Pesca ai datteri di mare, condanne fino a 6 anni.

Un fermo immagine tratto da un video della guardia di finanza di Napoli, 23 marzo 2021: La Procura di Napoli e della GdF ha notificato 19 misure cautelari con l'accusa di devastazione ambientale attuata per scavare dalle rocce del Porto di Napoli e anche dei Faraglioni di Capri per prelevare dalle rocce i "datteri di mare", molluschi che vengono estratti picconando e infliggendo un grave danno all'ecosistema marino. Secondo quanto accertato da un pool di esperti che hanno fatto da consulenti agli inquirenti, è emerso le operazioni illegali di prelievo hanno desertificato l'ecosistema che si trovava sul 48% delle pareti dei faraglioni che si trovano sott'acqua. Si tratterebbe di un procedimento senza precedenti. ANSA/GUARDIA DI FINANZA EDITORIAL USE ONLY NO SALES

“Il Tribunale di Napoli, grazie al grande apporto della Procura, e in particolare del dottore Giulio Vanacore che ha coordinato le fasi di indagini e l’accusa nei vari filoni processuali, ha scardinato una diffusa visione, erroneamente riduttiva, dei crimini contro la fauna selvatica, considerati reati minori perché non valutati nella loro complessità, quali fenomeni idonei a coinvolgere, oltre agli aspetti ambientali e legati alla salute umana, anche quelli economici”.

Così, in una nota, il WWF commenta la sentenza di condanna inflitta nei confronti di due imputati ritenuti coinvolti dai magistrati della V sezione della Procura di Napoli nella pesca illegale e nella commercializzazione di datteri di mare, un’attività che, come ha accertato l’indagine, ha provocato “la distruzione di enormi porzioni di fondale marino nell’area del Golfo di Napoli e dei faraglioni di Capri”.

“Gli imputati sono stati condannati a pene di quattro e sei anni di reclusione e al pagamento del risarcimento e delle spese processuali a favore delle parti civili, tra cui figura il WWF Italia, assistito dall’avvocato Andrea Franco”.

Nel comunicato viene anche sottolineato “il grande merito delle forze di Polizia, in particolare alla Guardia Costiera e alla Guardia di Finanza”.

Per il WWF Italia si tratta “di una sentenza storica perché finalmente si riconosce il bracconaggio come un fenomeno che, per gli enormi volumi d’affari illeciti generati, è svolto da soggetti organizzati in maniera professionale”. (ANSA).

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