Coronavirus, Ugl Sanità: tutelare salute degli operatori.

E' 'blindato' da venerdì 21 febbraio, quando è esploso il contagio da Coronavirus, ma è pienamente operativo anche oggi l'ospedale di Schiavonia (Padova). Dentro vi sono 150 pazienti, in quarantena ma nessuno positivo al virus, e 150-200 tra medici e infermieri, che possono uscire e rientrare per i turni, facendo ogni volta il tampone. "Sul nastro trasportatore le provette si susseguono una dopo l'altra, fermandosi per pochi attimi nelle 'stazioni' di processo, dove un sistema automatizzato provvede con azioni robotiche a centrifugarle, stapparle, prelevare il campione da analizzare, inviarle alla stazione successiva, per poi chiuderle e riporle in un frigorifero" scrive in un post su Fb il direttore dell'Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta, elogiando gli 'angeli' con il camice. ANSA/US ULSS

Nel giorno che ricorda l’Unità d’Italia, era il 17 marzo del 1861, e lo spirito che allora portò a condividere i valori di nazione, la UGL Sanità chiede che vengano realmente varati provvedimenti urgenti e mirati a tutela di tutti gli operatori della sanità italiana che dal primo giorno sono impegnati a fronteggiare, su tutto il territorio nazionale, l’emergenza della diffusione del virus Covid-19.

Sono queste donne e uomini a non avere un attimo di respiro nell’assistenza ai contagiati. 1.900 è il numero di medici e infermieri che hanno contratto, per assenza delle dovute precauzioni, il virus lavorando senza sosta nei vari presidi. Un numero destinato drammaticamente a aumentare in maniera esponenziale se non si porrà immediato rimedio. Si sbandierano cifre di manovre, si usano parole rassicuranti ma la guerra la continuano a combattere in prima linea gli operatori.

“Non c’è nessun dato – dice Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Sanità – che ci consegni, a oggi, un po’ di ottimismo. Da più parti operatori della sanità, che non hanno lesinato dedizione e impegno, mettendo la propria vita avanti a qualunque interesse, lamentano l’inadeguatezza di mezzi di protezione consoni a una emergenza come questa. Scarseggiano o mancano camici, guanti e mascherine. Queste ultime spesso sono distribuite agli operatori nonostante non idonee alla loro attività, mentre quelle a norma, che potrebbero essere utilizzate, sono ferme dopo l’inopinato blocco commerciale alle frontiere di alcune nazioni produttrici. Perché si continuano mandare allo sbaraglio i lavoratori non capendo che la loro protezione è il primo strumento per assicurare a tanti cittadini contagiati adeguata assistenza? A questo punto la UGL Sanità non si limiterà più ai soli accorati appelli alle più alte istituzioni dello Stato. Siamo pronti a intraprendere qualunque iniziativa di tutela che serva a mettere in sicurezza, nel più breve tempo possibile, tutti gli eroici operatori della sanità impegnati in prima linea”.