La mareggiata porta via ‘O Chiavicone, distrutto l’Arco Borbonico.

Sul lungomare Caracciolo a Napoli i resti dell'antico arco borbonico in pietra, ultima testimonianza del vecchio porticciolo borbonico, crollato nel pomeriggio per effetto delle burrasche di questi giorni, 2 gennaio 2021. ANSA / CIRO FUSCO

La mareggiata che nei giorni scorsi ha interessato il lungomare di Napoli, oltre a recare danni ingenti ai locali di via Partenope, ha mietuto un’altra vittima: si tratta dell’antico arco borbonico in pietra, ultima testimonianza del vecchio porticciolo borbonico ritratto in tanti dipinti della Scuola partenopea, che è crollato nel pomeriggio per effetto delle burrasche di questi giorni.

L’arco risale al ‘700 e nacque come approdo per i pescatori, i cosiddetti ‘luciani’, gli abitanti del vicino borgo di Santa Lucia, ma successivamente, nel corso dell’800, fu trasformato in terminale dello scarico fognario venendo ribattezzato dai napoletani ‘O Chiavicone. Da anni abbandonato all’incuria, e in equilibrio precario su una porzione di masso, l’arco era stato recentemente puntellato con i tubi innocenti.

Messo a dura prova negli anni da diverse ondate di maltempo aveva retto fino a oggi: fatali le ultime burrasche che lo hanno fatto crollare in acqua quasi per intero.

Tre ceri funebri in memoria di “un pezzo della storia di Napoli che se ne va” sono stati deposti sul lungomare cittadino all’altezza di dove sorgeva l’Arco borbonico, ultima testimonianza del vecchio molo settecentesco approdo per le barche dei ‘luciani’, come vengono chiamati i pescatori del vicino borgo di Santa Lucia, crollato ieri dopo essere stato messo a dura prova dalle mareggiate.

A sistemare i lumini un giovane che indossa una felpa bianca con impresso lo stemma del Regno delle Due Sicilie.

“Ha vinto l’incuria, è una vergogna – spiega il ragazzo che si chiama Massimiliano e che si professa napoletano più che simpatizzante neo borbonico – con il crollo dell’arco è stato calpestato un pezzo della nostra storia, qui venivano il re e i pescatori di Santa Lucia. Si sapeva che era in pericolo, ma nessuno ha fatto niente. Al Nord non sarebbe successo, lì hanno maggiore cura delle loro radici”.

Complice il maltempo – sul lungomare tira un forte vento – e le restrizioni anti Covid, sul posto c’è pochissima gente. Quei pochi che passano tuttavia si fermano, e qualcuno scatta una foto di quel cumulo di massi imprigionato tra i tubi innocenti sopraffatti dalle macerie e ora accasciati a pelo d’acqua. Unanimi i commenti in cui si mischiano amarezza e rabbia per lo stato di incuria in cui versano taluni monumenti cittadini. L’arco borbonico fu realizzato nel ‘700 come approdo per i pescatori, ma successivamente, nel corso dell’800, fu trasformato in terminale dello scarico fognario venendo ribattezzato dai napoletani ‘O Chiavicone. Da anni abbandonato all’incuria, e in equilibrio precario su una porzione di masso, negli ultimi tempi l’arco era stato puntellato con i tubi innocenti.

Rabbia e polemiche che esplodono invece copiose sui social Twitter e Facebook. “Ecco qua. Ha lottato. Ha resistito. Ha fronteggiato onde di 6 metri in questi giorni. Poi ha ceduto. L’Arco Borbonico del 1700 ha tenuto testa al mare ma non all’incuria di chi doveva proteggere un bene prezioso. Perché tutti crolliamo se lasciati soli” il post su twitter di Annamaria. “Imperdonabile incuria e spregio per la nostra storia. Parolai, che delusione” le fa eco un altro utente che espone nel profilo lo stemma neo borbonico. (ANSA).