Napoli nel Cinema dal 27 settembre tutti i giovedì a Capodimonte.

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Dal 27 settembre 2018 all’8 marzo 2019, ore 20.00 (ultimo giovedì di ogni mese)

Napoli nel Cinema

Museo e Real Bosco di Capodimonte, Auditorium

ingresso libero, consigliato da Porta Grande

 

Dopo il successo estivo del cinema all’aperto alla Fagianeria nel Real Bosco di Capodimonte, lo scorso mese di luglio, continua la rassegna “Napoli nel Cinema” e si sposta nell’Auditorium del Museo e Real Bosco di Capodimonte. Proiezioni a partire dalle ore 20.00 con la città di Napoli sempre protagonista di pellicole che hanno fatto la storia. Si parte giovedì 27 settembre 2018 fino al 28 marzo 2019, sette appuntamenti sempre l’ultimo giovedì di ogni mese. La rassegna è realizzata grazie al contributo della Regione Campania, è curata da Maria Tamajo Contarini e organizzata da Marialuisa Firpo per conto della società Stella Film srl. Si ringraziano gli Amici di Capodimonte onlus.

Eccoli nel dettaglio:

Giovedì 27 settembre 2018 ore 20.00

Il primo appuntamento è dedicato al cinema muto che proprio a Napoli, con grandissima apertura verso il nuovo, muove i primi passi e si consolida. Da Francesca Bertini a Elvira Notari il grande cinema italiano d’inizio Novecento è al femminile. Due significativi contributi alla storia del cinema nazionale restaurati dalla Cineteca di Bologna.

 

Assunta Spina 

di Francesca Bertini (non accreditata) e Gustavo Serena

con Francesca Bertini

Italia, 1915 / durata 67 minuti / muto

 

Assunta Spina – tratto dall’omonimo dramma di Salvatore Di Giacomo – è certamente uno dei film memorabili del cinema muto italiano. Assunta Spina viene girato nell’autunno del 1914 a Napoli e durante le riprese la città diventa protagonista: il film ne riflette l’anima profonda, ne scruta ogni suo aspetto, restituendone con realismo tutte le diverse nature. Gli angoli pittoreschi, i quartieri caotici, i mercati rionali, i sobborghi popolari. Quiete, caos, rumore e degrado accanto all’esuberanza, la passionalità, ma anche lo spirito vendicativo e le reazioni smodate – che spesso degenerano in violenza – tipiche del popolo napoletano. Lo stereotipo si riscatta dal luogo comune grazie all’uso della macchina da presa che riprende la città con assoluto realismo. La storia della stiratrice di Salvatore Di Giacomo mette in scena l’atavico conflitto delle passioni umane, perennemente in bilico tra amore e morte.

Francesca Bertini è il vero deus ex machina di Assunta Spina: quando il produttore Barattolo le offre la parte della stiratrice, ruolo che l’attrice napoletana aveva interpretato al suo debutto teatrale, la Bertini accetta, ma solo a patto che le sia affidata la regia del film. È un azzardo che si rivela vincente: a fianco del fido operatore Alberto Carta, la Bertini mette in luce un’imprevedibile sensibilità nella messa in scena, nella scelta delle inquadrature, nella gestione degli attori, rivelando un talento insospettabile anche in un ambito per lei del tutto inconsueto.” Giovanni Lasi

 

Napoli sirena della canzone

di Elvira Notari

con Salvatore Papaccio, Gennaro Mongelluzzo, Eduardo Notari (Gennariello) e altri cantanti napoletani

Italia, 1929 / durata 16’ / muto

 

Napoli sirena della canzone è un montaggio di frammenti da film non identificati di Elvira Notari (1875- 1946). La Notari, una delle prime registe della storia del cinema, fonda assieme al marito la Dora Film, impresa familiare specializzata nella produzione locale napoletana, molto significativa durante tutto il periodo del muto. La coppia di produttori, attori, registi e sceneggiatori inizialmente si dedicò a brevi pellicole da proiettare al termine di veri e propri film. Negli anni Dieci si dedicarono a film con riprese ‘dal vero’ e poi a lungometraggi, spesso tratti dalle canzoni presentate in occasione della Festa di Piedigrotta. Negli anni Venti la loro fama arriva oltreoceano, dedicandosi al pubblico degli emigrati del sud Italia nelle Americhe. Purtroppo gran parte della produzione è andata perduta.

“Senza dubbio un diligente raffronto con le fotografie dei film perduti di Notari consentirebbe di identificare la fonte di molti dei frammenti; ma davvero dobbiamo o vogliamo farlo? La seconda vita come found footage rende loro uno splendido servizio. Non più imbrigliate in una narrazione, queste immagini ci appaiono ancor più suggestive e intense, come i testi delle canzoni cui, nei tardi anni Venti, fornivano un accompagnamento visivo.” Mariann Lewinsky

 

Giovedì 25 ottobre 2018 ore 20.00

La tavola dei poveri 

di Alessandro Blasetti

con Leda Gloria, Raffaele Viviani, Salvatore Costa, Mario Ferrari

Italia, 1932 / durata 71 minuti / drammatico

 

Il film tratto dall’omonimo atto unico di Raffaele Viviani del 1931, racconta di un marchese decaduto e presidente di una società di beneficenza che viene involontariamente coinvolto in uno scandalo. Tutto si aggiusta, ma l’evento determina per il protagonista ugualmente una triste vecchiaia. Un film drammatico che vede lo stesso Viviani interprete, nella parte del Marchese Isidoro Fusaro. La sceneggiatura è firmata tra gli altri, oltre che da Raffaele Viviani, anche da Mario Soldati.

 

 

Giovedì 29 novembre 2018 ore 20.00

Libera

di Pappi Corsicato

Con Iaia Forte, Vincenzo Peluso, Ninni Bruschetta, Manrico Gommarota, Pino Calabrese

Italia 1993 / durata 85 minuti / commedia

 

Film d’esordio di Pappi Corsicato – assistente di Almodovar in Légami. Corsicato approda al cinema con una commedia sulla sua Napoli. Il film, diviso in tre episodi, racconta in chiave di melodramma rovesciato disagi, situazioni e controindicazioni della città

Aurora, Carmela e Libera, le tre protagoniste dei tre episodi, danno il nome agli stessi. Il dramma di Aurora, lasciata dal marito, spesso in bancarotta, che fugge con l’amante. Incontra dopo molto tempo l’uomo che aveva amato da giovane. Carmela è un’infermiera con un figlio omosessuale. Il ragazzo scoprirà con un colpo di scena una notizia incredibile sulla madre. Infine Libera ha una rivendita di giornali e un marito pigrissimo. Quando scopre di essere tradita non si perde d’animo. Compra una videocamera, gira filmetti porno del marito con l’amante e li rivende. In breve, diventa ricchissima.

 

Giovedì 27 dicembre 2018 ore 20.00

Fermo con le mani

di Gero Zambuto

Italia 1937 / durata 77 minuti / commedia

con Totò, Franco Coop, Oreste Bilancia, Cesare Polacco, Erzsi Paal, Tina Pica, Miranda Bonansea, Erminio D’Oliva, Nicola Maldacea, Giuseppe Pierozzi, Guglielmo Sinaz, Alfredo Martinelli, Lena Bellocchio, Ivonne Sandner, Gero Zambuto

 

Film d’esordio di Totò, è uno dei primi tentativi del cinema italiano di film interamente comici, basati sull’estro umoristico di un attore-maschera. Scene comiche e anche irriverenti per l’epoca, gag, frasi o parole che diventeranno poi famosissime, come “quisquilie” o “pinzillacchere” compongono la commedia che lancia Totò finalmente approdato sul grande schermo.

Il vagabondo Totò vive di espedienti e dorme in una casa diroccata che è costretto ad abbandonare perché in demolizione. Scoperto da un cameriere mentre ruba un pollo durante la fuga incontra prima il suo vecchio amico di sventura Vincenzino e poi una bambina che decide di adottare strappandola al suo sfruttatore. Tra tante vicissitudini, coup de théâtre e situazioni paradossali, la vita di Totò si snoda lungo tutto il film fino ad un classico lieto fine!

 

Giovedì 31 gennaio 2019 ore 20.00

Bella e perduta

di Pietro Marcello

con Sergio Vitolo, Gesuino Pittalis, Tommaso Cestrone, Elio Germano

Italia, 2015 / durata 86 minuti / documentario

 

Un apologo morale in forma di fiaba che mescola mirabilmente la tecnica del documentario e la licenza della finzione.”Emanuele Sacchi

Unico rappresentante italiano al festival di Locarno 2015, Pietro Marcello riesce con Bella e Perduta a raccontare l’Italia attraverso un film struggente e poetico. Oltre il documentario, oltre la fiction, l’opera di Marcello contiene elementi narrativi eterogenei che concorrono a portare lo spettatore in un vero e proprio viaggio nell’onirico. A partire da una vicenda reale, narrata con elementi documentaristici, la storia si inerpica in percorsi fantastici.

Il pastore Tommaso, detto l’Angelo del Carditello per aver salvaguardato a proprie spese la reggia borbonica, muore la notte di Natale. Dall’aldilà viene conferito a Pulcinella l’incarico di salvare dal macello Sarchiapone, il bufalo parlante che Tommaso aveva adottato. La storia di Sarchiapone diviene il punto di vista da cui osservare le storture e la mancanza di alternative dell’umanità.

Marcello usa la tecnica di montaggio del found footage (merito di Sara Fgaier) che già stupì ne La bocca del lupo. Bella e Perduta è – grazie al suo infaticabile autore, che non perde mai il controllo di una messa in scena esemplare – il risultato esponenziale degli elementi che la compongono.

 

Giovedì 28 febbraio 2019 ore 20.00

Mani sulla città

di Francesco Rosi

con Rod Steiger, Guido Alberti, Marcello Cannavale, Alberto Canocchia, Salvo Randone

Italia, 1963 / durata 110 minuti / drammatico

 

Francesco Rosi con questo film – Leone d’oro al Festival di Venezia nel 1963 – si consacra uno fra i maggiori talenti del cinema Italiano dell’epoca.

Esponendo alla luce del sole gli ingranaggi dei giochi di potere, Rosi pone il problema dei rapporti tra morale e politica. Per chi detiene il potere la questione è presto risolta: fare politica significa addentrarsi in un campo in cui la morale tradizionale non ha più valore e dove contano soltanto l’opportunismo, la corruzione, la capacità di manovra. Per conquistare il potere e conservarlo, ogni metodo è ammesso.

Sostenuto dall’interpretazione espressionista di Rod Steiger e di Guido Alberti, dalla fotografia di Gianni Di Venanzo, che crea un clima opprimente attraverso l’uso di un bianco e nero fortemente contrastato, e dalla musica dalle sonorità metalliche di Piero Piccioni, Rosi trasforma il proprio film in una sorta di thriller politico. La sua messa in scena, lungi dall’essere una semplice ricostruzione documentaria, utilizza tutte le risorse dell’immaginario urbano. Napoli acquista così un’autonomia e una ricchezza figurativa capaci di trasformarla nell’emblema di tutte le metropoli occidentali colpite dal dramma della speculazione immobiliare

 

Giovedì 28 marzo 2019 ore 20.00

Indivisibili 

di Edoardo de Angelis

Italia 2016 / durata 100 minuti / drammatico

 

Un film potente, con una scrittura originale dal ritmo incalzante. Il racconto del degrado di una periferia abbrutita attraverso la storia di due gemelle siamesi dalla voce d’oro. In un mondo in cui un padre preferisce mantenere le figlie “mostro” “fenomeno da baraccone”, ma proprio per questo in grado di fruttare danaro, piuttosto che renderle “libere”.

Viola e Dasy sono due gemelle siamesi che si esibiscono ai matrimoni e alle feste come cantanti neomelodiche. Cantano ai matrimoni e alle feste e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. Tutto sembra procedere per il meglio fino a quando le ragazze non scoprono che potrebbero dividersi. Il loro desiderio di vivere una vita normale e di provare ognuna la propria unicità, viene ostacolato dai familiari, che vorrebbero continuare a guadagnare grazie ai loro spettacoli.

Una storia d’amore tra sorelle, un amore in cui una delle due chiede di poter respirare autonomamente l’ossigeno della vita trovando un ostacolo nell’altra ma è anche qualcosa di più, perché finisce con il parlarci di una terra e di un popolo.

Il film ha trionfato al Festival del Cinema di Venezia nel 2016, vincendo il Premio FEDIC, il Premio Lina Mangiacapre, il Premio Francesco Pasinetti per il miglior film e il Premio Gianni Astrei. Ha inoltre ricevuto ben 17 candidature ai David di Donatello 2017 di cui 6 trasformate in premi.

 

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