Lettera aperta dei medici di base al ministro Speranza.

On.le Roberto Speranza,

Gentile Presidente del Consiglio, Gentile Ministro della Salute.
Scriviamo in merito alle dichiarazioni lette sulle agenzie di stampa che annunciavano la messa a disposizione dei test rapidi, per l’identificazione del Sars Cov2, ai medici di famiglia ,al fine di estendere le procedure di tracciamento dei positivi.

Ci rendiamo conto che l’emergenza sanitaria sta mettendo a dura prova la tenuta del SSN e, di conseguenza, del paese e siamo, altresì, consapevoli che tocca individuare misure stringenti , efficaci e rapide al fine di contenere i contagi.
Siamo disponibili fin da subito a dare il nostro contributo per la tutela della salute pubblica quale valore fondante del nostro stato di diritto .
Non possiamo , però,  non mettere in evidenza alcune criticità in merito al percorso individuato.
La prima riguarda proprio la tipologia del ‘ 90% degli studi dei medici di medicina generale, quindi  la quasi totalità, tranne poche fortunate eccezioni , che sono appartamenti privati in privati condomini e come tali soggetti alle regole  di condivisione degli spazi comuni.
In questi giorni , alle prese con una massiccia campagna vaccinale, nonostante lo sforzo messo in campo cercando di rispettare le regole del distanziamento e degli accessi contingentati, non sempre siamo riusciti  a contenere gli assembramenti .
Non sempre siamo riusciti ad effettuare i vaccini in sale separate, così come raccomandato, rispetto  alla sala visite . Questo per mancanza di spazi, soprattutto in quelle realtà che vedono più medici operare insieme e contemporaneamente. Già oggi, si fa fatica a cercare di tenere separati i percorsi “puliti“ da quelli che potrebbero essere accidentalmente “sporchi“, come si dice in gergo.
Non più tardi di qualche giorno fa, un quotidiano nazionale riportava il caso di 6 medici contagiati, di cui uno grave, in un quartiere di Napoli, per le pratiche vaccinali e per il caso assembramenti. Ben tre studi medici sono stati chiusi per impossibilità a trovare  medici che andassero a sostituire i titolari messi in quarantena. Su questo toccherebbe aprire un altro capitolo sull’imbuto formativo e la carenza di medici formati  e specializzati, ma non è questa la sede.
Il risultato di tutto ciò  è che 4500 cittadini di Napoli, di cui molti malati, si ritrovano senza il loro medico e senza un punto di riferimento.
Non vorremmo che questo scenario, emblematico, già visto nelle regioni del Nord  nella prima ondata di Covid, si ripetesse in tutta Italia con conseguenze disastrose; qualora avessimo tra le fila dei medici di medicina generale, molti medici malati o semplicemente positivi laddove i  tamponi, sia rapidi che molecolari, fossero effettuati dove non è organizzativamente possibile effettuarli. Gli studi dei Mmg, tranne poche eccezioni, non sono idonei. Lì dove  dovessero esserlo, ma è una minoranza di casi,  i colleghi non si tireranno indietro.
Dobbiamo essere, prima di ogni altra cosa, in grado di garantire la sicurezza degli operatori al fine di garantire la sicurezza dei pazienti.
Fatta questa premessa, la Medicina Generale non si tirerà indietro oggi come ieri e lo testimoniano i 176 morti lasciati sul campo.
Siamo disponibili a tamponare nelle scuole se serve, a tamponare nei drive – in, nelle ASL, a rafforzare gli organici degli Uffici di Sanità e Igiene Pubblica , oggi in affanno per mancanza di personale, a implementare le Usca, ed attivarle  nelle Regioni dove non ci sono, perché lì dove hanno funzionato, in raccordo con i medici di famiglia, hanno evitato il collasso della rete ospedaliera.
Siamo disposti a fare tutto questo con grande senso di responsabilità e al servizio del nostro Paese, ma chiediamo anche di essere adeguatamente dotati di DPI, in quanto  ancora oggi in molte realtà non ci vengono distribuiti.
Chiediamo di essere adeguatamente tutelati, considerato che la malattia da Covid ai Mmg non viene riconosciuta come malattia professionale, né i familiari dei colleghi deceduti nell’esercizio della professione si sono visti riconoscere alcun indennizzo.
Crediamo che questo Paese debba loro della riconoscenza.
Certi di attenzione rispetto non solo alle criticità da noi sollevate, ma anche alle nostre proposte di collaborazione, cogliamo l’occasione per inviare cordiali saluti.
Ufficio Stampa SMI