Carceri aperte si inscrive nella campagna europea “Non un mio crimine, ma una mia condanna” (“Not my crime still my sentence”) promossa da COPE (Children of Prisoners Europe), network di organizzazioni europee. Una “condanna” che vuol dire spesso emarginazione, angoscia, stigmatizzazione, da parte della società nei confronti dei bambini, figli di detenuti (oltre centomila ogni anno in Italia e oltre 2,1 milioni nell’Europa dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa).
In questo breve video (>QUI<) i dati e gli obiettivi fondamentali della campagna che si basa soprattutto sulla diffusione delle linee guida della “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”, creata (unica in Europa), firmata e rinnovata (già tre volte) dal Ministero di Giustizia, del Garante per l’infanzia e l’adolescenza e da Bambinisenzasbarre (>QUI<).
Membro della direzione della rete europea Children of Prisoners Europe (ex Eurochips) e della Federazione dei Relais Enfants Parents con sede a Parigi, è Consultant Member di Ecosoc dell’Onu.
In stretta connessione con l’intervento negli istituti penitenziari, l’Associazione ha sviluppato un forte impegno sul piano dell’advocacy, che ha portato nel 2014 alla firma col Ministro di Giustizia e l’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti (rinnovata nel 2016 e il 20 novembre 2018), la prima in Europa nel suo genere.
La Carta riconosce formalmente i diritti di questi bambini, in particolare il diritto alla non discriminazione e alla continuità del legame affettivo con il proprio genitore in attuazione degli artt. 3 e 9 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Da allora Bambinisenzasbarre Onlus è impegnata nella diffusione e nel monitoraggio dell’applicazione delle linee guida della Carta negli istituti penitenziari italiani, organizzando e partecipando a seminari e convegni, creando una rete di attenzione nazionale di realtà istituzionali e del Terzo Settore e fornendo consulenza sui temi della genitorialità in carcere.
A rafforzare l’impatto del Protocollo – e del ruolo dell’Associazione a livello italiano ed europeo – si è anche imposta la Raccomandazione CM/Rec(2018)5, adottata ad aprile 2018 dal Consiglio d’Europa e rivolta al Comitato dei Ministri dei 47 stati membri. La Raccomandazione ha assunto come modello la Carta italiana per preservare i diritti e gli interessi dei bambini e ragazzi figli di detenuti.