Revenge porn, sui social condivisione di video hard.

Da anni sono ostaggio di quattro gruppi Instagram che hanno anche oltre 400 follower, sui quali i loro video hot vengono ciclicamente pubblicati, con tanto di nomi e cognomi “in chiaro” e addirittura con l’obbligo di “do ut des”: in sostanza se si vogliono visionare altri contenuti scabrosi bisogna ricambiare pubblicandone altri.

La Procura della Repubblica di Napoli sta indagando su questo raccapricciante fenomeno, un incubo perenne per ragazze giovanissime, (una madre sostiene anche 13enni, ndr) anche se la collaborazione con i social è praticamente assente.

“Va immediatamente fermato questo assurdo sistema”, dice il penalista Sergio Pisani, legale dei genitori di una delle ragazze che da due anni vede quelle immagini girate da un suo ex riapparire su alcuni profili. L’avvocato civilista Roberta Fogliamanzillo, ha inviato centinaia di istanze ai social senza mai ricevere risposta, anche perché le sedi legali non sono in Italia.

“E’ come lasciare in giro persone armate, – sostiene il genitore di una delle vittime – e se il social non è in grado di intervenire allora venga disposto il sequestro in via preventiva altrimenti si rischiano esasperazione e gesti estremi, come è accaduto a Tiziana Cantone”. (ANSA).