Arte, il rapporto tra dipendenze e creatività.

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Nonostante la tossicodipendenza, o forse grazie alla tossicodipendenza, Charlie Parker fu uno dei musicisti più innovativi e influenti dell’intera storia del jazz. Maurice Utrillo, amico e compagno di sbornie di Modigliani, non fu affatto disturbato dall’abuso etilico nella creazione delle sue opere. Fabrizio De Andrè da ubriaco ha scritto ‘Amico fragile’.

Insomma le droghe, l’alcol, la follia sono spesso i motori che determinano la nascita di opere d’arte, gli ‘istinti’ musicali, ”i grandi progressi dell’umanità”. Un genio come Caravaggio probabilmente non si sarebbe mai manifestato se non fosse stato affetto da una sorta di ‘psicosi paranoidea’ o da intossicazione di sali di piombo, se non avesse attraversato l’esperienza dell’assassinio.

Ne sono convinti due studiosi napoletani, i medici Giuseppe Clemente e Giovanni Liguori che ne hanno parlato in occasione della seconda edizione della manifestazione ‘Il medico e l’arte’ voluta dal dottor Giuseppe Guadagno. (ANSA)


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