede nell’universalismo dei diritti umani delle donne. Testimoniate la vostra solidarietà con le donne congolesi, che hanno pagato un tributo molto pesante durante i cicli di conflitti che hanno devastato la RDCongo e che continuano tragicamente fino ad oggi. Esprimete la vostra compassione per tutte le sopravvissute alla violenza sessuale in tutto il mondo e il rifiuto qualsiasi forma di fatalismo di fronte a questo flagello che può e deve essere evitato’.

 

“Il dottore Mukwege – ha affermato nel suo intervento Vittorio Amato, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Ateneo federicicano – costituisce un punto di riferimento imprescindibile nell’auspicabile percorso di costruzione di una pace duratura che passa necessariamente attraverso il rispetto e la cura delle donne e delle bambine del Congo”. Il professore Amato ha anche ricordato l’ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio trucidato in un agguato, nel corso di una missione umanitaria, insieme alla sua scorta nel 2021. Un grande applauso ha scosso la platea.

‘Questa onorificenza rappresenta il riconoscimento formale attribuito al dottor Mukwege, per l’incessante dedizione che ha dimostrato nell’adoperarsi per sostenere le donne vittime di violenza e, più in generale, per essersi attivato per la tutela dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nei conflitti – ha spiegato Paola De Vivo, coordinatrice del Corso di Laurea Magistrale in ‘Gestione delle politiche e dei servizi sociali’ -. Ma, soprattutto, rappresenta l’elevato apprezzamento che la nostra comunità accademica esprime nei confronti di un uomo che ha speso la sua vita a servizio degli altri, contribuendo con il suo lavoro ad alleviare il dolore fisico e psicologico di moltissime donne vittime di stupro, una tecnica usata dai combattenti come parte di una deliberata strategia per terrorizzare, degradare e umiliare in base al genere’.

‘Nella RDC e nella maggior parte dei conflitti in tutto il mondo, i corpi delle donne e delle ragazze sono diventati un campo di battaglia, e lo stupro e la violenza sessuale sono sempre più utilizzati come un metodo di guerra e una strategia di terrore o addirittura di sterminio – ha sottolineato nella sua lectio magistralis Mukwege -. Lo stupro e la violenza sessuale commessi con estrema brutalità in tempi di conflitto sono diventati un’arma molto efficace ed economica, che traduce la negazione dell’umanità dell’altro. Infatti, questi atti odiosi negano la qualità di essere umano della vittima, e hanno come effetto non solo di distruggere la matrice della vita, la donna, ma anche il tessuto familiare, sociale ed economico, e di traumatizzare intere comunità, con conseguenze drammatiche che si iscrivono nel breve, medio e lungo termine, e in modo transgenerazionale. Dal1999, abbiamo curato più di 70.000 pazienti vittime di violenza sessuale. Questi stupri hanno riguardato indiscriminatamente le donne, le ragazze e persino i bambini, tra cui la più giovane che ho operato aveva 6 mesi e la più vecchia più di 80 anni’.

Prima della consegna del riconoscimento, con pergamena e sigillo della Federico II, il rettore Matteo Lorito ha concluso: ‘Eppure anche qui nella civilissima Europa mala tempora currunt, non si riesce a trovare il modo di fermare un conflitto iniquo e brutale, nel quale si consumano crimini contro l’umanità facilmente assimilabili a quelli contro il dottor Mukwegw e il suo staff combattono da anni. Eppure non riusciamo ad affacciarci dall’altra parte del mediterraneo, senza vedere solo flussi migratori, senza riuscire ad offrire l’aiuto per diffondere i valori sociali più alti, quelli che antiche società come le nostre hanno costruito nel tempo anche attraversando grandi sofferenze e conflitti. Eppure basterebbe uno sguardo più attento e partecipativo, senza partire da un noi e un voi, da un noi e un loro, per comprendere le tante realtà del suo Continente, ma soprattutto per capire come la violenza sui più deboli e sulle donne si origina dalla povertà educativa, dalla corruzione delle coscienze sociali, dall’odio per l’altro e per il diverso. E dovremmo affacciarci con azioni concrete in cui ognuno deve fare la sua parte. Lì per aiutare, qui da noi per evitare il degrado. Proprio per questo noi siamo pronti ad accogliere i vostri giovani e a mandarvi i nostri. Perché è in loro che riponiamo le maggiori speranze per il futuro di 8 miliardi di esseri umani’.

Advertisements