Dal Metropolitan di Napoli parte l’avventura in sala di “Gatta Cenerentola”: ne parlano i registi.

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a cura di Renato Aiello

Il tour promozionale del film di animazione “La Gatta Cenerentola”, dopo le prime anteprime tra Napoli e Roma e gli appuntamenti al cinema Modernissimo,  parte al multisala Metropolitan di Napoli, nel salotto buono di Chiaia, in occasione della prima serale della pellicola animata giovedì 14 settembre, con i saluti in sala di registi e doppiatori dei magnifici personaggi dell’opera.

Dopo “L’Arte della Felicità” la nuova sfida della “Mad Entertainment” diretta da Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone e Alessandro Rak, raccoglie lo spirito, il senso e la cifra stilistica della fiaba di Giambattista Basile, che dopo il teatro con la versione di De Simone vede la luce al cinema per la prima volta, trasposta come è direttamente dal testo dell’autore de “Lo cunto de li cunti” (“Il racconto dei Racconti”, portato anch’esso con tre novelle al cinema in “The Tale of Tales” di Matteo Garrone).

«Proponiamo – spiegano i registi – la rielaborazione di una favola che appartiene al nostro patrimonio culturale. Basile ha trascritto i racconti del popolo, i racconti delle mamme e delle nonne di Napoli e della Campania. È una fiaba del ‘600 e, diversamente dalla Cenerentola tradizionalmente intesa (quella Disney per intenderci, e la più recente in live action diretta da Kenneth Branagh con Cate Blanchett, Richard Madden e helena Bohman Carter)  ci sono elementi più cruenti che abbiamo inteso conservare. Nell’originale di Basile infatti il matrimonio tra la matrigna e il padre di Cenerentola avviene a causa dell’omicidio della precedente moglie del papà della ragazza, crimine di cui si macchia la ragazzina e che sconterà nel corso della sua infelice esistenza, per poi redimersi nel finale della storia. Allo stesso tempo abbiamo conservato un’ambientazione noir, quasi gotica, e abbiamo mantenuto tutti gli archetipi del racconto fiabesco». Viene da chiedersi quanto sia forte il ruolo di Napoli in questa trasposizione cinematografica: «Ambientiamo – continuano gli autori – la favola in un presente parallelo, in un futuro improbabile, uno scenario futuristico col sapore e i suoni di un passato nemmeno troppo lontano. C’è un aspetto magico che viene valorizzato attraverso la presenza degli ologrammi, i fantasmi tecnologici che infestano la nave Megaride sui cui si muove la trama. L’idea è quella di descrivere luci ed ombre di una città che non è Napoli ma che può essere Napoli o qualsiasi altra metropoli decaduta, tradita e abbandonata al suo destino. Attraverso questo tipo di narrazione troviamo il modo di sentirci nel vivo di una città, di contribuire al cambiamento di una metropoli come la nostra che ci ha partorito e cresciuto, tra mille difficoltà, madre e anche lei matrigna al tempo stesso per noi “Cenerentole”».

La Gatta cenerentola” ha avuto un prestigioso riferimento teatrale in passato nel maestro Roberto De Simone. Inevitabile domandarsi se lo sia stato anche per i quattro registi della “Mad Entertainement”: «Noi – chiariscono i quattro autori – abbiamo preferito regalare questa fiaba al cinema così come De Simone l’ha portata in teatro. Siamo fortemente legati alla fiaba originaria che ci dà il nutrimento narrativo, pur nella consapevolezza di non avere un target preciso di riferimento. Ci piace raccontare storie che possano andar bene ai ragazzi, ai nonni, ai genitori, e quindi ad un pubblico trasversale. Nella storia ci sono aspetti impegnativi che possono indirizzarsi ad un pubblico adulto, così come colori, sguardi e meraviglie che incanteranno i piccini. Bisogna vincere in qualche modo il pregiudizio secondo il quale un film di animazione è indirizzato solo ai più piccoli. Così è stato per l’Arte della Felicità che poi ha avuto una sua fruizione ampia».

Fruizione vasta e successo di critica e pubblico, confermati da premi e riconoscimenti, su tutti l’EFA European Film Award per il miglior film d’animazione europeo, che si spera arrivino anche e soprattutto adesso. Magari puntando ancora più in alto. All’Oscar, o almeno alla nomination. In questi anni tanti film francesi, europei, sicuramente non targati Disney Pixar o Dreamworks che la fanno da padrone in cinquina, hanno avuto ottime chance. Non sfigurerebbe “Cinderella the cat” pronunciato sul palco del Kodak Dolby Theatre di Losa Angeles. Meglio ancora se chiamato a ricevere la statuetta.

Renato Aiello

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