Cannabis e autismo: una sfida per il benessere dei più giovani

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Nel dibattito sempre più aperto sul ruolo della cannabis ad uso medico, si fa largo una frontiera ancora poco esplorata ma ricca di potenzialità: l’impiego del cannabidiolo (CBD) e di altri fitocannabinoidi minori per alleviare alcuni dei sintomi più complessi nei bambini e ragazzi con disturbi dello spettro autistico. A parlarne è la dott.ssa Annunziata Lombardi, farmacista specializzata in galenica tradizionale e clinica e responsabile del laboratorio galenico della Farmacia Caputo di Nocera Superiore, che da anni segue i pazienti sia nel laboratorio galenico sia al banco della farmacia, e che ha potuto osservare da vicino gli effetti – e le criticità – di questi trattamenti.

«Quello che abbiamo riscontrato nella pratica quotidiana è una riduzione significativa dell’ipereattività che porta a stereotipie, atti autolesivi o aggressività – spiega Lombardi. Il CBD sembra modulare diversi meccanismi fisiopatologici,  che comportano in conseguenza un miglioramento significativo della sintomatologia: migliora l’attenzione verso gli stimoli esterni, migliora la comunicazione, cresce l’interesse a interagire».

Il presidente della Specialmente Noi Onlus, l’ing. Marco Basile, è stato il primo in Italia nel 1 agosto 2018 a trattare i sintomi di ansia del figlio autistico con il CBD.

Non mancano, tuttavia, le complessità. In primis quelle legate alle interazioni farmacologiche: «Il CBD viene metabolizzato dagli stessi enzimi che processano molti farmaci. Questo può  modificarne la concentrazione nel sangue, in positivo o negativo. Per questo è fondamentale una ricognizione terapeutica completa, come raccomandato dal Ministero della Salute».

Attualmente, il CBD è disponibile in Italia sia come medicinale industriale autorizzato a livello europeo, nella forma di soluzione orale, sia come preparazione galenica magistrale realizzata in farmacia, a base di attivi isolati e estratti standardizzati di cannabis.

E se da Israele arrivano studi che sottolineano l’efficacia di trattamenti anche con un piccolo dosaggio di THC, il principio psicoattivo della cannabis, la normativa italiana resta prudente: iIl THC è controindicato nei minori di 21 anni per i rischi legati allo sviluppo neurologico. Ma ci si chiede se forme non psicotrope, come il THC acido, possano offrire benefici senza gli stessi effetti avversi. È una strada Di cui spesso si discute con colleghi internazionali», prosegue Lombardi.

Nel frattempo, l’auspicio è che le istituzioni e gli istituti di ricerca si aprano a progetti pilota: «Si potrebbe valutare l’autismo come impiego medico eleggibile all’interno dei programmi per l’uso Pilota della cannabis medica, con centri di riferimento e pazienti selezionati in base a specifici criteri di inclusione. Sarebbe un primo passo per raccogliere dati clinici e comprendere meglio chi può  davvero beneficiarne».

Una soluzione per tutti? No, precisa la farmacista: «La terapia comportamentale resta sicuramente il primo intervento. I farmaci – cannabis compresa – sono da valutarsi a supporto e in base alle linee guida e in particolare la cannabis solo successivamente quando la prima linea non dà riscontro di efficacia o causa effetti aversi maggiori dei benefici». Ma per quei casi in cui l’ansia, l’aggressività e l’isolamento rendono difficile la vita del bambino e della sua famiglia, il CBD potrebbe rappresentare una possibilità concreta. Da esplorare con rigore, competenza ed evidenze.


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