Istat, Annuario Statistico 2016, in Italia aumenta l’età media ma dimunuisce l’aspettativa di vita.

L’Annuario statistico italiano offre di anno in anno un articolato ritratto dell’Italia e della sua evoluzione, favorendo una lettura integrata dei fenomeni in atto. Con il suo apparato di informazioni e metadati, l’Annuario costituisce per esperti, policy maker e cittadini un importante strumento per orientarsi all’interno dell’offerta di dati e fonti.

Al 31 dicembre 2015, la popolazione residente in Italia è di 60.665.551 persone (29.456.321 maschi e 31.209.230 femmine), oltre 130 mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. La differenza fra nascite e morti si conferma negativa (-161.791), mentre quella fra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche, sebbene positiva (+31.730), riesce solo in minima parte a contenere il declino della popolazione. Anche il saldo con l’estero è positivo (+133.123), ma in diminuzione rispetto al 2014. A livello territoriale, il calo si presenta piuttosto omogeneo ma sono il Sud e le Isole a far registrare il maggiore decremento annuo (-0,3%).

Ancora in calo le nascite
Nel 2015 prosegue anche il calo delle nascite: i nati vivi sono stati 485.780 da 502.596 del 2014. Il quoziente di natalità, uniforme sul territorio, scende a 8,0 nati per mille abitanti da 8,3 dell’anno precedente.

Battuta d’arresto per la speranza di vita, ma è sempre fra le più alte nell’Ue
Nel 2015 il numero dei decessi cresce rispetto all’anno precedente e raggiunge le 647.571 unità (49.207 in più rispetto all’anno precedente). Di conseguenza la speranza di vita alla nascita (vita media), dopo anni di crescita costante, nel 2015 subisce una battuta d’arresto, passando da 80,3 anni a 80,1 anni per i maschi e da 85,0 a 84,7 per le femmine.

Una società invecchiata
Al 31 dicembre 2015 ogni 100 giovani ci sono 161,4 over65, da 157,7 dell’anno precedente. Sul territorio, è la Liguria la regione con l’indice di vecchiaia più alto (246,5 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (117,3%), ma in entrambi i casi i valori sono in aumento rispetto al precedente anno. Nell’Ue a 28 paesi, al 31 dicembre 2014 l’Italia si conferma al secondo posto nel processo di invecchiamento della popolazione, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.

Stranieri più di otto residenti su cento, undici al Nord, ritmo di crescita in calo
Al 31 dicembre 2015 sono 5.026.153 gli stranieri residenti in Italia, l’8,3% del totale della popolazione, con un incremento di 11.716 unità sull’anno precedente (+0,2%), di molto inferiore rispetto alla cifra di 92.352 registrata nel corso del 2014. Il Nord-ovest è la ripartizione in cui risiede il maggior numero di stranieri (34,1%); complessivamente il Nord ne ospita il 58,6% e la proporzione fra cittadini stranieri e italiani arriva a 11 su 100, contro i circa 4 ogni 100 del Mezzogiorno.

Lavoro e retribuzioni
Recupera l’occupazione, si riducono i divari territoriali
Nel 2015, gli occupati sono 22 milioni 465 mila, 186 mila in più sull’anno precedente (+0,8%), ma ancora 626 mila in meno rispetto al 2008. La crescita dell’occupazione, che riguarda sia le donne (+47 mila, +0,5%) sia soprattutto gli uomini (139 mila unità, +1,1%), in circa la metà dei casi si è registrata nel Mezzogiorno (+94 mila), l’area del Paese che nel corso della crisi aveva subito le perdite più consistenti. Quanto alla tipologia degli occupati, a crescere sono esclusivamente i dipendenti (+207 mila unità, +1,2%), mentre gli indipendenti continuano a diminuire (-0,4%). A livello settoriale, oltre il 90% della crescita di occupati è concentrata nei servizi (+173 mila unità, +1,1%), unico settore in cui i livelli occupazionali superano quelli del 2008.

Il tasso di occupazione 15-64 anni è al 56,3% (+0,6 punti percentuali in un anno), ancora molto lontano dalla media Ue28 (65,6%); sul territorio raggiunge il 64,8% nel Nord, mentre si attesta al 42,5% nel Mezzogiorno; nell’ottica di genere è al 65,5% fra gli uomini (in linea con la media europea e al 47,2% fra le donne.

Prosegue la crescita sostenuta del tasso di occupazione dei 55-64enni, che arriva al 48,2% dal 46,2% di un anno prima. L’incremento dell’occupazione in questa fascia d’età è dovuto a un insieme di fattori, tra cui soprattutto l’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione, l’aumento di popolazione in età adulta e il maggiore investimento in istruzione della popolazione di questa classe di età rispetto alle generazioni precedenti.

Tuttavia, rispetto al 2014, il tasso di occupazione registra un leggero incremento anche fra i giovani di 25-34 anni (59,7% +0,3 punti percentuali) e fra gli adulti di 35-44 anni (72,1% +0,4 punti percentuali) e 45-54 anni (70,6%, +0,3 punti percentuali). Resta stabile al 15,6% il tasso di occupazione dei 15-24enni.

Scende il tasso di disoccupazione per la prima volta dopo sette anni
Dopo sette anni di aumento ininterrotto, nel 2015 la stima del numero di disoccupati diminuisce in misura consistente, soprattutto nella seconda parte dell’anno, attestandosi a poco più di 3 milioni. Al calo del numero di disoccupati (-203 mila, il 6,3% in meno) corrisponde la riduzione del tasso di disoccupazione, che passa dal 12,7% del 2014 all’11,9% in media nazionale; il calo è più accentuato nel Mezzogiorno (-1,3 punti percentuali), dove l’indicatore scende al 19,4%.

Il calo dei disoccupati coinvolge sia gli uomini (-4,2%, 73 mila in meno rispetto a un anno prima) sia soprattutto le donne (-8,7%, -130 mila). Si riduce anche la quota di quanti cercano lavoro da almeno 12 mesi (58,1%, -2,7 punti su anno).

Condizione economica, vita quotidiana e consumi delle famiglie
Una famiglia su due dichiara difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità
Nel 2016 le famiglie continuano a dichiarare difficoltà di accesso a molti servizi di pubblica utilità, in particolare per il pronto soccorso (55,5%), le forze dell’ordine (36,4%), gli uffici comunali (34,1%), i supermercati (28,5%) e gli uffici postali (25,6%). Le famiglie residenti nel Sud hanno più problemi soprattutto per il pronto soccorso (64,4% contro 49,0% delle famiglie del Nord-ovest).

La quota di persone di 18 anni e oltre che hanno utilizzato almeno una volta nell’anno servizi allo sportello varia dal 64,3% degli uffici postali al 34,9% degli uffici anagrafici, in posizione intermedia gli uffici amministrativi delle Asl (44,5%). Nella fornitura dei servizi, tempi di attesa oltre i 20 minuti sono dichiarati da circa un utente su due sia per ritirare la pensione presso gli uffici postali (56%), che per fare un versamento in conto corrente postale (47,5%) o per le prestazioni delle Asl (51,5%).

Leggero aumento della spesa per consumi
Continua ad aumentare dal 2013, anche se in misura lieve, la spesa media mensile familiare, che nel 2015 si attesta a 2.499,37 euro. Scende invece la percentuale di famiglie che hanno limitato la quantità o la qualità dei prodotti alimentari (53,8%, rispetto al 58,7% del 2014 e al 62,4% del 2013), mentre rimane pressoché invariata la percentuale di famiglie che acquistano gli alimentari presso hard discount (12,4%). Lombardia e Trentino-Alto Adige hanno la spesa media più elevata (rispettivamente 3.030,64 e 3.022,16 euro), mentre la Calabria è la regione con la spesa minore (1.729,20 euro mensili).

In leggero calo le famiglie proprietarie di casa
Nel 2015 calano di poco sia le famiglie proprietarie dell’abitazione in cui vivono (da 81,5% del 2014 a 81%), sia quelle con un mutuo in corso (da 19,3% del 2014 a 17,7%). La rata media mensile del mutuo è di 586,41 euro, ma varia dai 619 euro del Centro ai 497 delle Isole mentre nelle città metropolitane si raggiungono i 636 euro mensili.
Le famiglie che pagano un affitto per l’abitazione in cui vivono sono il 18,0%; la percentuale è più bassa nelle Isole (10,8%) e sfiora il 20% al Nord-ovest e al Sud. La spesa media effettiva per l’affitto è di 430,56 euro a livello nazionale ma sale a 506,55 euro mensili nel Nord-ovest, la ripartizione dove si paga di più. L’esborso è molto più contenuto nelle Isole, 260,77 euro.

Possiedono un cellulare oltre nove famiglie su dieci, sei su dieci hanno un PC in casa
Nel 2015, il 91% delle famiglie italiane possiede almeno un telefono cellulare o smartphone, circa un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. I valori più alti, superiori al 93%, si osservano nel Nord-est e nel Centro. Il personal computer è invece presente nelle case di sei famiglie su dieci (62,3%); ancora una volta i valori sono più elevati al Nord rispetto a Sud e Isole.

Sanità e salute
Tende a stabilizzarsi il numero di ricoveri ospedalieri
Nel 2014, le dimissioni ospedaliere per acuti (escluse riabilitazione e lungodegenza) in regime ordinario e in day hospital sono state 8.682.042, ossia 1.428 dimissioni ospedaliere ogni 10 mila residenti. Prosegue la diminuzione dei ricoveri, sebbene con ritmi decrescenti: -5% tra 2010 e 2011 e tra 2011-2012; -4,3% tra 2012 e 2013; -3,3% tra 2013 e 2014. Il sistema ospedaliero, dopo un lungo periodo di riorganizzazione che ha portato a deospedalizzare i casi meno gravi e quelli che potevano essere presi in carico dalle strutture sanitarie territoriali, tende ad una stabilizzazione del numero di ricoveri anche considerando il progressivo invecchiamento della popolazione che pone un freno ad un ulteriore calo della ospedalizzazione.

Sempre buono lo stato di salute percepito, donne svantaggiate
Nel 2016, il 70,1% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute (valore stabile rispetto a un anno prima), più elevato fra gli uomini (73,9%) che fra le donne (66,4%). A parità di età, già dai 45 anni le donne appaiono svantaggiate: nella fascia di età 45-54 anni il 73,7% degli uomini si considera in buona salute contro il 69,1% delle coetanee, ma le differenze maggiori si hanno tra i 60 e i 64 anni (58,3% contro 49,7%) e i 75 anni e oltre (28,7% contro 20,9%). Tra le regioni italiane le situazioni migliori si rilevano a Bolzano (84,5%), Trento (78,5%) ed Emilia-Romagna (73,5%), le peggiori in Calabria (62,1%) e Sardegna (63,0%).
Sul fronte delle patologie croniche, il 39,1% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una fra le 15 considerate, valore in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali). Le malattie o condizioni croniche più diffuse sono l’ipertensione (17,4%), l’artrosi/artrite (15,9%), le malattie allergiche (10,7%), l’osteoporosi (7,6%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,3%).

Italiani non rinunciano al pranzo a casa
Anche nel 2016 il pranzo è il pasto principale, consumato in oltre sette casi su dieci fra le mura domestiche. La quota più bassa si registra tra gli uomini di 35-44 anni (48,9%). Diffusa e stabile nel tempo è anche la consuetudine a fare una colazione adeguata al mattino: circa otto persone su dieci abbinano al caffè o al tè alimenti nutrienti come latte, biscotti, pane. Questo comportamento salutare è più diffuso fra le donne (84,6%) rispetto agli uomini (78,6%).

Giustizia, criminalità e sicurezza

Cresce la percezione del rischio criminalità
Nel 2016 sono il 38,9% le famiglie italiane che indicano il rischio di criminalità come un problema presente nella zona in cui abitano (30,0% nel 2014). Nel Lazio una famiglia su due percepisce tale rischio (50,0% delle famiglie), seguono Veneto (45,7%), Emilia-Romagna (45,5%) e Lombardia (44,3%); quest’ultima occupava la prima posizione nel 2014 con il 37,2%. La Campania risulta in quinta posizione, come nel 2014, ma la quota di famiglie è ben superiore (43,5% contro 33,3%).

Istruzione e formazione
Cresce il livello di istruzione ma gli iscritti al sistema scolastico scendono per il 5° anno consecutivo
Nell’anno scolastico 2014/2015 sono 8.885.802 gli studenti iscritti nei vari corsi scolastici, 34.426 in meno rispetto al precedente anno. Il calo di iscritti riguarda le scuole dell’infanzia (-26.845), le scuole primarie (-6.575) e le scuole secondarie di primo grado (-22.037). La diminuzione degli iscritti nei percorsi scolastici è principalmente dovuta al calo demografico delle nuove generazioni, non sufficientemente compensato dalla crescente presenza nelle nostre scuole di alunni con cittadinanza non italiana. Aumentano invece gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (+21.031).
Gli alunni stranieri nelle scuole italiane ammontano a 814.208, il 9,2% degli iscritti. Sono le scuole del Nord e del Centro ad accogliere il maggior numero di studenti stranieri; in queste ripartizioni, infatti, la loro presenza nelle scuole dell’obbligo è pari, rispettivamente, al 14,7% e al 12%, mentre nel Sud e nelle Isole non va oltre il 3,3%.
Il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al cento per cento per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado, al 93,1% per quella di secondo grado. Il tasso di partecipazione al sistema formativo nel suo complesso, calcolato considerando anche gli iscritti ai percorsi triennali di Istruzione e formazione professionale, risulta invece pari a 98,8%.
Nell’anno scolastico 2014/2015 la percentuale di non ammessi alla classe successiva scende all’8,3% nella scuola secondaria di secondo grado, pur rimanendo molto superiore a quella che si registra nella secondaria di primo grado (3,0%). Nelle scuole secondarie di secondo grado, la selezione scolastica è più forte nel passaggio dal primo al secondo anno, infatti la percentuale di alunni respinti è del 14%.
Il livello d’istruzione della popolazione italiana si è costantemente innalzato nel corso del tempo. Nel 2015 oltre tre persone su dieci hanno una qualifica o diploma d’istruzione secondaria superiore (35,6%), valore stabile rispetto al 2014, mentre cresce dal 12,7 al 13,1% la percentuale di chi possiede un titolo universitario.

Sempre meno i diplomati che proseguono gli studi all’università
Il passaggio dalla scuola secondaria all’università (percentuale di neo-diplomati che si iscrivono per la prima volta all’università nello stesso anno in cui hanno conseguito il diploma) diminuisce ancora rispetto all’anno accademico 2013/14 (-0,6 punti percentuali): sono poco meno della metà i diplomati del 2014 che si sono iscritti all’università (49,1%), con i valori più alti per Molise (58,1%) e Abruzzo (54,6%).
Si conferma la maggiore propensione delle ragazze a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria: le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono circa 55 su 100 contro appena 44 diplomati.
Nell’anno accademico 2014/2015 la popolazione universitaria è composta da 1.652.592 studenti, in ulteriore flessione rispetto al precedente (-1,5%). Continuano a calare gli iscritti ai corsi triennali (-1,5%) e a crescere le iscrizioni ai corsi magistrali a ciclo unico (+1,4%). Gli studenti che hanno conseguito un titolo universitario nel 2014 sono 304.608, 2.377 in più rispetto all’anno precedente (+0,8%).
Negli ultimi anni le donne rappresentano la maggioranza degli iscritti in tutte le tipologie di corso, in particolare in quelli magistrali a ciclo unico dove sono oltre sei su dieci (62,7%). Il percorso di studi delle donne è generalmente più brillante: nell’anno solare 2014 il 39,9% delle 25enni ha conseguito per la prima volta un titolo universitario (25,8% di uomini), il 23,5% una laurea magistrale (15,1% di uomini).
Nel 2015 lavora il 45,9% dei diplomati del 2011 di scuola secondaria di secondo grado, mentre il 28,9% è impegnato negli studi terziari; lavorano in misura maggiore i diplomati degli istituti professionali (63%) e tecnici (58,5%); gli uomini (50,1%) più delle donne (41,6%). L’occupazione tra i laureati risulta più alta: nel 2015, a quattro anni dal conseguimento del titolo, lavora il 72,8% dei laureati di primo livello e l’83,1% dei laureati di secondo livello. Per i dottori di ricerca invece si registra quasi la piena occupazione: ha un’attività lavorativa il 91,5% dei dottori che hanno conseguito il titolo nel 2010 e il 93,3% di quelli che lo hanno ottenuto nel 2008.

Cultura e tempo libero
Mercato editoriale sempre più polarizzato
Nel 2014 sono stati pubblicati in Italia 57.820 libri, per un totale di quasi 168 milioni di copie. Rispetto all’anno precedente diminuiscono sia il numero dei titoli (-6,7%) sia la tiratura (-7,6%). La quota di edizioni scolastiche sul totale è rimasta pressoché stabile all’11,9%. Le prime edizioni rappresentano, come negli anni precedenti, la maggior quota della produzione (63,0%), a conferma di un mercato che punta soprattutto sulle novità, meno sulla durata delle proposte editoriali.
Il panorama editoriale è dominato dai grandi editori i quali, pur rappresentando poco più di un decimo del totale (12,6%), coprono più di tre quarti dei titoli pubblicati (76,3%) e l’89% della tiratura; questi hanno prodotto mediamente 236 titoli e circa 800 mila copie ciascuno. I piccoli editori, che sono il 57,7% del totale, hanno invece pubblicato in media circa 4 titoli e meno di 7 mila copie ciascuno.

Aumento sostenuto dei visitatori ai musei
Nel 2015 i musei, i monumenti e le aree archeologiche statali aperti al pubblico sono 441, quattro in più sull’anno precedente. I visitatori hanno fatto registrare un deciso incremento, passando da quasi 41 milioni nel 2014 a oltre 43 milioni (+6,2%).
Boom di spettatori al cinema
Nel 2016, il 66,3% della popolazione di 6 anni e oltre ha fruito di almeno uno spettacolo, un intrattenimento o una visita a musei e mostre. Tutte le forme di intrattenimento risultano in crescita ma ad aumentare di più sono gli spettatori al cinema, passati dal 49,7% del 2015 al 52,2%, e quelli che seguono concerti di musica diversa dalla classica (da 19,3% a 20,8%); i concerti di musica classica subiscono invece una diminuzione della quota di spettatori dal 9,7 all’8,3%.
La televisione è sempre il medium più amato dagli italiani, la guarda il 92,2% della popolazione di 3 anni e più. Il piccolo schermo attira spettatori in tutte le fasce di età, ma i più accaniti fruitori sono i giovanissimi di 6-14 anni e gli anziani di 65-74 anni, con quote che superano il 96%.
L’ascolto della radio interessa invece il 53% della popolazione, in sensibile diminuzione dal 57,9% del 2015, anche se aumentano i fidelizzati, ossia coloro che la ascoltano tutti i giorni (da 55,4 a 59,7%). I programmi radiofonici hanno le maggiori audience fra le persone di
20-54 anni (oltre il 65%).

Meno lettori di libri e di quotidiani
L’abitudine alla lettura dei quotidiani (almeno una volta la settimana) riguarda poco più di quattro persone di 6 anni e più su dieci (43,9% ) nel 2016, dal 47,1% di un anno fa. Rimane invece pressoché stabile la quota di chi legge quotidiani 5 volte e più la settimana (35,4%). In calo anche la quota di lettori di libri, dal 42% del 2015 al 40,5% dell’anno in corso. Tra chi si dedica alla lettura, quasi la metà (45,1%) legge al massimo 3 libri nell’anno, mentre il 14,1% legge più di un libro al mese.

Trasporti

In calo la soddisfazione degli utenti per i mezzi pubblici urbani
Nel 2016, circa un quarto delle persone di 14 anni e oltre ha utilizzato, almeno una volta durante l’anno, l’autobus, il filobus o il tram per spostarsi all’interno del proprio comune. Il ricorso ai mezzi pubblici urbani è più diffuso nelle regioni del Centro-Nord e nei comuni di grande urbanizzazione, raggiungendo punte di utenza del 66,7% nei comuni che si trovano al centro delle aree metropolitane.
La qualità del servizio di trasporto urbano è giudicata soddisfacente da oltre la metà degli utenti, per gli aspetti relativi a frequenza e puntualità delle corse (rispettivamente 53,6% e 52,3%) e da poco meno del 50% per la possibilità di trovare posto a sedere (49%). Il maggiore gradimento viene espresso dagli utenti che risiedono nel Nord, in particolare nelle regioni Nord-orientali e nei comuni di piccole e medie dimensioni, mentre si dichiarano maggiormente insoddisfatti gli abitanti del Sud, delle Isole e delle aree metropolitane.
Il giudizio degli utenti sul trasporto urbano è nel complesso meno positivo di quello espresso su altri mezzi di trasporto pubblici ed è anche peggiorato rispetto al 2015, a fronte di un leggero incremento della quota di utilizzatori (da 24% a 24,4%).
Nel 2015 il parco veicolare risulta composto da 42.241.934 autoveicoli. Le autovetture sono l’88,4% del totale (37.351.233, ossia 6 ogni 10 abitanti), gli autocarri l’11% e gli autobus lo 0,2%. È la Lombardia che detiene il primato di autovetture registrate (15,9%), seguono Lazio (9,9%) e Campania (9%).