Meeting the future, Città e Imprese nella Società Digitale, il summit alla Federico II.

Algoritmi e tecnologie che cambiano la nostra vita e trasformano città, industrie, manifatturiera e servizi sono stati al centro delle testimonianze di imprenditori, ricercatori e futurologi intervenuti all’evento “Meeting the future, Città e Imprese nella Società Digitale, tenuto stamattina martedì 11 febbraio a Napoli al Polo di San Giovanni a Teduccio dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

L’evento ha rappresentato la giornata di lancio del progetto elaborato dal Gruppo Tecnico Innovazione e Trasformazione Digitale dell’Unione Industriali Napoli, supportato da alcune delle aziende più impegnate sul fronte dell’innovazione, come Q8Hitachi Rail Italy, Gematica e SMS Engineering e Protom.

Tra i dati citati nel corso delle testimonianze anche quelli emersi da uno studio della Boston Consulting Group che dimostrano come l’efficienza operativa e l’offerta digitale siano asset imprescindibili per la crescita delle aziende e che se non si investe almeno in uno di questi due fattori l’azienda decresce. L’innovazione che proietta l’azienda nel futuro e la “salva” dal fallimento è stato il tema cruciale dell’intervento di Maurizio Manfellotto, Vice Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, e coordinatore del gruppo di lavoro dedicato alla diffusione della cultura digitale. Manfellotto parte dal racconto vissuto sulla propria pelle, quando l’azienda Ansaldo Breda dal 2008 al 2011 perdeva 2 miliardi e perdeva 300 milioni l’anno. “È stata necessaria una profonda ristrutturazione aziendale – ha spiegato Manfellotto – rinnovammo l’azienda, facemmo cultura, investimmo in tecnologie e metodi che aumentarono l’efficienza. I primi a reagire furono gli operai. In due anni abbiamo lanciato un piano che ha portato Hitachi a comprare l’azienda. L’azienda che perdeva due miliardi oggi opera in 20 Paesi. Abbiamo creato servizi ferroviari che consentono il 70 per cento di riduzione di CO2”.

Ma per quali ragioni le aziende faticano a fare innovazione? Lo spiega Fabio De Felicepresidente di Protom e tra gli ideatori dell’evento. “Ci sono sicuramente ragioni culturali – spiega De Felice – ma a queste si aggiungono una pubblica amministrazione che non è attrezzata per recepire l’innovazione e poi le resistenze del management. Tuttavia possiamo uscire da questa empasse con anche grazie alla connettività perché quanto più sono connessi i processi più efficienti sono i processi che governiamo. Le connessioni creano un incremento di creatività utile non solo a trovare risposte ma soprattutto a fare le domande giuste”.

È intervenuto in teleconferenza anche Massimo Manfredi, Ministro della Ricerca e dell’Università. “La transizione digitale ci aiuta ad abbattere i gap anche sociali. È una occasione per dare opportunità a tutti. Penso a una grande alleanza di tutte le forze positive della società e a Napoli e in Campania ne abbiamo tante. Penso a un Campus di San Giovanni 4.0. Dobbiamo puntare a un modello di investimento in ricerca integrato, che metta insieme le risorse regionali nazionali e europee e capace intercettare anche le politiche della formazione e quelle industriali”.

Tre i temi cruciali per il tessuto socio-economico campano e oggetto delle testimonianze i settori: E-Health; Sicurezza, Accoglienza e Turismo;  Smart Mobility. Tre focus su cui hanno ragionato i futurologi e gli imprenditori nel confronto moderato dal giornalista David Parenzo.

Alberto Mattiello, futurologo, ha spiegato cosa deve fare l’impresa oggi per non farsi trovare impreparata. “Tutto quello che oggi è digitale domani sarà cognitivo – ha detto Mattiello – Dobbiamo immaginare una funzione centrale del management che non sarà più gestire il business ma occuparsi dei bot che gestiscono il business. Bisogna sapere leggere i segnali. Vedere come e dove il venture capital sta investendo oppure vedere come la tecnologia può abbattere dei costi. L’intelligenza artificiale porterà a un drastico calo del costo delle previsioni. La determinazione nel perseguire le proprie idee senza avere un piano B è un fattore di successo”.

Italia smart: a che punto siamo? È il tema dell’intervento di Andrea D’Acunto, partner di EY.  “Entro il 2030 il mondo avrà 662 città con oltre 1 milioni di abitanti e 42 megacities. La città smart avrà: infrastruttura, sensoristica, capacità di elaborare dati e piattaforme di elaborazione, capacità di scambiare linguaggi di dati e applicazioni e servizi. Le smart city nel mondo sono il fattore chiave per la crescita economica e per la competitività dei Paesi.  Napoli nel posizionamento fornito dallo smart city index è agli ultimi posti. Occorre reinvestire sulle infrastrutture e la più democratica di tutte è il 5G”.

A rafforzare le testimonianze e le esperienze innovative le presentazione di progetti smart di alternanza scuola-lavoro curati da STMicroelectronics e la presentazione di progetti innovativi realizzati dagli studenti dell’Università Federico II.

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