Intitolato ad Alessandro Criscuolo il Palazzo di Giustizia.

Il ministro alla giustizia Marta Cartabia, alla cerimonia di intitolazione del palazzo di giustizia di Napoli ad Alessandro Criscuolo presidente della corte costituzionale. Napoli 25 Dicembre 2022. ANSA/CESARE ABBATE

Da oggi il palazzo di Giustizia di Napoli è intitolato ad Alessandro Criscuolo, giurista di lungo corso, già presidente della Corte Costituzionale tra il 2014 e il 2016 di cui è stato giudice dal 2008, scomparso a marzo di due anni fa.

“Un protagonista dell’intera esperienza giudiziaria italiana – lo ricorda il Guardasigilli Marta Cartabia che lo stesso Criscuolo volle vicepresidente ai tempi della Consulta – e che aveva una dote rara: era un uomo che sapeva cedere il passo.

Non solo non amava i protagonismi e la ribalta, volentieri cedeva il passo ad altri, con i suoi modi sempre eleganti, sempre raffinati, ispirati forse proprio da quella naturale nobile umiltà che lo caratterizzava”.

“Sandro Criscuolo – ha ricordato Cartabia – fu eletto alla Corte Costituzionale dalla Corte di Cassazione ed è uno di quei rarissimi casi, non so se l’unico, di eletto al primo turno con un consenso unanime. Qual era il segreto della sua personalità? Sicuramente c’è l’insigne giurista della grande scuola napoletana, ma non meno decisive sono le virtù dell’uomo, capace di diventare un modello e un maestro”.

Inevitabile il ricordo personale frutto delle comuni esperienze alla Consulta.

“Ebbe nei miei confronti un gesto molto generoso – ha sottolineato il ministro nel corso della cerimonia all’aperto – quando mi volle alla Corte Costituzionale, una scelta quasi eversiva, anche perché io ero arrivata da poco e appartenevo a una generazione diversa, anche una formazione diversa, venivo dall’accademia, ma per me fu un vero privilegio. E mai mi fece sentire la distanza in alcun modo. Il rapporto con lui era facile e naturale, aveva un animo davvero mite, quante volte diceva ‘non mi piace comandare’. Quando presiedeva la Corte qualche comando lo doveva pur impartire, ma la sua era una autorità che si faceva ascoltare senza mai imporsi, con interventi sempre misurati ma sempre incisivi. Lo considero un modello, per tanti giudici, per tanti giovani che guarderanno questo nome come un faro di un percorso da seguire”. (ANSA).

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