Laurea Honoris Causa a Patrizio Oliva: in Italia la boxe professionstica è morta.

“Sono convintissimo che uno sportivo, vivendo con i valori dello sport, diventerà sicuramente anche un ottimo cittadino. Perché dove c’è sport, dove c’è pratica sportiva non c’è razzismo, non c’è bullismo, non ci sono barriere culturali”. Lo ha detto l’olimpionico e campione mondiale di pugilato, Patrizio Oliva, a Foggia per ricevere la laurea honoris causa in ‘Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate’. “Credo – ha aggiunto – che lo sport e la cultura siano uno strumento formativo, fondamentale per i giovani”. “Nello sport – ha concluso – sentiamo spesso parlare di rispetto delle regole e di rispetto dell’avversario che, tradotto in senso civico, non sono altro che rispetto delle leggi, rispetto dell’ambiente e rispetto della persona”.

“Il pugilato italiano vive una situazione un po’ critica da diversi anni: da 15 anni il pugilato professionistico è morto, scomparso”. Lo ha sottolineato l’ex campione del mondo di pugilato Patrizio Oliva oggi all’Università di Foggia dove gli è stata della laurea honoris causa in Scienze motorie.

“In Italia – ha precisato Oliva ribadendo concetti già espressi in passato – ci stiamo reggendo sul dilettantismo, ma noi sappiamo bene che nell’immaginario collettivo il pugilato è quello professionistico. I dilettanti li vediamo ogni quattro anni e questo non è un buon strumento di promozione alla nostra attività”.

“Da 15 anni a questa parte – ha concluso l’olimpionico di Mosca ’80 – in Italia il titolo mondiale dei professionisti è sfumato, perché c’è stata una politica federale sbagliata”. (ANSA)