In Campania è allarme obesità infantile, il 23% dei minori gravamente obeso.

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Perdita della vista, patologie renali, tumori, ma anche un costo sociale che è maggiore rispetto a quello provocato dal tabacco e dall’alcool, messi insieme. E’ uno scenario drammatico quello dell’impatto dell’obesità sulla salute e sul welfare. Uno scenario molto grave in Campania, dove, secondo il Rapporto Passi 2012-2015 del Ministero della Salute, il 13% della popolazione è obesa, ma la percentuale sale a 23% tra i minori.

“La Campania ha il triste primato in Italia della maggiore prevalenza dell’obesità in adulti e bambini e dovrebbe dotarsi di una rete per la terapia multidisciplinare della obesità, sia per assistere i pazienti, sia per diminuire gli alti costi sociali della malattia”, ha affermato il presidente del Ceinge Pietro Forestieri che ha fatto il punto sul problema dell’obesità nel corso di Alfa Omega, la sezione di convegni medici della Settimana della Prevenzione a Napoli.

Il tema è stato affrontato in occasione dell’Obesity Day che si è celebrato ieri: nel pomeriggio si svolge un incontro sul “Innovazioni in tema di obesità” a cui partecipano anche gli specalisti Paola Vairano, Ludovico Docimo e Silvia Savastano. “Affrontare l’obesità con una terapia multidisciplinare – ha spiegato Forestieri – significa seguire i pazienti dal punto di vista metabolico, dietologico e chirurgico, perché non dobbiamo dimenticare che l’obesità è una malattia gravissima che porta a patologie malattie che mettono a rischio funzioni vitali del soggetto. In più l’obesità comporta un elevatissimo costo sociale. Oggi investire in centri anti-obesità vuol dire programmare un risparmio di spese che presto non saranno più sostenibili. In Gran Bretagna vengono eseguiti 50.000 interventi di chirurgia per eliminare l’obesità, altrimenti il costo sociale della malattia sarà insostenibile tra 20 anni per il sistema sanitario inglese. Da noi, in Italia vengono eseguiti solo 5.000 interventi l’anno”. Tra le malattie a cui porta l’obesità c’è ovviamente anche il diabete, la cui cura comporta un costo elevatissimo a carico del servizio sanitario nazionale.
“La definizione di un percorso con le istituzioni campane è un passaggio fondamentale per migliorare la pratica clinica per l’obesità – spiega il prof. Gaetano Piccinocchi, Vice Presidente della Simg (Società Italiana Medici Generici) Campania – i pazienti ne trarrebbero benefici in tutte le fasi della cura: dalla prevenzione alle strategie terapeutiche, fino alla riabilitazione. I medici potrebbero nettamente migliorare la gestione della patologia e del paziente. E le istituzioni regionali dare delle risposte efficaci ad un problema di salute pubblica, come dimostrano i numeri, e alle tante istanze che provengono dal territorio. Malgrado la presenza di strutture sanitarie di alto livello scientifico dotate di grande professionalità, in Campania l’incidenza della mobilità ospedaliera interregionale per l’obesità è particolarmente elevata. È un altro segnale che mette in luce la necessità di prevedere degli strumenti integrati di cura più efficaci per la presa in carico e gestione del paziente obeso”.

Proprio nell’Obesity Day, dal convegno Alfa Omega arriva anche la proposta di alcuni tra i più autorevoli clinici operanti in Regione in diversi ambiti (medicina generale, endocrinologia, chirurgia bariatrica, psichiatria) che hanno raccolto le recenti evidenze scientifiche ed hanno elaborato una proposta di percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) per la cura dell’obesità che è in fase di completamento e sarà presentata agli interlocutori regionali nelle prossime settimane, affinché possa essere avviato un percorso che porti alla migliore gestione della patologia da parte di tutte le professionalità interessate. (ANSA).

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