Dodici note, storie di donne e di musica, il nuovo libro di Patrizia Bove.

novitainlibreria.it ha intervistato la scrittrice napoletana Patrizia Bove

Patrizia Bove, napoletana, ha esordito nel 2017 con: Se Bastasse Un Momento Di Gioia (Edizioni 2000diciassette), un romanzo storico-biografico ambientato negli anni del secondo conflitto mondiale e successivamente ha pubblicato la raccolta di racconti Un Posto Per Andar Via (Iod Edizioni, 2020); in occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro, Dodici Note- Storie Di Donne E Musica” (Iod Edizioni, 2021) l’abbiamo incontrata.

Com’è nata l’idea alla base di Dodici Note – Storie Di Donne E Musica?

Nel periodo del secondo lockdown, quando siamo stati costretti a rimanere in casa, limitati nei nostri rapporti interpersonali, ho trascorso le mie giornate soprattutto leggendo e ascoltando musica e, spaziando tra Beethoven e Vasco Rossi, mi sono fermata a riflettere sul legame che unisce le donne alla musica: dedicatarie, ispiratrici o interpreti di melodie immortali, il connubio donne e musica è inscindibile e io ho voluto raccontare le storie legate ad alcune di queste composizioni.

E’ stato difficile trasformare quest’idea in un testa scritto?

Ho dovuto leggere molto: biografie, testi, articoli che mi aiutassero a definire le personalità e conoscere il vissuto delle donne protagoniste di alcuni dei dodici racconti. Per gli altri ho usato la fantasia ed i ricordi, le suggestioni della tradizione popolare e le memorie. Tutto sulle ali di una musica.

Quanto c’è di te e delle tue esperienze personali nei personaggi e nelle vicende dei tuoi libri?

A mio avviso la scrittura induce alla conoscenza di noi stessi, rivelando segrete parti di noi , pertanto io sono presente in ognuno dei miei libri: che sia un’emozione o un dolore, chi scrive trasferisce sempre qualcosa di proprio nelle sue opere.

Qual è il tuo rapporto con i tuoi lettori?

Per me è importante il confronto con chi mi legge, mi interessa soprattutto ascoltare quello che abbia interiorizzato del mio libro, le emozioni provate, le curiosità suscitate… Insomma amo lo scambio, anche critico, che avviene con chi legge in maniera attenta e consapevole.

Quando e perché hai deciso di diventare una scrittrice?

Ho sempre scritto, fin da bambina, nei diari personali e in quelli scolastici o semplicemente su fogli di carta, ma scrivere non è la stessa cosa di pubblicare.

Quando ho scritto il mio primo romanzo l’ho fatto con l’intenzione di lasciare alla famiglia memorie che mi avevano accompagnata per tutta la vita. Poi l’ho fatto leggere ad un amico, che è anche uno scrittore, saggista e giornalista e, incoraggiata dal suo giudizio, ho deciso di sottoporre il lavoro ad una casa editrice, che poi lo ha pubblicato. Successivamente ho perfezionato il mio stile attraverso lo studio del metodo, frequentando un corso di scrittura creativa.

Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali libri o scrittrici /ori senti di poterti ispirare?

Amo in particolar modo le scrittrici perché trovo che la scrittura al femminile abbia una voce più potente, più ricca di sentimenti, più variegata nei temi: da Elsa Morante, a Dacia Maraini, mia principale ispiratrice, fino ad Alice Monroe, Simonetta Agnello Hornby e Elena Ferrante, passando per le grandissime Sibilla Aleramo, Matilde Serao e Anna Maria Ortese, ritengo la letteratura al femminile un mondo meraviglioso.

Quali letture preferisci?

Da piccola mi sono appassionata alla lettura grazie a Piccole Donne di Louisa May Alcott e nell’adolescenza ho divorato Jane Austin e Charlotte Bronte ma ho amato molto anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Federico De Roberto perché mi piacciono i romanzi storici.

É facile conciliare l’attività di scrittrice con la vita di tutti i giorni?

In questo momento della mia vita non è complicato perché posso dedicarmi alla scrittura con maggiore disponibilità di tempo, ma scrivere è comunque un lavoro e comporta dedizione e sacrificio: ho seguito il consiglio di Virginia Wolf e mi sono ritagliata uno spazio in cui rifugiarmi, concentrarmi, lasciar fluire le idee libere da ogni condizionamento.

Come ti descriveresti come lettrice?

Costante. Non ricordo un momento della mia vita in cui non abbia avuto come compagno un libro. Addirittura alcuni periodi della mia esistenza li collego alla lettura di un libro che, proprio come la musica, è capace di trattenere il respiro del tempo…

Come sei arrivata alla pubblicazione del tuo libro?

Ho proposto Dodici Note a Iod, l’editore che aveva già pubblicato il mio libro precedente libro: il progetto è piaciuto.

Ti sei trovata bene a lavorare con Iod Editore?

Conoscevo già la professionalità e l’attenzione con la quale la Iod Edizioni cura l’editing, l’impaginazione e la grafica; l’editore, poi, ha avuto cura di far leggere il lavoro a Maria Rosaria Selo, che ha accettato di scrivere la prefazione, mentre l’introduzione è opera di Rosaria De Cicco e ognuna di loro ha sottolineato aspetti diversi, seppur salienti, della raccolta, tra donne e musica.

Come valuti l’influenza e l’importanza delle reti sociali e della tecnologia per uno scrittore indipendente o comunque che pubblica al di fuori dei colossi dell’editoria?

Credo che questi canali servano molto a favorire la diffusione di quei libri che, altrimenti, resterebbero noti a poche persone perché chi, come me, pubblica con le cosiddette “case editrici minori” fa più fatica ad affermarsi in un settore già di per sé molto difficile.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Vorrei scrivere un romanzo con una trama articolata e tanti personaggi che racconti la vita e le tante sfumature che la caratterizzano, un romanzo che privilegi quei valori che costituiscono la ricchezza del mondo, magari raccontando anche un’epoca, con le sue caratteristiche sociali.

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