Neuromed ancora una volta in prima linea per la prevenzione e il trattamento dell’ictus cerebrale.

L’I.R.C.C.S Neuromed, fortemente impegnato sul fronte dell’ictus cerebrale, ha preso parte a Bruxelles ad un evento che ha riunito sia esponenti politici che figure chiave nel panorama delle politiche sanitarie. Obiettivo del meeting: creare sinergie e scambiare concetti in modo da migliorare la prevenzione della patologia, soprattutto quella conseguente alla fibrillazione atriale.

Il meeting di Bruxelles, che ha visto l’incontro tra esponenti dell’Intergruppo parlamentare sui problemi sociali dell’ictus e altri protagonisti del mondo della sanità, è stato focalizzato principalmente sul tema della prevenzione per questa patologia, che rappresenta un problema molto serio in tutto il mondo, non solo per i cittadini che ne vengono colpiti, ma anche per le strutture dei Servizi Sanitari nazionali che ne devono reggere l’impatto. Questa patologia, che rappresenta la terza causa di morte in Europa, colpisce in Italia circa 200.000 persone all’anno. Oltre al rischio di morte, nel caso dell’ictus sono molto importanti anche gli effetti lasciati dalla malattia. Invalidità che arrivano ad essere anche molto gravi, difficoltà a svolgere una vita normale, necessità di assistenza.

Di fronte a questo problema sono necessarie azioni forti e coordinate, soprattutto nel campo della prevenzione. Una strada che, sia per l’ictus che per altre patologie di rilevante impatto sociale, vuole essere percorsa dal Parlamento Europeo, sempre più interessato alla discussione di temi sanitari al fine di sottoporre all’attenzione degli Stati proposte risolutive volte ad arginare le singole problematiche.

Nell’evento di Bruxelles l’I.R.C.C.S. Neuromed era rappresentato dal dottor Rodolfo Grella, della Stroke Unit Neuromed, che ha portato i dati e l’esperienza dell’Istituto di Pozzilli (IS) come esempio di “best practice” nella lotta all’ictus.

“Relativamente al trattamento acuto e riabilitativo e al post ictus – spiega Grella – sono necessarie strutture adeguate di accoglienza e gestione del paziente, le Stroke Unit appunto, che dovrebbero essere distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, ma al momento non lo sono. Tali reparti sono infatti in grado di abbattere per più del 30% i rischi e le complicanze relative all’ictus cerebrale”.

Il meeting di Bruxelles aveva proprio l’obiettivo di focalizzare l’attenzione degli esponenti politici e degli attori coinvolti nelle scelte di politica sanitaria verso una patologia che necessità di una azione concertata, che abbracci prevenzione e terapia in un unico percorso ideale.

“C’è da essere – continua Grella – fiduciosi e soddisfatti dell’attenzione raccolta in occasione dell’incontro al Parlamento Europeo sul tema dell’Ictus. I vertici Europei sono stati sensibilizzati verso il problema che ormai affligge in Italia quasi un milione di persone; persone che convivono con esiti a volte drammatici, con due terzi di loro che presentano invalidità di grado medio o grave, e che impattano pesantemente sulle famiglie, sui pazienti stessi e sui costi del sistema sanitario nazionale e sui Servizi Sociali. E’ necessario garantire un percorso assistenziale articolato ma fruibile, in grado di fornire al paziente affetto da ictus cerebrale una corretta, rapida e continua assistenza, offrendo altresì una formazione specifica per il personale sanitario dedicato e per qualunque attore della comunità (familiari, associazioni di volontariato, assistenti sociali, etc.).

Tali interventi devono essere mirati e ben coordinati in tutte le singole fasi della patologia e modulati sulle necessità del paziente”.

 

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