La “Memoria” per non dimenticare Napoli nel ricordo delle vittime dell’Olocausto.

Quanto è importante comprendere il dramma della Shoah per le nuove generazioni?
Lo sa bene l’associazione culturale “Rosa Bianca” che, grazie all’infaticabile perizia della presidentessa Tina Bianco, è riuscita ad organizzare un evento di memorabile delicatezza presso il Comando Aeroporto Capodichino “Ugo Niutta”.

Nella splendida cornice del Salone degli Aviatori, alla presenza delle forze armate e di una moltitudine di studenti delle scuole superiori, illustri rappresentanti del mondo accademico, giornalistico e letterario si sono alternati nel relazionare circa l’essenziale ruolo della conoscenza dei fatti accaduti e l’impossibilità del ripeterli.

L’incontro, moderato dal  luogotenente Roberto Russo, ha fornito agli astanti interessanti spunti di riflessione riuscendo a creare un’atmosfera di curiosità mista a commozione.

Dopo i saluti del Colonnello Stefano Ferramondo, che ha invitato i giovani a non soffermarsi alla ricorrenza annua nota come “Giornata della Memoria” ma ad andare oltre, comprendendo l’importanza del ricordo costante, i relatori sono stati introdotti da Tina Bianco la quale, con un filmato breve ma emozionante, ha raccontato cosa si cela dietro il fiore-simbolo dell’associazione da lei presieduta: la rosa bianca fu il simbolo di un movimento di resistenza non violenta che si oppose agli aberranti ideali nazisti.

La parola è poi passata al professor Luigi Caramiello, docente di sociologia dell’arte e della letteratura dell’Università Federico II, il quale, con mirabile dovizia di particolari e grazie al suo immenso bagaglio culturale, è riuscito a fare il punto della situazione israeliana  tra passato e presente in modo impeccabile: il suo è un invito all’approfondimento di quanto è storicamente accaduto ed una nota amara verso le istituzioni del nostro Paese che non sempre si dimostrano all’altezza di tale argomentazione.

Successivamente, la giovane studentessa e praticante pubblicista, Myriam Guglielmetti, è intervenuta riprendendo il leitmotiv dello studio come base per la comprensione della Shoah, citando alcune delle opere letterarie e cinematografiche che le hanno aperto la mente.

Il dottor Mariano Iodice, direttore dell’Agenzia Stampa Mediapress, in un discorso appassionato, ha evidenziato quanto debba prevalere oggi la conoscenza empatica ed emozionale sulla pura e talvolta banale documentazione dei fatti storici.
Mons. Doriano Vincenzo De Luca, dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Napoli e Parroco dell’Immacolata Concezione, ha raccontato dell’esperienza del padre e dello zio nel campo di sterminio di Auschwitz e dei vari tentativi per mettere in salvo gli ebrei del ghetto romano: oggi, nel suo pensiero, bisogna mantenere vivo il senso del “memoriale” più che della “memoria”.
Un momento di breve pausa musicale, allietato dalla struggente Ave Maria di Schubert cantata da Maria Movchan, soprano ed insegnante di lirica presso l’Accademia Federico II, ha preceduto la testimonianza della scrittrice e regista Dova Cahan.
Autrice, multilingue, figlia di un sionista che ha tentato di salvare molti ebrei dalla prigionia, Dova ha raccontato, emozionata, le vicende che ne hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza, le sue peregrinazioni e  il rapporto con il padre: è suo il libro “Un askenazita tra Romania ed Eritrea”.

Dopo i saluti finali, a chiusura di un viaggio ricco di emozioni e cultura che ha rapito i presenti, la parola ha ceduto il passo alla gola, conquistata dalle delizie di Donna Luisella e delle sua botteghe di leccornie e sapori nel cuore di Napoli  “Benvenuti al Sud” e “Bianco Baccalà”.

Myriam Guglielmetti