Stalking e violenza sessuale all’ex compagna, condanna a 6 anni per un pregiudicato.

Una foto della polizia mostra gli agenti nella scuola di Ragusa dove un bidello ha ripetutamente usato violenza sessuale a una migrante di 16 anni nella scuola dove lui lavora a Ragusa, 7 giugno 2016. ANSA/.POLIZIA ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING

Ha ottenuto giustizia dopo essere stata minacciata di morte, picchiata e violentata nottetempo dall’ex, nell’abitazione mentre il figlio della coppia, che ora ha due anni, dormiva: il Tribunale di Nola (Napoli) ha inflitto sei anni di reclusione ad un barbiere di 32 anni, A.A., già condannato per rapina lo scorso anno.

La vittima è una donna di 35 anni, M.B., che abita nel Napoletano, che per mesi ha vissuto un vero e proprio incubo. Aveva deciso di lasciare il suo compagno perché rivelatosi un violento: centinaia di telefonate, tutti i giorni, scenate di gelosia che spesso sfociavano in aggressione. Fino a un sabato dello scorso mese di settembre quando il 32enne, alle 4 del mattino, si è recato a casa della ex, per l’ennesima scenata. La donna, per evitare che l’uomo svegliasse l’intero caseggiato, gli ha aperto la porta di casa: il 32enne la trascina nell’abitazione, la picchia e, mentre il bimbo dorme, in un’altra stanza, la violenta, sul divano.

Lei subisce, per evitare un trauma al piccolo, che ora ha due anni. Nei giorni successivi sono iniziate le offese via Facebook e su WhatsApp. La donna non ce la fa più, si rivolge all’associazione “Donne per il Sociale” che la convince a denunciare l’accaduto e lo stalker finisce prima in carcere, per 20 giorni, poi agli arresti domiciliari, fino al giorno della condanna, emessa ieri pomeriggio.

“E’ stato un processo lungo e complesso, – dice il legale della donna, l’avvocato Luigi Ferrandino – dove i colpi di scena si sono succeduti senza sosta. In cui ci siamo trovati di fronte numerosi testimoni che hanno tentato infangare la mia assistita in tutti i modi, facendola apparire come il carnefice piuttosto che la vittima. La sentenza di ieri è stata una vittoria per tutte le donne e sono contento che è stata pronunziata a ridosso dell’ 8 marzo”. (ANSA)

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