Governo, non si esce dall’impasse, Cottarelli congelato, Di Maio incontra Mattarella, ancora il nome di Savona sul tavolo. Ribadito il no a governi tecnici.

Dopo un nuovo incontro informale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il capo politico del M5S Luigi Di Maio torna a parlare e in un video su Facebook annuncia: “Se questa legislatura deve lasciare un ricordo, deve essere per un governo politico e non tecnico. Se dobbiamo ritrovarci un governo tecnico solo perché nella squadra dei ministri ce n’è uno non accettato dal Quirinale allora faccio un ragionamento: troviamo una persona della stessa caratura di Savona“, che resterebbe comunque “nella squadra di governo in altra posizione di ministro. E’ una proposta che faccio pubblicamente”.

Al ministero dell’Economia, è la proposta di Di Maio dunque, non Savona, che farebbe comunque parte del cdm, ma una persona della “stessa caratura e libertà. Non una persona amica delle banche o delle agenzie di rating o degli interessi di altre nazioni”. Per il leader del Movimento, dunque, “o si va subito a votare senza cincischiare, senza illudersi che il governo tecnico sia neutrale, o facciamo partire un governo del cambiamento con un’altra persona in squadra. Non andando a togliere dunque, ma andando ad aggiungere. Il tema non era Savona in sé, ma una persona con quelle caratteristiche e quella caratura”, in grado “di andare in Europa a trattare in maniera efficace”.

Poi, parlando con i cronisti in sala stampa alla Camera, Di Maio aggiunge: “Se vogliamo andare al voto subito noi siamo pronti. Se invece vogliamo provare a far partire questo governo politico M5S-Lega cercando di trovare una soluzione al problema del ministro dell’Economia, noi siamo disponibili a patto che la persona individuata al Mef abbia la stessa caratura intellettuale, la stessa capacità di conoscenza e di contrattazione a livello europeo dei margini di bilancio. E l’altra è che il professor Savona deve restare nella squadra in un altro posto da ministro”.

Quanto al ritorno di un esecutivo gialloverde, Di Maio si dice disponibile. “M5S ci sta – chiosa – ora dipende dall’altra forza politica che fa parte del contratto” di governo far partire un esecutivo 5 Stelle-Lega. Se “ci stiamo, chiederemo di richiamare Conte al Quirinale e far partire il governo del cambiamento che vogliamo e con una squadra già pronta, il cui rapporto in parlamento di fiducia tra le due forze politiche c’era. E’ una grande occasione”.

“Quando si va a votare si sceglie”. E nel giorno della “festa della nostra Repubblica, il 2 giugno, sarà la giornata in cui chiederemo o governo politico o nuove elezioni”. “Il governo tecnico – rimarca Di Maio – non è contemplato dai cittadini quando vanno a votare. Tutti votano una forza politica e sperano vada al governo, oppure sanno che se i propri eletti non saranno autonomi, come è successo a noi, cercheranno intese per un governo politico”.

“Sono stati 80 giorni difficili – riconosce Di Maio – ma se deve esserci un epilogo non mi piace l’idea che sia quello di un governo tecnico, non votato dai cittadini”. Dopo 80 giorni “siamo andati al Quirinale con una lista e non ce l’hanno fatto partire” l’esecutivo M5S-Lega. Per il leader grillino, ora non restano che due strade: “andare al voto o governo politico. Spero che, se si torna al voto, si vada prima possibile, perché i cittadini si devono esprimere”.

Matteo Salvini al bivio. Ripartire con Luigi Di Maio per una riedizione del ‘governo del cambiamento’, rinunciando alla ‘bandiera’ Savona o tirare dritto per la propria strada e puntare solo al voto. “O il governo parte col contratto firmato e approvato dagli italiani nelle piazze, e con la squadra al completo concordata, magari con l’aggiunta di Giorgia Meloni, oppure avrà vinto chi dice sempre No” dice il leader della Lega Matteo Salvini. Oggi l’ipotesi di un nuovo esecutivo politico M5S-Lega sembra perdere quota. “Non è che siamo al mercato, ho una dignità e una serietà, ora spieghi Mattarella come uscirne, noi a disposizione per accompagnare il Paese al voto il prima possibile”. Per capire lo sfogo del ‘Capitano’, riferiscono fonti del centrodestra, bisogna riavvolgere il nastro e iniziare dal vertice di ieri pomeriggio tra Luigi Di Maio Salvini e Giancarlo Giorgetti, dove si sarebbe riproposto il nodo di sempre, quello del ministero dell’Economia.

I tre leader si sarebbero incontrati -mentre era in corso il tentativo di un esecutivo neutrale targato Cottarelli- per provare a ripartire con uno schema governativo giallo-verde, senza Paolo Savona al Tesoro, sul quale il Colle ha posto un veto inamovibile. L’ultima mediazione Salvini-Di Maio sarebbe accolta con favore dai tanti parlamentari preoccupati per un ritorno alle urne già a luglio. Raccontano che Di Maio, sotto processo nel suo movimento per la gestione delle trattativa fallita per andare a palazzo Chigi, avrebbe deciso di mollare la presa su più fronti, rinunciando innanzitutto all’impeachment.

Decisi a riprovarci, Di Maio e Salvini, una volta informato il Colle, si sarebbero trovati ancora una volta di fronte allo scoglio del dicastero di via XX settembre, con un caso Cottarelli sul tavolo. Raccontano, infatti, che il nome dell’economista sarebbe stato oggetto di un serrato confronto e di un nuovo braccio di ferro tra Quirinale e Carroccio. Investito, ormai, dell’incarico di formare il nuovo governo, Cottarelli (che oggi ha avuto un nuovo colloquio informale con il capo dello Stato e attende “gli eventuali sviluppi di una trattiva per la nascita di un esecutivo politico”) difficilmente sarebbe disposto a fare un passo indietro e a uscire definitivamente di scena proprio nell’ultimo miglio verso palazzo Chigi. Da qui l’ipotesi, avallata dal Colle per uscire dallo stallo con il sì di M5S e Lega, di affidare il Mef a Mr Spending review al posto di Savona.

Lo ‘scambio’ Cottarelli-Savona, però, riferiscono fonti del centrodestra, avrebbe trovato in Salvini uno strenuo oppositore: sin dal primo momento la Lega non ha mai digerito quello che considera un ‘tecnico’, espressione dei “poteri forti”. Si sarebbe riproposto, quindi, quel muro contro muro che già aveva affondato il primo tentativo di un governo giallo-verde. Da qui lo sfogo di Salvini che torna a minacciare il voto: “Non è che siamo al mercato, ho una dignità e una serietà”, spia forse della volontà, raccontano alcuni, di andare comunque ad elezioni il prima possibile, evitando responsabilità di governo.

(AdnKronos)

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