Anche se non dovesse essere ‘parlamentarizzata’ già oggi, in occasione dell’Ufficio di presidenza della prima commissione della Camera, la proposta del Pd per far ripartire il confronto sulla legge elettorale è definita: un Rosatellum rimodulato con un maggiore peso assegnato alla quota proporzionale rispetto al 50 e 50 dell’originale. “Il nostro sforzo sarà più unitario possibile”, ha spiegato Ettore Rosato.
I dem hanno già avviato i contatti con le altre forze e un quadro già c’è: il no di M5s è dato per scontato, come quello di Mdp. Del resto, Alfredo D’attorre ha già chiarito: “Siamo risolutamente contrari. Il Pd vuole solo fare saltare il banco”. L’obiettivo del Pd è quello di coagulare intorno alla nuova proposta innanzitutto la maggioranza di governo: nei contatti avuti con Ap non sarebbe arrivata una chiusura mentre Svp si è sempre detta a favore di una soluzione del genere.
Per l’opposizione, posto che la Lega il Rosatellum lo ha già votato la scorsa primavera, il nodo vero resta Forza Italia. “Parte un discorso, poi dove arriverà lo vedremo”, ha spiegato oggi un big del Pd. Per gli sherpa dem, un Rosatellum modificato con una quota proporzionale tra il 60 e il 65% e quella i collegi uninominali per il restante 35-40% non dovrebbe dispiacere a Silvio Berlusconi, che così potrebbe tenere a bada la Lega di Salvini.
L’alternativa, ad oggi, sarebbe il Consultellum con tanto di lista unica. Lo ha sottolineato ancora Rosato: “Al di là delle parole di cortesia sul tedesco, mi pare che ognuno continui a mantenere le proprie riserve il che, insieme all’impossibilità di risolvere il problema dei collegi del Trentino, rende il percorso molto accidentato”.
La nuova formula, che ricalcando una vecchia proposta Pd eviterebbe di dover riprendere l’iter parlamentare da capo assicurando così tempi contenuti, potrebbe anche non dispiacere a Giuliano Pisapia ed essere coerente con quel “mai contro il Pd” che il leader di Cp ripete ormai da tempo.
Anche in questo caso, il capogruppo del Pd alla Camera è stato chiaro parlando della “necessità di avere un centrosinistra che sappia lavorare unito. Faccio un appello a tutte le forze di centrosinistra: non bisogna cercare i nostri avversari tra noi, i nostri avversari sono la destra e i populisti -ha detto Rosato-. Teniamo una posizione responsabile nei confronti del Paese, la bussola del fare e evitiamo contrapposizioni inutili”.
L’apporto di Forza Italia, visto che i 5 Stelle si sono tirati fuori, è la condizione che rende credibile il tentativo sul Rosatellum bis. Almeno ai blocchi di partenza. Perchè Fi, riferiscono fonti azzurre, vuol vederci chiaro. E comunque, la disponibilità a sedersi al tavolo è stata una scelta quasi obbligata pur di non dare l’immagine del ‘signor no’ al Cavaliere proprio sulla legge elettorale, tema delicato e caro al Colle. Certo, in Fi restano forti i malumori. Allo stato vince ai punti l’ala nord di Fi, filoleghista e antiConsultellum, rispetto al fronte del Sud ma restano forti dubbi di Gianni Letta sulla nuova versione del testo e i maldipancia dei sudisti azzurri, che rischiano di prendere collegi solo in Sicilia e in Puglia. Al contrario, la Lega ha tutto da guadagnare dal Rosatellum: il Carroccio potrebbe fare il pieno al Nord nella parte dei collegi uninominali. “La Lega ha già votato la prima volta il Rosatellum e lo rivoterà ancora”, assicura Giancarlo Giorgetti. Fdi, al contrario, si schiera con i 5 Stelle e i bersaniani nel no alla legge. “Il Rosatellum mi fa schifo”, è il commento senza giri di parole di Giorgia Meloni.